Italico Brass, l’irredentista girovago della pittura: la mostra a Venezia

di - 30 Ottobre 2023

Pittore di Venezia prima del suo “declino” ma non solo, Italico Brass ha partecipato a tutte le Biennali, ed è stato anche un fondamentale reporter della vita militare della Grande guerra, collezionista nonché fautore di uno dei restauri più importanti dell’Abbazia della Misericordia, tanto da acquisirla con le sue sole forze, promuovendo così, un’efficace e non fittizia operazione di tutela del patrimonio artistico e sociale. La mostra Italico Brass. Il pittore di Venezia, ambiziosa e coraggiosa, “di denuncia e ispirazione” come dichiara Andrea Rinaldo, Presidente dell’Istituto Veneto, luogo dove sarà esposta fino al 22 dicembre, è a cura di Giandomenico Romanelli e Pascaline Vatin.

Italico Brass, La regata,1923, Olio su tela, Collezione privata, Courtesy lineadacqua

Con un numero importante di pezzi, l’esposizione di Palazzo Loredan, finalmente rivaluta – dopo un silenzio lungo quasi 80 anni, a eccezione della mostra del 1991 a Gorizia – la personalità di Brass, mettendo al centro, grazie a uno studio accurato e aggiornato, ogni aspetto della sua poliedrica attività scientifica e artistica.

Originario di Gorizia (nasce nel 1870) che a quel tempo era ancora sotto il dominio dell’impero austriaco, e dove, convinto il padre a cimentarsi nel campo artistico, imparò forse con Valentino Pagoni i primi rudimenti pittorici. Consolidati gli studi, si diresse presto verso Monaco per frequentare l’Accademia delle Belle Arti e vivere poi l’effervescenza di Parigi negli anni dell’ultimo Impressionismo, dove Brass diventò Brass pur se ancora da squattrinato, e guadagnare infine, un ruolo di tutto rispetto tornando a Chioggia e soprattutto a “Venessia”, la città che, grazie al padre, gli aveva dato una stretta al cuore durante l’infanzia. Un giro lungo che gli ha consentito di “toccare con mano” l’arte dei maggiori centri dell’arte europea e, che in definitiva, gli ha permesso di assumere una propria personalità e cifra stilistica. Riduttivo sarebbe però, immaginare Brass soltanto dedito a una pittura di scuola o accademica, e di una Venezia soltanto “minima”: nuovi e consolidati studi ci restituiscono un artista a tutto tondo.

Italico brass, Fuochi di Carnevale / I brusa la vecia a Castelo, 1912-13 Olio su tela Collezio

La mostra dà ampiamente conto di tutto questo itinerario dell’anima, esponendo in modo sistematico e non cronologico le opere divise per tematiche che l’artista ha realizzato guardando ovunque, come quelle che riprendono i monumenti e luoghi principali di Venezia: Lido, la Laguna, Burano e Murano, l’Abbazia della Misericordia e i quadri dedicati alla famiglia, la moglie Lina Vidgoff, in particolare.

Italico Brass, Al caffè Florian, 1912, Olio su tela, Collezione privata, Courtesy lineadacqua

E cosa ha visto Brass girovagando?  A Monaco, senz’altro conobbe gli artisti che amavano l’arte italiana e che fondarono una consorteria Deutsch-Romer (Tedeschi-Romani), e frequentando l’Accademia imparò metodo e disciplina improntata soprattutto alla pittura storica e monumentale. A Parigi, invece si fece gli occhi seguendo i corsi di William Adolphe Bouguereau e in particolare apprezzò l’arte di Boudin con le sue spiagge, oltre che Monet e i pittori della luce nuova.

Italico Brass, Conversazione sulla spiaggia, olio su tela Collezione privata, Courtesy lineadacqua

Nella bella Venezia Brass si trovava al fianco di colleghi come Luigi Nono, Alessandro Milesi e Ettore Tito, assaporando così il piacere di tornare alle cose minute e alla vita quotidiana di gondolieri, merlettaie, straccivendoli. Ma la Venezia che Brass plasma come “moderna” si deve soprattutto al racconto visivo che lui rese del montaggio dei ponti sulle barche, con tanto di dettagli dello svolgimento di processioni, liturgie e devozioni popolari, movimenti dell’acqua e della gente in transito, le luci che mutano al crepuscolo o al tramonto sulla Laguna.

