Organizzato dallâAIEP â Avventure In Elicottero Prodotti di
Ariella Vidach e
Claudio Prati, il DID (Danza e InterattivitĂ Digitale) Festival, nello spazio post-industriale della Fabbrica del Vapore, sede da cinque anni dellâassociazione, questâanno ha proposto una serie di artisti eterogenei tra loro quanto a formazione e contenuti artistici e una piattaforma di giovani autori denominata
splinter.
Lâaspetto piĂš rilevante della rassegna, contenuta in uno spazio dalla capienza ridotta ma molto affollato, è il tentativo degli artisti che lavorano nel settore delle nuove tecnologie applicate alla danza di passare da una fase di performance dimostrativa a uno stadio piĂš avanzato di ricerca drammaturgica. Come nel lavoro di
Christian Ziegler, collaboratore di
William Forsythe nella realizzazione del cd-rom
Improvisation Technologies, che ha illustrato agli spettatori la sua ricerca nel campo della danza digitale e ha poi proposto una perfomance live,
Wald-forest, con la danzatrice
Friederike Plafki che, immersa in una foresta incantata di neon, interagiva con lâintensitĂ luminosa, la musica e i suoni elaborati al computer, disegnando un paesaggio fiabesco a discapito della scena essenziale.
Oppure Room & Road, del gruppo sloveno
Dum, in cui il coreografo Mateja Bucar, in collaborazione con gli interpreti
Rebecca Murgi e
Jonathan Pranlas ha costruito uno spazio performativo, addentellando le tecnologie digitali al fil rouge narrativo: lâinterno di una casa e gli esterni di unâautostrada delimitati da luci e suoni eseguiti in tempo reale che scandagliano lo spazio interiore degli interpreti.
Anche la piattaforma dei giovani autori ha visto lâesibizione di due progetti che procedono nella stessa direzione, manifestando la volontĂ di integrare lâimpianto tecnologico alla coreografia. In
Infiniti Limiti il duo
Trivellin/Pesce si diletta nella sottrazione reciproca dello spazio, limitando continuamente la propria libertĂ dâazione, in un gioco di rimandi cromatici e musicali con il video proiettato sullo sfondo. In
B-light Project la danzatrice
Nadessja Casavecchia, vincitrice del concorso Milano in digitale II, connette attraverso il
real time process la propria immagine catturata, rielaborata e proiettata sullo schermo da una telecamera, al corpo dal vivo in un gioco di scie coreografiche.
Non è mancata anche una sezione dedicata ai contributi video: unâopera di video-danza, a cura di Cro.Me. (Cronaca e Memoria dello Spettacolo), dal titolo
A mani nude di
Thierry Knauff, in cui lâinterprete-coreografa
Michèle Noiret diventa materia liquida in unâatmosfera di efficace rarefazione coreografica e cinematografica. E, per finire,
Bit Village, documentario della regista
Barbara Pedrini sullâesperienza ventennale di AIEP: dalle performance live di Ariella Vidach per le strade di New York degli anni â80 ai primi esperimenti video performativi dellâartista
Claudio Prati fino a un esilarante duetto dei due artisti vestiti da pennuti che si beccano dal vivo in un esibizione da gruppo rock.