A novant’anni dalla sua inaugurazione la Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza, generoso omaggio del magnate piacentino alla sua città, vive oggi un momento di grande e meritato rilancio.
Se nel febbraio del 1997 della Galleria a lungo si parlò per il rocambolesco furto di uno dei pezzi forti – il dipinto Ritratto di Signora (1916-17) del grande Gustav Klimt – della collezione d’arte ospitata, diversi accadimenti degli ultimi mesi la portano a vivere un momento di grande, quanto meritato rilancio.
Innanzitutto il ritrovamento del “ritratto” tanto inatteso quanto anomalo, poi la nomina del nuovo Presidente della Galleria nella persona di Fernando Mazzocca, tra i massimi storici dell’arte dell’età neoclassica, dell’Ottocento e primi del Novecento, già docente alla Ca’ Foscari di Venezia, nonché della Statale. Infine, la scelta del nuovo Direttore, caduta su Lucia Pini, studiosa e cultrice della storia dell’arte dell’Ottocento, conservatrice dal 2002 del Museo Bagatti Valsecchi di Milano, nonché docente dell’Università Cattolica. Insomma un vero e proprio turbine di novità che ci legittima e dire che “la Ricci Oddi riparte”. Ce lo conferma la mostra in corso “Klimt e i maestri segreti della Ricci Oddi”, curata da Elena Pontiggia ed inserita all’interno di un grande progetto dedicato al pittore della secessione viennese che prevede – oltre alla mostra in corso – una vasta antologica dal titolo Klimt intimo che aprirà nel marzo 2022 e che coinvolge la Klimt Foundation di Vienna e un prestigioso comitato scientifico formato da studiosi tra cui Gabriella Belli, Eva Di Stefano, Valerio Terraioli, Alessandra Tiddia.
Il percorso espositivo di Klimt e i maestri “segreti” della Ricci Oddi muove dal Ritratto di signora ritrovato e dal Ritratto di vecchio del pittore austriaco per inoltrarsi nella poetica di cinque maestri italiani presenti nella collezione del museo. Come scrive la Pontiggia «l’aggettivo “segreti” del titolo va messo doverosamente tra virgolette. Carrà, Casorati, Marussig, Tosi e Usellini sono pittori ormai storicizzati e hanno posto sicuro nella storia dell’arte del Novecento, anche se alcuni di loro sono meno conosciuti dal grande pubblico. Tuttavia ognuno di essi è un unicum nella Galleria Ricci Oddi…». Con un allestimento progettato ad hoc il fruitore viene catapultato in un’atmosfera senza tempo dove si respira non solo la magia dei ritratti di un artista raffinato che ha segnato un’epoca, ma anche l’armonia dei maggiori paesaggisti italiani del Novecento oltre che la plasticità degli esponenti del realismo magico. Con le opere di Carlo Carrà (Pagliai, 1929), e di Felice Casorati (Donne in barca, 1933-34; Ritratto di signora in nero, 1924) viene dato rilievo alla nozione di paesaggio come “poema pieno di spazio e di sogno” e al valore della forma resa attraverso colori tonali e alla costruzione architettonica del quadro.
Di Pietro Marussig (Natura morta, 1934; La statua nel giardino, 1917) viene documentato il passaggio dall’espressionismo degli anni dieci al novecentismo degli anni venti e trenta. Di Arturo Tosi la Galleria Ricci Oddi possiede Agro di Rovetta del 1924 che testimonia una formazione tradizionale ma che viene accostato alla sua rivoluzionaria stagione fauve. Per finire Gianfilippo Usellini (Natura morta, 1926; La cattura di Pegaso, 1966) che con il suo realismo magico crea «un’atmosfera di stupore lucido» come scriveva Massimo Bontempelli.
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