Si fa la fila a teatro per assistere allo spettacolo
Quartet dei
Prodigal Theatre/The Urban
Playground di
Brighton, il cui leader
Alister O’Loughlin detto
Buster, già attore e regista, negli anni passati ha
sviluppato con il gruppo una notevole esperienza atletica e di vita nell’ambito
di questa disciplina metropolitana, contaminando breakdance, capoeira e
release
tecnique.
Il
parkour nasce negli anni ’80-‘90 nelle
banlieue parigine a opera del fondatore
David Belle, che sovverte lo
status quo urbanistico e architettonico: panchine, muretti,
transenne non sono ostacoli da evitare, ma puntelli da cui spiccare il salto o
il volo per nuove traiettorie. Balza agli occhi la palese ispirazione ai
supereroi della Marvel: basta guardare gli artisti in scena e nelle centinaia
di video su Internet per riconoscere i novelli Spiderman delle metropoli
moderne.
Le coreografie di
Quartet, firmate dalla
traceuse (praticante del
parkour)
Miranda Henderson e costruite mettendo insieme gli
eterogenei elementi di hip hop, street dance e contact improvisation, decollano
su una rampa di sonorità musicali house e perforano le densità volumetriche
della città ricostruita in piccolo.
Tuttavia, lo spazio teatrale riduce la
portata dinamica e sovversiva del
parkour; trasformato in un ring con il pubblico seduto
attorno a un set di piattaforme modulari, binari e scalini, il palco consente
solo in parte ai quattro
traceur di mostrare le formidabili potenzialità della disciplina,
mancando l’elemento essenziale: il brivido dello strapiombo e delle altezze
vertiginose dell’habitat esterno.
Ma agli spettatori la breve performance di 15 minuti non
fa rimpiangere il costo del biglietto, quando la serata si trasforma in un vero
e proprio happening/lezione. I performer spingono il pubblico a seguire un
ideale percorso (di guerra) urbano, fornendo loro le indicazioni corrette per
superare gli ostacoli senza rovinare a terra e sfruttando l’energia dinamica
dello scheletro e non tanto far leva sulla forza muscolare. Del resto, le tre
regole del parkour sono: sicurezza, fluidità, efficienza. Nulla può essere
superato se prima non si è fatto uno spietato esame di coscienza personale
sulle reali capacità di “superare l’ostacolo” in assoluto silenzio, perché “far
rumore” significa disperdere energia, “
e soprattutto”, chiosa Buster, “
se
l’ostacolo è troppo ostico, è meglio evitare di fare i kamikaze…”.
Ma il vero
traceur della X edizione della Stagione Sperimentale
Europea è Marco Maria Linzi, direttore artistico del piccolo Teatro della
Contraddizione, che nella programmazione gioca la carta di uno
spettacolo che suona come un azzardo, ottenendo uno straordinario successo di
pubblico, tanto da dover aggiungere ben due repliche alle quattro serate già
programmate.