Li avevamo lasciati due anni fa alla Biennale di Venezia alle prese con gola e avarizia, i peccati capitali relativi al cibo e al denaro. Li avevamo trovati in una scena quasi scarnificata, luogo di presentazione e non di rappresentazione. E li ritroviamo oggi cresciuti e ancora più smaliziati a Vie-Scena Contemporanea Festival di Modena con
Four Deaths, intenti a riflettere sull’invidia. Parliamo dei
Via Negativa, progetto teatrale-performativo sloveno capitanato da
Bojan Jablanovec, che programmaticamente indaga dal 2002 i sette peccati capitali. L’esito finale del ciclo performativo è previsto nel 2009 quando, trasformatosi in Via Nova, il gruppo presenterà una performance-fiume con i migliori materiali del lungo iter “peccaminoso”.
Se nel percorso di ogni artista arriva sempre il momento del confronto frontale con i propri maestri,
Four Deaths è una performance costruita proprio su questo passaggio creativo essenziale. È l’uccisione pubblica e simbolica di quattro “padri” che hanno ispirato il telaio del nuovo lavoro di Via Negativa:
Pina Bausch,
Tim Etchell,
La Ribot e
Marina Abramovic. Quattro artisti di fama internazionale che hanno stimolato il gruppo nel corso degli anni ma che, in qualche modo, col passare del tempo, il successo, le grandi idee e i grandi progetti realizzati sono divenuti, in modi diversi, oggetto d’invidia. E se l’ironica azione sulla solitaria morte dell’accanita fumatrice Pina Bausch è in linea con l’elementarità segnica degli spettacoli precedenti, il clima cambia a partire dallo spazio dedicato a Tim Etchell. Si passa alla cronaca di elementi intimi della vita dell’artista o all’esplicitazione dettagliata della sue posizioni di fronte al reale e alla creazione. Apprendiamo così che Tim Etchell ha seri problemi di cuore o che è stata La Ribot la prima a teorizzare il concetto di
presentazione vs. rappresentazione (?).
Nell’ultima azione c’è un passaggio ulteriore. Non sono più in gioco racconti personali né particolari intimi. Si passa al mero rifacimento, al puro facsimile. La scelta ricade su una performance storica di Marina Abramovic con
Ulay nella quale i due si prendono ripetutamente a schiaffi, con un’unica differenza: qui la performer è sola, nuda, al centro della scena. In quell’azione, spogliata del contesto e da ogni rapporto con la stagione della body art, si stratificano molteplici significati e possibilità di letture: dall’uccisione del maestro tramite il meccanismo della ricostruzione e del remake ma anche, per contro, l’estremo tributo a all’opera stessa; e ancora, la volontà e il desiderio di auto-flagellazione per l’oltraggio compiuto.
Una sindrome di Salieri portata alle estreme conseguenze. Degna conclusione di uno spettacolo che dimostra la compiutezza del lavoro e la notevole crescita artistica del gruppo sloveno.
Per uno strano caso del destino, la sera precedente allo spettacolo
Four Deaths, Vie di Modena ospitava proprio uno spettacolo diretto da
Tim Etchell, realizzato questa volta non con il collettivo
Forced Entertainment ma per il gruppo belga
Victoria. L’ultimo progetto di Etchell, che porta il titolo
That night follows day, è uno spettacolo per adulti recitato da quindici bambini. Un’ora e un quarto di asserzioni e luoghi comuni che solitamente gli adulti rivolgono alla propria progenie. Uno spettacolo tagliente, per niente “buono”, la cui crudezza è acuita dagli sguardi accusatori dei bambini, che recitano l’omelia sempre di fronte al pubblico, tutti in linea, in una scena che ricorda una grande palestra. Per scoprire, con terrore, cosa pensano di noi i nostri i figli.