Scultore, scenografo, musicista, architetto, ingegnere, anatomista, scienziato, inventore, letterato e pittore: è Leonardo da Vinci, l’intramontabile genio rinascimentale.
Per i cinquecento anni dalla sua morte (Vinci 1452 – Amboise 1519), il Louvre gli dedica un’importante retrospettiva fino al 24 febbraio, puntando tutto sulla pittura, o meglio “sull’arte di dare vita ai quadri”.
La mostra infatti ruota intorno ai ventidue disegni e ai cinque dipinti della collezione del museo parigino quali la Vergine delle Rocce, la Belle Ferronnière, che raffigura Lucrezia Crivelli, un’amante di Ludovico Sforza duca di Milano, il San Giovanni Battista e Sant’Anna, la Vergine e il Bambino con l’agnellino, nonché Monna Lisa detta la Gioconda.
Un percorso che accoglie 162 opere con undici dipinti, disegni, manoscritti scientifici, sculture, oggetti d’arte provenienti da prestigiose istituzioni europee e americane, come lo Studio di proporzioni del corpo conosciuto come l’Uomo vitruviano il noto disegno di Leonardo – che compare sulle monete da 1 euro – conservato nel Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie dell’Accademia di Venezia, o San Girolamo penitente, il dipinto a olio su tavola proveniente dalla Pinacoteca Vaticana. Prestato anche il Diluvio dalla Royal Collection, il Ritratto di musico (circa 1485), un dipinto a olio su tavola conservato nella Pinacoteca Ambrosiana di Milano, La Testa di fanciulla, nota come La Scapigliata, (1508 circa), dalla Galleria Nazionale di Parma, o la Madonna Benois dall’Ermitage di San Pietroburgo, per passare dal British Museum, all’Institut de France, alla National Gallery di Londra, fino al Metropolitan di New York.
La mostra principia con L’incredulità di San Tommaso (1467-1483, chiesa museo di Orsanmichele), un magnifico bronzo di Andrea del Verrocchio, maestro di Leonardo, che qui è circondato da una serie di drappi monocromi dell’artista vinciano, a dimostrare come per lui spazio e forma siano generati dalla luce. Ma il meglio deve ancora venire!
Esposizione del secolo o da record di incassi, sicuramente sì. Ma tutto ciò si confermerà a mostra chiusa, perché per progettarla e organizzarla ci sono voluti ben dieci anni di lavori e di ricerche, portati avanti da due studiosi del Louvre, quali Vincent Delieuvin, capo curatore del patrimonio, dipartimento dei dipinti, e Louis Frank, capo curatore del patrimonio, dipartimento di arti grafiche.
Lungo le quattro sezioni in cui è suddivisa la mostra – ombra luce rilievo, libertà, scienza, vita – c’è qualcosa di nuovo da vedere e da dire su Leonardo? Sembra proprio di sì!
I curatori mostrano qui che per Leonardo la pittura era al di sopra di ogni attività, e che la sua indagine sul mondo mirava a dare vita ai suoi quadri. Qui si parla dunque di scienza della pittura, per una lettura scientifica dell’opera pittorica di Leonardo.
Un progetto ambizioso e straordinario, che grazie alla collaborazione del Centre de Recherche et de Restauration des Musées de France, vede qui circa diciassette riflettografie infrarosse a scala originale, come l’Annunciazione (1470-1474), l’Adorazione dei Magi (1480-1482), il Ritratto di Ginevra de’ Benci (1475-1476) o quella di Lisa del Giocondo (1503-1519), il cui dipinto è rimasto nella sala in cui è abitualmente esposto. «Louis Frank si è occupato dei documenti d’archivio, dei testi letterati, per un ritorno alla fonte, mentre io delle opere. Ho beneficiato del contributo dei laboratori del Centro di Ricerca e di Restauro dei Musei di Francia del Louvre, per entrare nella storia, nella materia dell’immagine, nella genesi della creazione. Nell’Adorazione dei magi, la riflettografia infrarossa, dimostra come i dettagli aneddotici siano stati soppressi per concentrarsi sul Cristo e dare rilievo alla meditazione premonitoria della sua crocefissione, e alla presa di coscienza della Vergine Maria di ciò che accadrà. Ogni opera di Leonardo è come un prototipo di una sperimentazione, la cui esecuzione dura su un lungo periodo. Leonardo non smette di perfezionare la forma, il senso dell’immagine», dichiara Vincent Delieuvin.
