Se vivessero oggi di certo sarebbero nel pieno del lavoro, nel rappresentare unâItalia piegata dalla pandemia ma al tempo stesso viva, forte e comunque terrena. Stiamo parlando dei Macchiaioli: quel gruppo di artisti instancabili, pieni di emozioni e pulsioni vitali, che hanno caratterizzato lâOttocento italiano riuscendo ad anticipare la libertĂ espressiva portata in seguito dalla Francia dagli impressionisti. A rievocarli oggi in tutto il loro valore, anche grazie a un accurato lavoro di ricerca, è la mostra di Padova, a Palazzo Zabarella, dal titolo: âI Macchiaioli. Capolavori dellâItalia che risorgeâ, che aveva (coraggiosamente) inaugurato in piena seconda ondata di Covid-19, a ottobre 2020, salvo poi essere presto bloccata, come tutte le altre mostre italiane e gli altri luoghi di cultura. Ma ora è il momento di ripartire, sia pure a mezzo servizio, tornando ad accogliere il pubblico dal 2 febbraio â in seguito al passaggio del Veneto alla âzona giallaâ â con lâobiettivo tornare presto a pieno regime, prorogando la scadenza da aprile a giugno.
In un Paese messo a dura prova dalla pandemia, la cultura prova dunque a venire in soccorso e la mostra padovana risulta senzâaltro uno degli appuntamenti piĂš interessanti, proponendo un esplicito parallelismo, evidente giĂ nel titolo, tra lâItalia di oggi è quella di allora. Tra luce, sole, nuvole, balconi fioriti, bucato steso ad asciugare, giovani donne che guardano assorte il paesaggio che si disegna fuori dalla finestra: nel loro modo di rappresentare ed esaltare la relazione umana in tutto il suo reale valore, in tutto il suo âeroismoâ, si delineano le immagini di unâItalia datata Ottocento, ancora incompiuta, sotto il profilo socio-politico, ma iconicamente riconoscibile, segno concreto di unâidentitĂ precisa e amata. Immagini che, dal fondo del diciannovesimo secolo, ci vengono incontro oggi, a delineare unâItalia profondamente segnata dalla pandemia, stretta nella morsa del Covid-19: oggi come allora abbiamo davanti agli occhi la luce del sole, il bianco delle lenzuola, i balconi fioriti, quello a cui ci siamo aggrappati durante i giorni della quarantena, nel desiderio di sfuggire cosĂŹ alla paura e allâangoscia.
LâItalia dei Macchiaioli, dunque, si sovrappone a quella del âdopo pandemiaâ, ancora piÚ âaffamataâ di bellezza, di libertĂ , di impegno, di luce, di sole. Nel desiderio di ritrovare antiche radici dalle quali poter rifiorire.
Tanto amati e popolari, ma con molti segreti ancora da svelare, con storie e personalitĂ da far scoprire, questi artirti si proiettano alla perfezione nella stagione culturale di questi giorni, orientata alla ripartenza dellâintero Paese. Oltre a proporsi di riaprire un capitolo importante della nostra storia artistica, qual è quella dei macchiaioli, servendosi di punti di vista inediti e di una ricerca scientifica rigorosa, attraverso fonti spesso trascurate. Grazie a una nutrita schiera di collezionisti e di mecenati che hanno circondato lâopera di maestri noti come Silvestro Lega, Giovanni Fattori, Giovanni Boldini, Telemaco Signorini, e altri meno noti, ma non meno significativi, come Adriano Cecioni, Odoardo Borrani, Raffaello Sernesi, Vincenzo Cabianca.
Ă un mondo suggestivo, immediato quello dei macchiaioli; la cui essenza racconta dei valori dellâuomo, dellâuomo eroico e instancabile, della sua forza e del suo coraggio, della sua voglia di ripartire giorno dopo giorno a dispetto di qualsiasi difficoltĂ . Pieno di sogni ed emozioni vitali, forte di unâanima potente e vera che da sempre contrasta la morte, anche lâuomo di oggi è un uomo âmacchiaioloâ, che sa cogliere la vita in modo pieno, totale e profondamente eroico. Anche per questo la mostra di Palazzo Zabarella, appare ancora piĂš piacevole e suggestiva. E in qualche modo, rassicurante.
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