Zandomeneghi, Tra due specchi, 1913, pastello su cartone, cm 74 x 60, Milano, collezione privata, courtesy Fondazione Enrico Piceni
Inaugurata il 15 luglio, la nuova mostra curata da Antonio DâAmico e Federico Troletti, âNel segno delle donneâ, propone un excursus sul ruolo della donna a cavallo tra la fine dellâOttocento e lâinizio del Novecento, guardando alle rappresentazioni di alcuni tra i principali artisti dellâepoca, tra cui Boldini, Zandomeneghi, Dudreville, Corcos, CarrĂ , Sironi e Picasso.
Ad un anno dallâapertura dei Musei Civici Gian Giacomo Galletti di Domodossola in Palazzo San Francesco, grazie al patrocinio della Regione Piemonte, apre questa mostra il cui sottotitolo, âTra Boldini, Sironi e Picassoâ, traccia un percorso composto da oltre sessanta opere dei grandi maestri dellâarte.
In questa cornice, la donna fa da protagonista e incarna i mutamenti politici, sociali e culturali dellâepoca come oggetto della rappresentazione artistica. I ritratti proposti mettono in scena diverse figure, ponendo lâaccento sulle occupazioni che le donne in quegli anni svolgevano. CosĂŹ la mostra presenta una raccolta di volti e di trame di vita quotidiana, in cui le figure femminili spiccano come intellettuali, lavoratrici, modelle, giovani e anziane, madri e figlie.
Indagando le influenze che la modernitĂ dellâepoca ha avuto sulla zona di Domodossola, al centro della sala è esposto lâoriginale sipario del Teatro Galletti dipinto nel 1882 dallo scenografo ossolano Bernardino Bonardi. Qui sono raffigurate scene di vita quotidiana allâaperto in cui le figure femminili indossano abiti che, attraverso lâutilizzo di un variegato ventaglio di colori, rappresentano le diverse valli dellâOssola.
La centralitĂ della zona era data anche dallâinaugurazione del 1906 del traforo del Sempione che aveva consentito una comunicazione diretta con la Francia e soprattutto Parigi, uno dei centri nevralgici dal punto di vista culturale e artistico. Domodossola, anche grazie a queste influenze, viveva un clima di grande vivacitĂ tanto che il Teatro Galletti ospitava il cinematografo e rappresentazioni di prosa e operistiche che attiravano il publico di tutta la zona del Lago Maggiore.
Antonio DâAmico, direttore dei Musei Civici di Domodossola e curatore della mostra, spiega: ÂŤĂ questo un progetto di ampio respiro, nato prima dellâondata pandemica e che adesso vede la luce con una nuova spinta [âŚ]. La bellezza di tornare a Domodossola, studiandola dal cuore di Milano grazie allâaccordo tra il Comune e la Fondazione Bagatti Valsecchi, mi concede unâanalisi sul mondo femminile tra fine Ottocento e gli anni â40 del Novecento, mettendo in evidenza la bellezza della pittura, con la sua palpabile sensualitĂ , lâeroica visione del mondo e della societĂ tra centro e periferiaÂť.
Le opere proposte vogliono, inoltre, mettere in scena le mutazioni del gusto estetico e della sensibilitĂ di una societĂ che viveva ancora a cavallo tra uno stile di vita per lo piĂš rurale e le nuove avanguardie e innovazioni provenienti dai grandi centri urbani. La Domodossola del primo Novecento viene descritta anche dalle parole del poeta Giovanni Pascoli, i cui scritti autografi sono esposti in mostra.
Ă questa unâesposizione che, dopo le mostre âDe Chirico De Pisis. La mente altroveâ e âBalla Boccioni Depero. Costruire lo spazio del futuroâ, si concentra sulla scoperta delle collezioni ossolane e del loro ruolo a livello internazionale e, grazie a importanti prestiti, restituisce unâanalisi sul ruolo della donna come espressione della modernitĂ del periodo.
Questo progetto è, infine, una riflessione sulla figura dellâartista come professionista che è in grado di catturare i mutamenti sociali e testimoniarli attraverso lâutilizzo di media artistici eterogenei.
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