Negli spazi multifunzionali della Fabbrica del Vapore di Milano si è inaugurata la rassegna Vapori Zerosette – Scenari contemporanei, a cura del Teatro Filodrammatici con il sostegno del Comune di Milano. Il festival ospita, dal 6 febbraio al 1 aprile, alcune tra le più rappresentative realtà emergenti della scena teatrale e musicale.
Ha aperto la programmazione Racconta, terzo capitolo della decalogia Il migliore dei mondi possibili della Compagnia ALDES di Roberto Castello, ex danzatore di Carolyn Carlson, fondatore dei Sosta palmizi. Coreografo e sperimentatore teatrale, Castello, pioniere del teatro-danza italiano, imbastisce una coreografia di gesti e parole “normali” di due coppie anomale. Frammenti di vita quotidiana, estratti di dialoghi interrotti accadono in un enorme tappeto nero perimetrato da un nastro bianco che racchiude idealmente le mura domestiche. È qui che sono ambientate le storie dei protagonisti. Come nel film del regista danese Lars Von Trier Dogville, in cui la dimensione degli interni non ha alcuna soluzione di continuità con la strada o con il pubblico, i dialoghi della vita di coppia (Roberto Castello e Alessandra Moretti) si susseguono come fermo immagine della quotidianità e come ostinato rincorrersi attorno a temi più grandi ed eterni (“ma tu sei felice?”). Ad incastro si intrecciano poi con le vite di un’altra coppia di fatto composta da un gay e un’amica logorroica (Stefano Questorio e Anna Rispoli).
E mentre la vita all’esterno scorre, evocata da pannelli video che proiettano metropoli affollate o desolati paesaggi da terzo mondo, su un tappeto sonoro di Massimiliano Baracchini, la privacy dei protagonisti si offre all’occhio ingordo e indiscreto del pubblico.
Quest’ultimo è autorizzato a ruotare intorno allo spazio scenico come fosse una telecamera vivente che inquadra i protagonisti di una casa del Grande Fratello. Fino allo slittamento spazio-temporale dei dialoghi privi di senso proiettati sui due schermi, traccia superflua del flusso di banalità quotidiane che assilla l’uomo moderno.
La fruizione frammentaria dello spettacolo asseconda le aspirazioni del regista/coreografo Castello nel momento in cui la visione a 360° dell’occhio umano nell’assenza della frontalità convenzionale fa perdere i singoli dettagli, che nemmeno la webcam montata in un angolo riesce a restituire con la dovuta esattezza. Il freeze che congela le cesure dei rapporti di coppia raggiunge apprezzabili livelli di espressività corporea dovuti ad uno studio del movimento nel suo finire piuttosto che nel suo divenire. Esprimendo così un’esigenza tutta contemporanea che si inscrive nell’azzeramento della dinamica e nell’espansione della sua teatralità. Nell’efficace resa scenica di una quotidianità lacerata e schizoide, demarcata dall’ironica presenza degli oggetti (simulati nella loroconsistenza sonora), gli elementi assemblati finiscono per assumere un aspetto timidamente grottesco e surreale.
Lo spettacolo rimane come insabbiato tra le modalità operative tipicamente performatiche e quello di uno spettacolo teatrale non ancora veramente compiuto. E si resta soli con un dubbio: se la finzione scenica ci rende una realtà del tutto simile alle vicissitudini sconce delle fiction e dei reality, la lente trasfigurante del teatro è ancora in grado di fornire una dissacrante via di fuga dai desolanti paesaggi post-televisivi?
link correlati
www.aldesweb.org
www.fabbricadelvapore.org
www.teatrofilodrammatici.it
costantino pirolo
spettacolo visto il 6 febbraio 200
arteatroè una rubrica a cura di piersandra di matteo
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