West è il grande ovest, l’Occidente dell’intelletto, che va da Praga a New York ma comprende anche Tokio e Instanbul, e che, con autorevolezza tanto autoreferenziale quanto miope, identifichiamo con il “mondo civilizzato”.
I Kinkaleri percorrono le capitali di questa geografia culturale e sostano nelle piazze, nei parchi e nelle strade chiedendo ai passanti di fermarsi e guardare per una ventina di secondi nell’obiettivo di una videocamera digitale. Un’attesa concordata preventivamente: giusto il tempo di morire. Agli attori improvvisati viene richiesto soltanto di cadere, senza interpretazioni personali, senza “teatro”, e di rimanere al suolo fino a un segnale convenuto. Inesorabile, tutto intorno, la città continua il suo moto perpetuo di passanti, automobili e insegne al neon intermittenti.
West è un progetto itinerante che attraversa le città (dopo Roma, Parigi e Amsterdam la troupe dei Kinkaleri continuerà le riprese in altre capitali) proponendo un quadro fisso –l’azione, l’inquadratura e, entro un certo margine, la durata dei video- su fondali sempre diversi. La tappa successiva di questo lavoro, il suo compimento necessario, è nelle installazioni che mettono in scena un’altra forma di interazione: quella dello spettatore che osserva il susseguirsi randomizzato delle morti simulate, da uno scenario all’altro.
Il progetto prosegue la dichiarazione di intenti già formalizzata con l’esperienza di Ecc.etera, del 2000: una teorizzazione, puntellata da ricognizioni empiriche, sulla liminalità oscillante che la rappresentazione (teatrale, performativa o artistica in senso lato) individua tra il singolo e la collettività, tra l’oggetto e il suo pubblico e, in definitiva, tra la realtà e la ricerca artistica.
Le morti di West, neutre, ripetibili, dichiaratamente insincere e messe in scena grazie a un casting casuale e del tutto democratico, annotano come estrema possibilità l’autonomia di scegliere dove portare lo sguardo. La morte-caduta è un pretesto ma è leggibile anche come un simbolo dell’inevitabile compimento dell’operazione artistica: la messa a punto di un sistema che programma la propria sterilizzazione non appena incontra i confini del territorio della ricerca. I Kinkaleri continuano ad esplorare e si concedono, oltre questi confini, un’altra possibilità.
bio
Il gruppo nasce nel 1995. L’attività è caratterizzata dalla contaminazione dei linguaggi in progetti che interessano il teatro, la video arte, la danza, la performance. Tra i progetti degli ultimi anni: Zoo, 2000-01, My love for you will never die, 2001; Otto 2002-03, vincitore del Premio Ubu per lo spettacolo.
articoli correlati
I Kinkaleri ad Arezzo Wave
Kinkaleri vince il premio UBU
pietro gaglianò
La proposta culturale della Fondazione Musei Civici di Venezia si estende nell'entroterra, trasformando Mestre in un nuovo polo culturale
Il direttore creativo Francesco Dobrovich ci racconta la settima edizione di Videocittà, il festival che anche quest’anno accende la più…
Nella suggestiva Maison a Saludecio, Casati e Archivio Paolini, fucine del Rinascimento Culturale italiano per la tutela del patrimonio contemporaneo…
Intervista al Consigliere d’Ambasciata Marco Maria Cerbo, che ci ha raccontato la storia dei siti Unesco, dei panda cinesi e…
A Siena, la galleria Fuoricampo, il Museo di storia naturale e l’orto botanico sono le sedi di una mostra diffusa…
Torna a ottobre l’appuntamento con i giganti Frieze London e Frieze Masters, a Regent’s Park. Sguardo a gallerie, sezioni, temi…