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Il Mart omaggia Depero, artista sempre nuovo
Arte contemporanea
Nel 1915 Giacomo Balla e Fortunato Depero, con il manifesto Ricostruzione futurista dell’universo (datato 11 marzo), rinnova la modalità di rappresentazione della realtà e si apre alle Arti Applicate.
Il Mart di Rovereto raccoglie, conserva, tutela, mostra e continua ad esplorare il segno poliedrico del genio irruente di Fortunato Depero (Fondo, Val di Non 1892 – Rovereto 1960) pittore, scenografo, grafico pubblicitario, designer, scrittore, coreografo. Uno sperimentatore sui generis unico e riconoscibile per le marionette-automi di scena nei Balli Plastici, presentati a Roma nel 1918 e i celebri arazzi policromi; lo documenta la sorprendente mostra “Depero New Depero”, a cura di Nicoletta Boschiero, responsabile della Casa d’Arte Futurista Depero (fino al 13 febbraio 2022).
Il Mart, l’unico museo futurista italiano, espone una parte del fondo Fortunato Depero conservato nel suo prezioso Archivio del 900, uno scrigno inesauribile di cultura gestito dai curatori e ricercatori Duccio Dogheria e Federico Zanoner, per questa mostra espone 500 lavori tra opere, disegni, mobili, giocattoli, oggetti, manifesti, fotografie, libri e riviste, una decina di video e film realizzati negli anni ’20, fumetti di design, oltre ai prodotti Campari e per la prima volta 200 volumi pubblicati dal Museo dedicati a Depero.
La mostra è una occasione per conoscere e approfondire l’ universo dinamico, trasversale dell’artista trentino, pioniere di un’idea arte totale che spazia dalla pittura alle arti applicate, editoria, pubblicità, scenografia e performance, stregato dal fascino di New York; la culla della modernità negli anni ’20.
Fu Gabriella Belli, la prima direttrice del Mart, che nel costruire le Collezioni museali e presentare il programma espositivo trova nell’eclettismo e trasversalità creativa di Depero, l’attitudine culturale rappresentativa del Museo che ha trasformato il suo lascito in un patrimonio in divenire, fonte di conoscenza contro mostre blockbuster per salvaguardare la propria identità senza chiudersi dentro specialismi filologici noiosi, radicato nella contemporaneità.
Per il Mart, l’Archivio del 900 è “architettura della memoria” dell’artista e collettiva che struttura edifica mostre concepite da storici dell’arte, studiosi e appassionati ricercatori, angeli custodi nonché strumenti del sapere.
Fa parte del Mart dal 2009, l’anno di celebrazione del centenario del Futurismo, la Casa d’Arte Futurista Depero, inaugurata nel 1919 dall’artista al suo rientro da Roma a Rovereto e chiuso negli anni ’40, dove nascono i suoi variopinti arazzi, esposti in una importante personale a Milano nel 1921 e poi a Roma. Tra il 1957 e il 1960, negli ultimi anni della sua vita, Depero realizza la Galleria Depero, primo e unico museo futurista in Italia.
Nel 1987 la Galleria rinata con il nome di Casa d’Arte Futurista Depero, diventa parte integrante del Mart, inclusi mobili, sedie, tavoli, panche e lampade; oggetti d’arredo nati nella sua fertile bottega, materiali d’archivio che rispecchiano l’dea museografica di Depero di non separare la produzione, il consumo come prodotto artistico e culturale.
Fatta questa premessa, entriamo nel vivo del percorso espositivo che si apre con grandi arazzi della mostra di ricomposizione filologica dell’arcipelago di Depero e della sua eredità nelle arti visive e plastiche, design e moda, fino a Ettore Sottsass, Alessandro Mendini, a cui il Mart ha dedicato importanti esposizioni e “nuovi futuristi”, come Ugo Nespolo, Marco Lodola, Innocente, Gian Antonio Abate e Plumckake, di cui il museo ha acquistato le opere.
