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Preferite i glicini o le ninfee? Claude Monet propendeva per queste ultime e iniziò a ritrarle dal 1883, quando il grande maestro si trasferì in una casa colonica presso Giverny, nei pressi di un bacino fluviale, habitat naturale di quella specie di pianta. Da quel momento, Monet avrebbe realizzato circa 250 opere dedicate a quel soggetto e pochi giorni fa ne è stata scoperta un’altra, in un luogo decisamente inaspettato, cioè al di sotto dei Glicini, considerati da sempre come parte di una ricerca secondaria, della quale ci sono pervenuti solo otto esemplari.
In vista della preparazione di una grande mostra su Monet, infatti, i restauratori del Gemeentemuseum dell’Aja avevano deciso di rimuovere dalle pareti l’opera realizzata tra il 1917 e il 1920 e acquistata nel 1961, per effettuare una serie di rilievi più approfonditi, sollecitati da Ruth Hoppe, conservatrice per la collezione di arte moderna, che aveva notato come nella tela fossero presenti piccole schegge di vetro. E la storia è emersa immediatamente dai raggi X, raccontando di quando, durante la Seconda Guerra Mondiale, un bombardamento degli Alleati colpì anche lo studio di Monet. L’evento è certificato da un report del Moma del 1957 e dalla testimonianza di Ellsworth Kelly che, nel 1952, visitò la casa, trovandola invasa dalla polvere e seriamente danneggiata.
Ma non è finita qui. Dietro i Glicini, si nascondeva un’ennesima versione delle ninfee che, secondo Frouke van Dijke, curatrice della sezione d’arte del XIX secolo al Gemeentemuseum, potrebbero considerarsi una bozza prima del quadro finale. L’ipotesi non trova d’accordo Marianne Mathieu, direttrice del Musée Marmottan di Parigi, che ospita la più ampia collezione di opere del maestro: «Monet potrebbe aver utilizzato lo sfondo di un suo vecchio quadro di ninfee come base per i nuovi glicini».
A prescindere dall’esito del dibattito, Monet continua a stupire anche il mercato, con le sue quotazioni in ascesa: uno dei suoi Covoni di grano, andato in asta lo scorso 14 maggio da Sotheby’s a New York, è stato venduto per oltre 97 milioni di dollari, segnando un record per l’artista francese.