Pittore di Venezia prima del suo âdeclinoâ ma non solo, Italico Brass ha partecipato a tutte le Biennali, ed è stato anche un fondamentale reporter della vita militare della Grande guerra, collezionista nonchĂŠ fautore di uno dei restauri piĂš importanti dellâAbbazia della Misericordia, tanto da acquisirla con le sue sole forze, promuovendo cosĂŹ, unâefficace e non fittizia operazione di tutela del patrimonio artistico e sociale. La mostra Italico Brass. Il pittore di Venezia, ambiziosa e coraggiosa, âdi denuncia e ispirazioneâ come dichiara Andrea Rinaldo, Presidente dellâIstituto Veneto, luogo dove sarĂ esposta fino al 22 dicembre, è a cura di Giandomenico Romanelli e Pascaline Vatin.
Con un numero importante di pezzi, lâesposizione di Palazzo Loredan, finalmente rivaluta â dopo un silenzio lungo quasi 80 anni, a eccezione della mostra del 1991 a Gorizia â la personalitĂ di Brass, mettendo al centro, grazie a uno studio accurato e aggiornato, ogni aspetto della sua poliedrica attivitĂ scientifica e artistica.
Originario di Gorizia (nasce nel 1870) che a quel tempo era ancora sotto il dominio dellâimpero austriaco, e dove, convinto il padre a cimentarsi nel campo artistico, imparò forse con Valentino Pagoni i primi rudimenti pittorici. Consolidati gli studi, si diresse presto verso Monaco per frequentare lâAccademia delle Belle Arti e vivere poi lâeffervescenza di Parigi negli anni dellâultimo Impressionismo, dove Brass diventò Brass pur se ancora da squattrinato, e guadagnare infine, un ruolo di tutto rispetto tornando a Chioggia e soprattutto a âVenessiaâ, la cittĂ che, grazie al padre, gli aveva dato una stretta al cuore durante lâinfanzia. Un giro lungo che gli ha consentito di âtoccare con manoâ lâarte dei maggiori centri dellâarte europea e, che in definitiva, gli ha permesso di assumere una propria personalitĂ e cifra stilistica. Riduttivo sarebbe però, immaginare Brass soltanto dedito a una pittura di scuola o accademica, e di una Venezia soltanto âminimaâ: nuovi e consolidati studi ci restituiscono un artista a tutto tondo.
La mostra dĂ ampiamente conto di tutto questo itinerario dellâanima, esponendo in modo sistematico e non cronologico le opere divise per tematiche che lâartista ha realizzato guardando ovunque, come quelle che riprendono i monumenti e luoghi principali di Venezia: Lido, la Laguna, Burano e Murano, lâAbbazia della Misericordia e i quadri dedicati alla famiglia, la moglie Lina Vidgoff, in particolare.
E cosa ha visto Brass girovagando?  A Monaco, senzâaltro conobbe gli artisti che amavano lâarte italiana e che fondarono una consorteria Deutsch-Romer (Tedeschi-Romani), e frequentando lâAccademia imparò metodo e disciplina improntata soprattutto alla pittura storica e monumentale. A Parigi, invece si fece gli occhi seguendo i corsi di William Adolphe Bouguereau e in particolare apprezzò lâarte di Boudin con le sue spiagge, oltre che Monet e i pittori della luce nuova.
Nella bella Venezia Brass si trovava al fianco di colleghi come Luigi Nono, Alessandro Milesi e Ettore Tito, assaporando cosĂŹ il piacere di tornare alle cose minute e alla vita quotidiana di gondolieri, merlettaie, straccivendoli. Ma la Venezia che Brass plasma come âmodernaâ si deve soprattutto al racconto visivo che lui rese del montaggio dei ponti sulle barche, con tanto di dettagli dello svolgimento di processioni, liturgie e devozioni popolari, movimenti dellâacqua e della gente in transito, le luci che mutano al crepuscolo o al tramonto sulla Laguna.
Insomma per quanto questo artista goriziano abbia sperimentato e rubato con gli occhi lâarte dei maggiori artisti del suo tempo, non ha ceduto alla retorica dello sguardo, tradendo la ricerca personale e originalissima che aveva iniziato fin da bambino. Tuttâaltro, Brass ha avuto un coraggio âitalicoâ nella vita come nellâarte, non a caso fu un irredentista della prima ora, finĂŹ in prigione per aver appoggiato la creazione di unâuniversitĂ italiana a Trieste negli anni della contestazione.
Ampia e documentata è anche la sezione dedicata alla Misericordia e pure il catalogo ne ripercorre accuratamente la storia. Acquistata dal pittore nel 1919, Brass ne cambierĂ le sorti, conducendone amorevolmente per due decenni i restauri. Evidenziando da una parte un legame profondo con la cittĂ di Venezia e, dallâaltra, la cura che lui le rivolge, in un momento in cui lâAbbazia, dopo aver vissuto una vicenda lunga e travagliata, appariva ormai come un rudere semi abbandonato. Brass non cedeva allo sconforto ma spinto dal suo amore per la natura, il verde e le piante, nel giro di dieci anni lo trasformò restituendolo alla cittĂ in tutto il suo splendore, offrendogli cosĂŹ anche lâoccasione di esporre la sua personale collezione (con opere di Tiziano, Tintoretto, Veronese, per citarne alcune).
Il suo lavoro alla Misericordia ha costituito un vero lascito che assume ancora oggi unâimportanza capitale. Venezia non perde la sua storia. Se come Brass la finalitĂ che spinge a tutelarla non volge al saccheggio e alla mercificazione della sua eterna bellezza.
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