Per anni è stata una leggenda ma forse oggi siamo più vicini all’attribuzione ufficiale. Il curatore Adriano Marinazzo, in un articolo recentemente pubblicato da Art e Dossier, ha spiegato come la nota incisione sulla destra del portone di ingresso di Palazzo Vecchio, a Firenze, che la vox populi attribuisce a Michelangelo, sia incredibilmente simile a un disegno conservato al Louvre, raffigurante un viso di profilo. Marinazzo, docente al Muscarelle Museum of Art e al College of William and Mary a Williamsburg, ha avuto un’epifania durante le ricerche per il suo ultimo libro.
Nel disegno del Louvre preso in esame da Marinazzo, è possibile riconoscere il profilo di un uomo con un pronunciato pomo d’adamo, labbra carnose, un grande naso e, infine, con capelli ricci e castani. Nonostante le somiglianze con l’incisione di Palazzo Vecchio, questo disegno è stato ignorato dagli studiosi di Michelangelo per molti anni, nascosto fra immagini di nudi maschili e di una Vergine Maria che allatta Gesù insieme a Sant’Anna.
Secondo la leggenda popolare, l’incisione potrebbe rappresentare uno dei questuanti che assillavano quotidianamente Michelangelo, che si “vendicò” in questo modo. A Firenze, infatti, l’incisione è conosciuta anche come “l’importuno di Michelangelo”. Marinazzo invece propone un’ipotesi diversa sull’identità dell’uomo il cui profilo è inciso su Palazzo Vecchio. Potrebbe infatti trattarsi di Francesco Granacci, un amico di Michelangelo che partecipò attivamente alle discussioni sul posizionamento del David. Proprio il Vasari, nelle sue celberrime Vite, scrive di Granacci come del più caro amico del grande artista originario di Caprese, in provincia di Arezzo. In più, alcune ricostruzioni del viso di Granacci confermerebbero le somiglianze.
“Chi dire mai chella f[osse] di mia mano”: la frase scritta accanto al disegno conservato al Louvre sembra farci capire come sia stato possibile che queste due opere, seppur lontane, non siano mai state associate l’una all’altra. Oltretutto, le date riportate sul disegno corrispondono al periodo in cui l’artista si è dedicato al David. Infine, solo un’esperto come Michelangelo sarebbe stato in grado di incidere con tanta maestria un ritratto così naturale nella dura pietra di Palazzo Vecchio.
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