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Matisse, Boccioni, Mirò & Co. in Vaticano
Arte moderna
La mostra I segni del sacro-Le impronte del reale. La grafica del Novecento della Collezione d’Arte Contemporanea dei Musei Vaticani, in corso fino al prossimo 29 febbraio presso il Braccio di Carlo Magno (piazza San Pietro), è l’espressione di un grande e ambizioso progetto che nasce e si sviluppa da una serie di difficili sfide.
La Collezione di Arte Contemporanea dei Musei Vaticani in mostra
La prima di queste sfide è stata quella di incentrare un’esposizione sulle opere di grafica conservate nella Collezione di Arte Contemporanea dei Musei Vaticani, collezione nata dal coraggioso progetto di papa Paolo VI volto a ricucire lo storico legame tra Chiesa e cultura contemporanea e fondare quindi una sezione dedicata al Novecento all’interno dei Musei Vaticani. Una collezione museale giovane, ampia ed eterogenea, in cui le opere di grafica (oltre 4.000 tra stampe, incisioni, disegni e fotografie), per l’insita difficoltà di conservazione e di esposizione al pubblico, sono pressoché inedite e sconosciute ai più.
Va da sé che la seconda sfida sia stata quella di selezionare, all’interno di un nucleo di carte così disomogeneo, circa 150 opere senza seguire un criterio topografico-cronologico. Le opere in mostra sono state scelte liberandosi dai vincoli formali insiti in un normale progetto espositivo di questo genere, ispirandosi nella scelta, principalmente, all’idea di bellezza e di rappresentatività che queste opere trasmettono a chi le guarda.
Altra sfida quindi, è stata sviluppare con queste opere lo scheletro di un’esposizione: un percorso tematico, con andamento circolare – dalla creazione del mondo alla creazione dell’opera d’arte – in un doppio itinerario in cui la fine possa diventare un nuovo inizio con una visione ribaltata.
Un percorso espositivo tematico
L’evoluzione delle tecniche grafiche e il loro arbitrario utilizzo nell’arte contemporanea, si conosce, comprende e apprezza durante tutto il percorso espositivo della mostra: una narrazione suddivisa in quattro linee tematiche convergenti e contaminanti l’una con l’altra. Mirò apre il nostro cammino (ma lo può anche chiudere, ricollegandosi con l’ultima sezione) con le illustrazioni del Càntic del Sol di San Francesco d’Assisi, dove non compaiono figurazioni ma tracce, segni, impronte del reale e dello spirito, che attraverso il colore si manifestano.
Nella prima sezione I sentimenti del sacro e dell’umano sono comprese opere tratte dall’Antico e dal Nuovo Testamento. Vi sono esposte le grandi tavole della Gènesi del catalano Joan Josep Tharrats; l’Apocalisse di San Giovanni, illustrata dal messicano Rufino Tamayo. Quest’ultima introduce idealmente la ricca selezione di opere nate negli anni dei due conflitti bellici, quando molti artisti scelgono i soggetti sacri quali “incarnazioni” delle atrocità del presente: Rouault, Chagall, Manzù, Messina, ma anche Marino Marini e Guido Strazza. Stesso discorso per il tema del Martirio, reso in maniera efficacissima dalla selezione di xilografie di Lorenzo Viani. Emozionano le opere sulla Maternità, con importanti grafiche di Matisse, Venturino Venturi, Emilio Greco e Thayaht. Nella seconda sezione, dedicata a Le impronte del reale, lo sguardo è rivolto a nature morte, agli oggetti di uso comune, ai paesaggi abitati dal lavoro, alle architetture urbane, con opere di De Carolis, Cambellotti, Morandi, Luigi Bartolini, Carlo Mattioli, Anselmo Bucci, Nolde, Delaunay, Klee, Feininger, Vlaminck, Kirchner: maestri dell’arte del Novecento, tutti alla ricerca del misterioso legame tra quotidianità e trascendenza. La sezione Genesi di un’idea, apre uno spiraglio sul delicato e intimo processo creativo, quando l’idea dell’artista si fa immagine e inizia a prendere forma sulla carta, avviando il dialogo con altre forme e materie. Denis, Boccioni, Sironi; una delicata china di Fazzini, prima idea per la grande Resurrezione dell’Aula Paolo VI, ma anche i progetti di Cecco Bonanotte per il nuovo portone dei Musei Vaticani, aperto per il Grande Giubileo nell’anno Duemila. L’ultima selezione Segno e colore, analizza le opere prevalentemente di carattere aniconico, astratto, indagando i legami tra il segno, il colore e la capacità di comunicare la spiritualità e il senso del sacro tramite essi. Braque, Hartung, Lucio Fontana, Melotti, Mario Ceroli, Dorazio, Scialoja, fino ad Almagno, una panoramica che copre tutto l’arco del secolo scorso arrivando fino ai nostri giorni. Nel percorso sono inseriti anche dipinti e sculture, sempre provenienti dalla Collezione d’Arte Contemporanea, a sottolineare l’osmosi esistente tra opere del medesimo artista eseguite con tecniche diverse, ma anche le relazioni tematiche, cronologiche o stilistiche tra autori diversi.
La mostra è accompagnata da un prezioso e considerevole catalogo, edito dalle Edizioni Musei Vaticani, ricco d’informazioni storiche, artistiche e tecniche, (corredato anche da un utilissimo Glossario di Giuseppe Trassari Filippetto), con testi di Francesca Boschetti, curatrice della mostra e specialista per la grafica della Collezione d’Arte Contemporanea dei Musei Vaticani, Micol Forti, Responsabile della Collezione stessa e coordinatrice della mostra, Barbara Jatta, Direttore dei Musei Vaticani, Giorgio Marini e Giuseppe Trassari Filippetto.
I SEGNI DEL SACRO – LE IMPRONTE DEL REALE
La grafica del Novecento nella Collezione d’Arte Contemporanea dei Musei Vaticani
Dall’11 dicembre 2019 al 29 febbraio 2020
Città del Vaticano, Braccio di Carlo Magno (Piazza San Pietro)
Aperta tutti i giorni dalle 10.00 alle 18.00
Mercoledì dalle 13.30 alle 18.00
Domenica e festivi chiuso.
Ingresso gratuito