«Kan kun være malet af en gal Mand!», cioè, in italiano, «Può essere stato dipinto solo da un folle»: l’enigmatica scritta, tracciata a mano, è appena leggibile in un angolo in alto a sinistra dell’Urlo, in norvegese Skrik, l’iconica opera realizzata da Edvard Munch nel 1893 e della quale il grande artista produsse altre tre versioni successive. Da anni, storici dell’arte e ricercatori si accapigliavano sull’autore della misteriosa frase ma, secondo alcuni recentissimi studi, si tratterebbe dello stesso Munch.
L’ipotesi precedente era che la scritta a matita rappresentasse il commento di un critico o di un visitatore di una mostra. La frase venne notata per la prima volta nel 1904, quando il dipinto fu esposto a Copenaghen, quindi ben undici anni dopo la realizzazione. Potendo osservare la grafia nei minimi particolari, grazie a un’indagine a infrarossi condotta con apparecchiature avanzate, e mettendola a confronto con lettere e pagine autografe, è stato dimostrato come la scritta sia stata apposta proprio da Edvard Munch, che avrebbe aggiunto la frase subito dopo la prima esposizione dell’Urlo, nell’ottobre 1895.
La storiografia, infatti, ha varie prove di come Munch fosse rimasto profondamente colpito dalle critiche ricevute a causa dell’Urlo, essendo peraltro sensibile al tema della malattia mentale, di cui diversi casi erano stati registrati nella sua famiglia. Sia il padre che la sorella soffrivano di depressione e, nel 1908, nonostante la fama crescente, lo stesso Munch fu ricoverato per un esaurimento nervoso, aggravato dall’alcolismo. Ripresosi dai suoi problemi di salute, trascorse gli ultimi anni di vita in tranquillità, nella sua tenuta di Ekely, a Skøyen, vicino a Oslo.
L’opera – che nel 1994 venne trafugata ma, fortunatamente, ritrovata nello stesso anno – è stata sottoposta a un restauro in preparazione della sua esposizione nel nuovo National Museum of Norway, che dovrebbe aprire a Oslo il prossimo anno. «La scrittura è senza dubbio quella di Munch», ha detto la curatrice del museo, Mai Britt Guleng. «La grafia stessa, così come gli eventi accaduti nel 1895, quando Munch mostrò per la prima volta il dipinto in Norvegia, portano tutti alla stessa conclusione».
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