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29
giugno 2010
arteatro_contaminazioni Chris Haring
arteatro
Un gioco di seduzione fra stereotipi erotici e condizionamenti sociali. Un divertissement per attirare l’attenzione del pubblico. Che, un po’ voyeur e un po’ compagno di giochi, si riconosce imbarazzato in ciò che vede...
Ci sono
volte in cui la danza intreccia verità e finzione, realtà e assurdo, in
apparenza distraendo lo spettatore da ciò di cui si parla: la nostra società,
le nostre regole, noi stessi. È questo il caso di Posing Project A/The Art
of Wow,
performance/installazione ideata nel 2007 dal coreografo austriaco Chris
Haring per il suo
collettivo multidisciplinare Liquid Loft, approdata a HangarBicocca per la curatela di Susanne
Franco e Roberto Casarotto.
Primo
capitolo di una trilogia che indaga i meccanismi di comunicazione della nostra
società, la performance trae spunto dai condizionamenti culturali e
comportamentali cui siamo (in)consapevolmente sottoposti, per raccontare, in
modo ironico e apparentemente distaccato, la subdola “normatività” che regola
le relazioni sociali.
In Posing
Project A è il
corpo il vero protagonista, mettendo a nudo la provvisorietà delle nostre
identità assoggettate alle aspettative e all’emulazione. Cinque danzatori in
abbigliamento contemporaneo (nulla più che jeans e t-shirt colorate) a turno
s’intrufolano tra gli spettatori per raggiungere il ring che delimita la scena.
E inizia lo show. Che, a dirla tutta, a tratti pare un défilé, con gli interpreti
che letteralmente sfilano nello spazio bianco, esibendosi come carne in mostra.
Posizioni
corporee improbabili, reiterate o fissate all’estremo; accenni di danza
propriamente detta che cede subito all’immobilità, per assumere con essa un
aspetto riconoscibile e identificabile; corpi esposti all’occhio voyeuristico
dello spettatore che diviene ostaggio di un gioco di seduzione orchestrato a
suon di stereotipi socio-erotici. Il tutto
condito da una buona dose di humour. E da continui sfasamenti tra elementi
sonori e corporei, con gli interpreti a turno coinvolti in dialoghi in playback
e brevi monologhi volutamente non sense.
Un’ora
circa di puro divertimento che, come è iniziato, finisce, con gli interpreti in
mezzo al pubblico, seduti ad ascoltare le note in dissolvenza diffuse dalle
casse sospese sopra la scena. Attimi di condivisione e di attesa che sfociano
poi in un sentito applauso. Questo Posing Project A piace al pubblico di Hangar,
grazie certamente all’ottima interpretazione dei danzatori e a un interessante
lavoro d’indagine sul movimento in funzione della ricerca drammaturgica.
Tutto è
stereotipato ovviamente, ciò che appare in scena è un’iperbole di luoghi comuni
ed esagerazioni, ma una velata immedesimazione da parte dello spettatore è inevitabile.
D’altro canto, si sa, anche nella vita reale la prima impressione è tutto… È
tutta questione di “wow!”.
volte in cui la danza intreccia verità e finzione, realtà e assurdo, in
apparenza distraendo lo spettatore da ciò di cui si parla: la nostra società,
le nostre regole, noi stessi. È questo il caso di Posing Project A/The Art
of Wow,
performance/installazione ideata nel 2007 dal coreografo austriaco Chris
Haring per il suo
collettivo multidisciplinare Liquid Loft, approdata a HangarBicocca per la curatela di Susanne
Franco e Roberto Casarotto.
Primo
capitolo di una trilogia che indaga i meccanismi di comunicazione della nostra
società, la performance trae spunto dai condizionamenti culturali e
comportamentali cui siamo (in)consapevolmente sottoposti, per raccontare, in
modo ironico e apparentemente distaccato, la subdola “normatività” che regola
le relazioni sociali.
In Posing
Project A è il
corpo il vero protagonista, mettendo a nudo la provvisorietà delle nostre
identità assoggettate alle aspettative e all’emulazione. Cinque danzatori in
abbigliamento contemporaneo (nulla più che jeans e t-shirt colorate) a turno
s’intrufolano tra gli spettatori per raggiungere il ring che delimita la scena.
E inizia lo show. Che, a dirla tutta, a tratti pare un défilé, con gli interpreti
che letteralmente sfilano nello spazio bianco, esibendosi come carne in mostra.
Posizioni
corporee improbabili, reiterate o fissate all’estremo; accenni di danza
propriamente detta che cede subito all’immobilità, per assumere con essa un
aspetto riconoscibile e identificabile; corpi esposti all’occhio voyeuristico
dello spettatore che diviene ostaggio di un gioco di seduzione orchestrato a
suon di stereotipi socio-erotici. Il tutto
condito da una buona dose di humour. E da continui sfasamenti tra elementi
sonori e corporei, con gli interpreti a turno coinvolti in dialoghi in playback
e brevi monologhi volutamente non sense.
Un’ora
circa di puro divertimento che, come è iniziato, finisce, con gli interpreti in
mezzo al pubblico, seduti ad ascoltare le note in dissolvenza diffuse dalle
casse sospese sopra la scena. Attimi di condivisione e di attesa che sfociano
poi in un sentito applauso. Questo Posing Project A piace al pubblico di Hangar,
grazie certamente all’ottima interpretazione dei danzatori e a un interessante
lavoro d’indagine sul movimento in funzione della ricerca drammaturgica.
Tutto è
stereotipato ovviamente, ciò che appare in scena è un’iperbole di luoghi comuni
ed esagerazioni, ma una velata immedesimazione da parte dello spettatore è inevitabile.
D’altro canto, si sa, anche nella vita reale la prima impressione è tutto… È
tutta questione di “wow!”.
sara
prandoni
spettacolo visto il 12 maggio 2010
la rubrica arteatro è diretta da piersandra di matteo
12 maggio 2010
Liquid Loft – Posing Project A/The Art of Wow
HangarBicocca
Via Chiese, 2 – 20126 Milano
Info: tel. +39 02853531764; fax +39 0285354364;
info@hangarbicocca.it; www.hangarbicocca.it
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