Sembra quasi che il pittore milanese Angelo Morbelli avesse previsto anzitempo il tragico destino del Pio Albergo Trivulzio, impigliato, 90 anni dopo, nelle cronache di Tangentopoli, quando riprodusse, ne Il Natale dei rimasti (1903), gli sconfitti ante litteram della società capitalistica. Utilizzando la tecnica del divisionismo (scomposizione delle linee cromatiche in tocchi isolati sulla tela) e coniugandola con i temi sociali del verismo pittorico, Morbelli portò alla ribalta personaggi che non avevano mai avuto rilevanza storica né artistica: gli ospiti di un ricovero per derelitti. Ispirata da questa tela, la coreografa Simona Bucci scompone e ricompone sapientemente nello spazio le linee di movimento e le diverse tecniche dei suoi maestri (le evoluzioni drammatiche sul pavimento tipiche di Carolyn Carlson, la scomposizione ossessiva dello spazio di Cunningham) per interpretare coreograficamente “la desolazione di chi è rimasto solo, in attesa di un parente che non verrà, la sequenza di banchi vuoti, le luci e le ombre come metafora tra l’essere e il nulla”.
Ne nasce un apprezzabile unicum (vincitore 2005 del prestigioso concorso “Coreografo d’Europa” e del recente premio “Danza&Danza” come miglior produzione contemporanea) in cui le luci fosche e cupe di Valerio Alfieri si fondono con scene e costumi veristi della stessa Bucci e con la drammaturgia musicale del compositore Paki Zennaro, da anni collaboratore della coreografa. La trasposizione della fissità statica di un quadro nel dinamismo puro della danza risulta apprezzabile grazie al fil rouge che unisce i protagonisti, dilaniati nel loro vissuto familiare e emarginati dalle dinamiche sociali.
Quando uno ad uno si staccano dal tableau vivant iniziale con gli assoli, i protagonisti rivelano subito il loro tragico destino: le gestualità tenere e infantili di Paolo Mereu, i movimenti ruvidi e impetuosi del militare cinico Milo Scarcella, le sinuose e delicate evoluzioni del giovane soldato Roberto Lori.
Non c’è alcuna redenzione dal destino di reietti, soprattutto quando in un macabro gioco finale riproducono sul personaggio più debole gli stessi meccanismi perversi della società di cui sono vittime. Morire per un giocattolo! Il trenino, che Paolo Mereu stringe con puerile affetto, non intenerisce nessuno, nemmeno il deus ex machina, la stessa coreografa vestita di nero, che accompagna tutta l’azione scenica da diverse angolazioni, fino a quando, issata sulle spalle di Milo, sovrintende all’accanimento cinico del branco sull’inerme Paolo. Dopo l’intenso e prolisso duetto finale del militare con il corpo esanime della vittima, tutti mestamente ritornano ai loro posti iniziali di “rimasti”, rassegnati nella loro immobilità pittorica e sociale.
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costantino pirolo
spettacolo visto il 25 maggio 2006
bio
Simona Bucci nasce a Bergamo. Nel 1981 si trasferisce a New York dove studia con Alwin Nikolais, Murray Louis, Hanya Holm, Claudia Gitelman e presso il Murce Cunningham Studio. Nel Maggio 1991 viene nominata assistente di Alwin Nikolais da lui stesso e collabora con questo incarico al Corso di Perfezionamento tenuto dal Maestro Nikolais per il Centro Regionale della Danza di Reggio Emilia. Soltanto un mese dopo entra a far parte come solista della Alwin Nikolais Dance Company di New York, danzando in alcuni dei più importanti teatri del mondo. Nel 2000 diventa assistente di Carolyn Carlson, coordinatrice e docente dell’Accademia Isola Danza, La Biennale di Venezia, ruolo che ricopre per tre anni. Nel Maggio del 2002 debutta a Venezia con un suo lavoro dal titolo “Di ombre cerchiati gli occhi” con musiche originali di Paki Zennaro commissionato e prodotto dalla Biennale di Venezia e dalla Fondazione Regionale per lo Spettacolo del Friuli Venezia Giulia. Nel 2004 debutta a Chiasso la coreografia “Indissolubile Eco”.
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