Addentrandoci nelle sale della Hall Napoléon troviamo opere di contemporanei di Leonardo come Lorenzo di Credi, Piero Pollaiuolo, Alessio Baldovinetti, Hans Memling e Antonello da Messina, Giovanni Antonio Boltraffio, ma anche il busto marmoreo di Beatrice d’Este di Gian Cristoforo Romano, oltre a dei dipinti di Marco d’Oggiono, tra cui La Cena, una copia di quella leonardesca realizzata tra il 1506 e il 1509, proveniente dal dipartimento delle pitture del Louvre. Un grande contribuito proviene dalla sezione Scienza che, tra disegni e manoscritti, fanno capire come l’apparenza delle cose non sia stata sufficiente all’artista vinciano che invece scavava nell’interiorità dei fenomeni per conoscerne le leggi. Sono qui presentati dunque gli studi sull’ottica, l’idrologia e l’astronomia, la stratificazione rocciosa, l’anatomia, e via dicendo, che rimandano alla grande invenzione leonardesca dello sfumato. Il grande storico dell’arte, Ernst H. Gombrich, scriveva : “Leonardo poteva essere meticoloso come qualsiasi predecessore, nella paziente osservazione della natura ma non era più lo schiavo incondizionato. In un lontano passato la gente aveva considerato con sgomento i ritratti pensando che, colta la somiglianza della persona, l’artista potesse conservarne anche l’anima. Ora il grande scienziato Leonardo aveva fatto avverare alcuni dei sogni e dei timori di questi primitivi creatori di immagini. Conosceva l’incantesimo grazie al quale infondere vita nei colori distesi del suo magico pennello”. (La storia dell’arte, Phaidon, 1950).
Infine, non manca un tocco di realtà virtuale, infatti grazie alla collaborazione con la HTC Vive Arts i visitatori potranno interagire con il dipinto della Gioconda.
Accessibile a tutti, questo percorso straordinario – che ci fa guardare la creazione leonardesca con occhio diverso grazie al suo approccio scientifico – ripercorre i grandi capitoli della vita di Leonardo e della sua creazione, per chiudersi con il bellissimo Diluvio (1517-1518 circa). Dal cosmo come ordine retto da leggi precise, al caos, al disordine del diluvio, clin d’œil alla fenomenologia e alla rappresentazione dell’aria.
Al di là delle controversie o delle infelici dichiarazioni che hanno rimpinzato la mise en espace di questa retrospettiva, Leonardo si conferma come genio universale che ci spinge a guardare all’armonia dell’uomo nel mondo e ai fenomeni naturali come beni dell’umanità intera. Una lezione che apre nuove e originali piste di riflessione sull’attuale realtà socio-politico e ambientale.
La Galleria Alberta Pane, 193 Gallery, Spazio Penini e Galleria 10 & zero uno sono quattro delle voci che animano…
Si intitola “Lee and LEE” e avrà luogo a gennaio in New Bond Street, negli spazi londinesi della casa d’aste.…
Un'artista tanto delicata nei modi, quanto sicura del proprio modo d'intendere la pittura. Floss arriva a Genova in tutte le…
10 Corso Como continua il suo focus sui creativi dell'arte, del design e della moda con "Andrea Branzi. Civilizations without…
Tra progetti ad alta quota e una mostra diffusa di Maurizio Cattelan, il programma del 2025 della Gamec si estenderà…
Lo spazio extra del museo MAXXI di Roma ospita un progetto espositivo che celebra la storia della Nutella, icona del…