Si rinnova il nostro sguardo sul giocoso mondo di Depero e coglie l’obiettivo della mostra di creare un dialogo ideale tra Depero e il Mart, l’allestimento magistrale dello studio Baldessari e Baldessari con soluzioni funzionali e scenografici al tempo stesso in perfetto equilibrio che lascia libero lo spettatore di muoversi in questo display immaginifico, tra 6 sezioni: Introduzione, Ricostruzione, Effetto Depero, America, Museo, Conservazione /Educazione. Tra le altre chicche ci sono due piedistalli–sculture in ferro realizzati da Mario Botta che si distinguono al primo sguardo.
Nella sezione Ricostruzioni incantano le ricostruzioni degli anni ’80 di due scenografie di Depero andate perdute, i Balli Plastici (1918) in collaborazione con Gilbert Clavel con le sue marionette e Le Chant du Ro ssignol (1916), un importante recupero che documenta l’attività teatrale esilarante di Depero. Spiccano le scenografie e i costumi per lo spettacolo dei Balletti Russi riproposti da Enzo Congo sulla base di un attento studio delle fonti. Tra la miriade di oggetti coloratissimi dalle forme aguzze, spiccano le sedie che riproducono i bozzetti di Depero per l’allestimento del Cabaret del diavolo, un locale notturno romano arredato dall’artista nel 1922.
È davvero originale la sezione America che racconta l’epopea newyorchese di Depero, in fuga dalla vecchia Europa che porta “l’arte nella vita” preso dal suo entusiasmo di ricerca del nuovo, sbarca nella metropoli nel 1928, nel mezzo di una crisi economica e finanziaria mondiale, che ha posto fine ai “ruggenti anni Venti”. Nonostante le avversità, l’energico artista a New York apre Depero’s Furist House, l’omologa Casa d’Arte Futurista di Rovereto, diventata Casa Muso. Sono una chicca film e video, come Esplosioni di un artista, film d’arte di Luciano Emmer (2008), interamente prodotto dal Mart e altri film realizzati in collaborazione con Carnerige Mellon University’ s Entertaiment Technology Center, Balli Plastici by Fortunato Depero (2009), con la Fondazione Caritro e altri enti, Il sogno di Alberto (2011), a cura di N!03. È imperdibile Depero, Rovereto. New York e altre storie (2015) e altri video come New York film vissuto, che narra che le difficoltà dell’esperienza americana di Depero, creato con materiali dell’Archivio 900 al Mart e spezzoni di film girati tra il 1929 e il 1930.
Per completare l’immersione nell’immaginifico mondo di Depero, consigliamo una rigenerante pausa al Bistrot Alfio Ghezzi, chef stellato che impiatta cultura e cibo del territorio con menù ispirati a forme e colori di Depero, mescolando arte e design. Chiudono il percorso espositivo la mostra “Depero e la sua Casa d’ Arte. Da Rovereto a New York”, nella Casa d’Arte Futurista, a cura di Maurizio Scudiero e la mostra “Omaggio a Depero dalla sua valle di Cles”, nel Palazzo Assessorile di Cles a cura di Marcello Nebl e Maurizio Scudiero.
Bel testo di Jacqueline Ceresoli, che con sintesi ci fornisce tutto il necessario per entrare nel mondo post -futurista di un arriva che è nato con un piede nel futurismo più classico, e ha posto l’altro piede già nelle conseguenze isteriche del futurismo, che hanno condotto molto lontano, perfino, pur inconsapevolmente, alla pop italiana ed europea. Nei lavori di Depero, c’è la sintesi tra arte pura e arte applicata, in quelli anni distinguo ancora presente, ma dopo, già a partire dagli anni ’60, il confine tr ai generi diventa sfumato. Il testo di Ceresoloìi fa comprendere tutto questo, se se in molti ce ne siamo resi conto in gioventù, rimane sempre da spiegare per i giovani, quel fenomeno sempre più complesso, a vote complicato, che è l’arte del ‘900 e oltre.