Categorie: Arte moderna

Rinascimento marchigiano: l’arte che sconfigge il sisma

di - 20 Febbraio 2020

Il terremoto è un evento che porta con sé tante tragedie: la perdita del patrimonio artistico è una di queste, come se il filo della memoria che lega una comunità e il suo territorio venisse improvvisamente spezzato. L’Italia però è un paese dove, a dispetto di tutto, le eccellenze non mancano e una di queste riguarda proprio la conservazione e il restauro della sua impareggiabile, e spesso fragile, ricchezza storica artistica: sapienti mani riescono a riannodare le due estremità del filo, non solo salvando tutto ciò che era possibile recuperare ma anche svelando nuove trame.

“Rinascimento marchigiano: opere d’arte restaurate dai luoghi del sisma” è la mostra allestita presso il Complesso Monumentale di San Salvatore in Lauro che offre l’opportunità, fino al 5 luglio 2020, di ammirare una selezione di opere d’arte salvate dalla distruzione causata dal sisma del 2016 e del 2017.

Il progetto è frutto della collaborazione tra la Fondazione Pio Sodalizio dei Piceni, l’ANCI Marche e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche, cui spetta la regia di coordinamento per tutti gli interventi di restauro. Si tratta di una mostra itinerante basata sui due pilastri del sistema culturale italiano: tutela e valorizzazione. Dopo una prima tappa al Forte Malatesta di Ascoli Piceno il prossimo autunno sarà a Senigallia, Palazzo del Duca.

Il lavoro nasce dall’individuazione di un nucleo di 51 opere – attualmente in mostra ce ne sono 36, le altre ancora in restauro si aggiungeranno man mano – che vanno dal Quattrocento al Settecento, su cui è stata condotta un’operazione di recupero che ha portato alla luce nuovi interessanti elementi.

L’itinerario espositivo si snoda tra opere di devozione popolare per secoli custodite, in molti casi non potranno più esserlo, presso chiese e monasteri sparsi nei territori più colpiti dai sismi. Una galleria di personaggi, artisti e committenti che racconta la vivacità e il dinamismo culturale dei centri marchigiani, anche quelli minori. Emergono storie particolari, come quella che vede un pittore svizzero, Giovanni Serodine, giungere in queste terre, lasciando opere notevoli come la pala di Matelica, il San Francesco di Paola che spegne la fornace in fiamme.

Etienne Parrocel, Incoronazione della Vergine, 1732, olio su tela, Filottrano, Santa Maria degli Angeli

C’è poi il dialogo con le altre città: in primis il rapporto con Venezia che è ben messo in luce dalle opere di Jacobello del Fiore e Vittore Crivelli, due artisti veneti andati a lavorare nelle Marche (e altri ne sarebbero seguiti, come Lorenzo Lotto) seguendo la direttrice degli intensi scambi commerciali. Di altissima qualità la serie di tavole con le Storie di Santa Lucia di Jacobello proveniente dal Palazzo dei Priori di Fermo, che il restauro ha ricondotto al loro splendore, dischiudendo un meraviglioso mondo tardo gotico – fatto di natura rigogliosa e grande varietà di personaggi – a fare da sfondo alle vicende della Santa.

L’altro polo a cui le Marche guardavano era naturalmente Roma: a testimoniare l’importanza dei nomi coinvolti, è esposta la pala di Filottrano opera di Étienne Parrocel, uno dei più celebri artisti del periodo. L’Incoronazione della Vergine è una pregevole opera del primo Settecento romano in cui è evidente la sensibilità tardo barocca che, unita a una certa intonazione classica, caratterizzò il suo stile.

Però forse l’opera che rimane più impressa al termine del percorso di visita, è la Madonna in legno policromo proveniente da Arquata del Tronto e risalente al XVI secolo: non tanto per il valore artistico in sé, quanto per essere tutto ciò che rimane della chiesa della Santissima Annunziata, completamente rasa al suolo dal sisma del 2016.

Luca Liberatoscioli

mostra visitata il 18 febbraio 2020

Roma, Complesso Monumentale di San Salvatore in Lauro del Pio Sodalizio dei Piceni dal 18 febbraio 2020 al 5 luglio 2020

Piazza di San Salvatore in Lauro, 15

00186 Roma

Dalle ore 10 alle ore 13 e dalle ore 16 alle ore 19

Chiuso nei giorni festivi

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