Torna a brillare il Settecento romano grazie alla rassegna monografica che la Galleria Borghese dedica a Luigi Valadier, uno degli artisti più eclettici e ricercati del suo tempo. Orafo, argentiere ma anche scultore e tanto altro ancora, la sua carriera segue l’evoluzione del gusto in un’epoca di transizione tra i fasti del rococò e le nuove istanze neoclassiche: per quantità e qualità di artisti e committenze l’ultima grande stagione artistica della Città Eterna.
“Valadier: splendore nella Roma del Settecento”: un titolo evocativo che rimanda allo scintillio di questi oggetti, opportunamente esaltato dall’allestimento, costruito su eleganti tonalità di grigio, che fa emergere dall’oscurità manufatti di grande raffinatezza, provenienti da importanti istituzioni italiane ed estere. Si tratta di un percorso espositivo si snoda tra circa 90 opere di diversa natura dalle sculture agli arredi liturgici, dalle decorazioni per la tavola all’arredamento. L’artista lavora con successo su varie tipologie di materiali: nelle sue creazioni troviamo l’oro, l’argento, il bronzo, i marmi e le pietre dure.
Borghese e Valadier non è un binomio casuale, l’artista fu molto legato alla famiglia e lavorò, oltre che alla decorazione della loro cappella in Santa Maria Maggiore, al rinnovamento della villa promosso dal principe Marcantonio IV, uno dei cantieri artistici più importanti dell’epoca, cui dobbiamo gran parte della decorazione attuale degli interni.
La mostra si apre col suggestivo salone d’ingresso, affrescato da Mariano Rossi, al cui interno sono esposte opere che testimoniano la grande varietà di committenze che caratterizzò il lavoro di Valadier. Si va dalla magnifica lampada ad olio realizzata per la Cappella Maggiore del Santuario di Santiago de Compostela, fino alle raffinate copie in bronzo di statue antiche, come l’Antinoo Capitolino del Louvre, eseguito per una committenza privata. Sacro o profano poco importa, la costante del lavoro di Valadier fu sempre la ricerca del gusto, nella sua continua evoluzione, inseguendo e spesso anticipando il cambiamento degli stili e delle mode.
Proprio per questo la sua bottega in via del Babuino, a due passi da Piazza di Spagna, era sempre molto affollata: oltre ai Borghese, anche i Chigi furono suoi affezionati clienti e, tra le cose più interessanti presenti in mostra, ci sono proprio i servizi da tavola che Valadier realizzò per le due famiglie: cucchiai finemente decorati con personaggi desunti dalla mitologia, caffettiere e vassoi che rappresentano dei piccoli capolavori per questo genere di oggetti.
Molto scenografici, e perfettamente in linea con il gusto dei tempi, quando l’esotismo era un diletto assai apprezzato nelle classi benestanti, sono i deser, ovvero composizioni decorative per la tavola, ispirati all’antico e finemente lavorati con materiali pregiati.
L’esposizione è impreziosita da una serie di disegni, sempre illuminanti per capire la messa in atto dell’idea e documentare il processo creativo dell’artista.
I riflettori si accendono su una figura chiave perché esemplificativa dell’alta qualità che caratterizzava le arti applicate nel Settecento, ed è in particolare modo rilevante per la rivalutazione di una fase straordinaria per Roma perché, se è vero che mancò il nome illustre apprezzato dal grande pubblico di oggi, è altresì vero che la città fu un fiorente e vivace centro di produzione e un grande polo attrattivo per artisti da ogni parte del mondo, come forse mai più seppe essere.
Luca Liberatoscioli
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