Italico Brass Venezia: la serenata,1911 Olio su tela Collezione privata, Courtesy lineadacqua

Insomma per quanto questo artista goriziano abbia sperimentato e rubato con gli occhi l’arte dei maggiori artisti del suo tempo, non ha ceduto alla retorica dello sguardo, tradendo la ricerca personale e originalissima che aveva iniziato fin da bambino. Tutt’altro, Brass ha avuto un coraggio “italico” nella vita come nell’arte, non a caso fu un irredentista della prima ora, finì in prigione per aver appoggiato la creazione di un’università italiana a Trieste negli anni della contestazione.

Italico Brass, Regata reale, 1938 Olio su tavola Collezione privata, Courtesy lineadacqua

Ampia e documentata è anche la sezione dedicata alla Misericordia e pure il catalogo ne ripercorre accuratamente la storia. Acquistata dal pittore nel 1919, Brass ne cambierà le sorti, conducendone amorevolmente per due decenni i restauri. Evidenziando da una parte un legame profondo con la città di Venezia e, dall’altra, la cura che lui le rivolge, in un momento in cui l’Abbazia, dopo aver vissuto una vicenda lunga e travagliata, appariva ormai come un rudere semi abbandonato. Brass non cedeva allo sconforto ma spinto dal suo amore per la natura, il verde e le piante, nel giro di dieci anni lo trasformò restituendolo alla città in tutto il suo splendore, offrendogli così anche l’occasione di esporre la sua personale collezione (con opere di Tiziano, Tintoretto, Veronese, per citarne alcune).

Italico Brass, Caffè Lavena in Piazza San Marco, 1911-1912, olio su tela, Collezione privata, Courtesy lineadacqua

Il suo lavoro alla Misericordia ha costituito un vero lascito che assume ancora oggi un’importanza capitale. Venezia non perde la sua storia. Se come Brass la finalità che spinge a tutelarla non volge al saccheggio e alla mercificazione della sua eterna bellezza.

Ritratto di Italico Brass, Courtesy lineadacqua

Critica, storica dell’arte e redattrice per prestigiose riviste di settore (Exibart,Art e Dossier, Finestre sull’arte) ha all’attivo numerosi articoli e interviste a galleristi (Fabio Sargentini), direttori di Musei (Anna Coliva) curatori (Alberto Fiz), vertici di societĂ  di mostre (Iole Siena, Arthemisia Group e Renato Saporito, Cose Belle d’Italia). Da tempo collabora con la Direzione della Galleria Borghese con la quale dopo aver prodotto una ricerca inedita sul gusto egizio ha svolto un lungo periodo di formazione. Nel 2015 fonda Artpressagency la sua agenzia di ufficio stampa, comunicazione, critica d’arte e di editing che sta espandendo e che ha visto collaborazioni notevoli con colleghi e musei, istituzioni su tutto il territorio nazionale (MaXXi di Roma, Biennale di Venezia, Zanfini Press, Rivista Segno, ecc.). Lavora come editor per Paola Valori e in qualitĂ  di addetta stampa scrive per le mostre di Studio Esseci, Arthemisia, Zetema, Mondomostre, ecc. Tra le pubblicazioni piĂą importanti: “Margini di un altrove”, catalogo della mostra svoltasi  nel 2016 a Siracusa in occasione delle rappresentazioni classiche, “History is mine _ Breve resoconto femminile ”: unico capitolo dedicato al genere femminile pubblicato nel libro “Rome. Nome plurale di città” di Fabio Benincasa e Giorgio de Finis, “La veritĂ , vi prego, sulle donne romane”, indagine archeologica e figurativa sull’assenza nei luoghi delle donne nella Roma antica, per FEMM(E)-MAAM ARTISTE. Al momento, oltre all’aggiornamento di Report Kalabria, indagine sulle contaminazioni artistiche contemporanee nei luoghi archeologici in Calabria, si sta occupando di promuovere un progetto originale degli artisti Francesco Bartoli e Massimiliano Moro, anche dei linguaggi multimediali applicati a eventi espositivi.   Gli articoli di Anna su Exibart.com

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