Il sipario del Teatro Cittadella di Lugano si alza davanti
a un uomo seminudo, imbrigliato in un giogo di fili che ne deforma l’aspetto,
attribuendogli sembianze da automa. È
Antunez Roca Marcel.Li, fondatore della compagnia
catalana
La Fura dels Baus, famosa in tutto il mondo per le performance
teatral-tribali inclini a produrre effetti scandalistici.
Marcel.lí è in scena con
Epizoo, performance-installazione che dal
1996 lo ha reso performer solista di altrettanta fama mondiale e che viene
presentata da oltre dieci anni con immutato successo. Come fosse una
cyberstatua vivente, Marcel.lí è imbrigliato in una serie di dispositivi ideati
per agire meccanicamente sul suo corpo. Naso e natiche, pettorali e bocca,
orecchie e labbra sono sottoposte alla volontà del pubblico che, cliccando sul
simulacro grafico del performer, provoca reazioni sul corpo.
I meccanismi pneumatici, infatti, sono connessi a un
computer, sullo schermo del quale compaiono a rotazione
infografie animate. A fare da sfondo, alcune
sequenze animate che riproducono la figura dell’artista e indicano la posizione
e il movimento dei congegni meccanici. L’intricato groviglio di fili altro non
è che un esoscheletro robotico che, controllato da un joystick da videogame,
permette allo spettatore di manovrare parti anatomiche dell’artista, che si dà
letteralmente in pasto al pubblico, il quale agendo sull’interfaccia grafica
provoca un’azione fisica riflessa sul
cybermartire, mentre si odono una serie di
suoni onomatopeici amplificati, musiche elettroniche diffuse.
Si tratta di un evidente tentativo di capovolgimento della
relazione uomo-macchina: il corpo è a disposizione del computer interattivo,
con ironici rimandi alle esperienze di
Orlan e
Stelarc, con lo scopo di irretire
l’inerzia del pubblico.
Dopo 15 minuti di pausa, è il turno di
Protomembrana, una vera e propria lezione in
forma di performance sulla
sistematurgia, termine coniato dallo stesso Marcel.lí per
indicare la “
drammaturgia dei sistemi informatici”. Sviluppata come un romanzo,
Protomembrana illustra modi e tempi con cui un sistema informatico può diventare arte.
Formalmente, l’azione avviene su un grande schermo,
davanti al quale agisce Marcel.lí con indosso il
dreskeleton (il già noto esoscheletro
interattivo) che, in questo caso, permette all’interprete di manipolare in
tempo reale i contenuti di animazioni decisamente splatter alle sue spalle.
Anche in questo caso non è concesso stare a guardare passivamente: la storia è
ipnotica e, come se non bastasse, un nugolo di impreparati spettatori viene
coinvolto per provare sul proprio corpo alcuni dei dispositivi interattivi
sviluppati da Roca, ritrovandosi ignari protagonisti di alcune animazioni.
Alla perplessità su cosa abbia portato la città di Lugano
a programmare tal guisa di spettacoli, la risposta è presto data: sotto c’è lo
zampino di
Tec-Art-Eco – arte e tecnologia per l’ambiente, un lungimirante progetto
triennale promosso dalle associazioni Ariella Vidach-AiEP (Milano) e Avventure
in Elicottero Prodotti (Lugano), interamente dedicato ad arte, performance,
tecnologia e interattività. Un progetto che promette, da qui al 2012, di farne
vedere davvero delle belle ai residenti (e non) nell’area Varese-Como-Lugano.