Dopo l’inaugurazione al Teatro degli Arcimboldi con la compagnia
Ultima Vez di
Wim Vandekeybus e con l’italo-ceca
Déjà Donné al Teatro Crt, prosegue, sempre al Teatro dell’Arte, la seconda edizione della rassegna
Exister_08/09, affidata alla direzione artistica di Annamaria Onetti e Mario Nuzzo.
Quest’anno si moltiplicano gli appuntamenti e le sedi teatrali coinvolte e, come recita il sottotitolo,
Contaminazioni, si toccano territori e linguaggi diversi tra loro, intercettando un’offerta di spettacoli di danza e non, differenziata e variegata.
Costruito sul linguaggio fotografico è il puzzle coreografico costruito da
Luca Nava della compagnia
Le-Gami, che con
Untitled #425 incastra movimenti, gesti e geometrie spaziali su un palcoscenico scarno, definito asetticamente dalle luci di
Paolo Liaci e innervato dalle sonoritĂ ipnotiche di
Mirko Fabbri.
Il grandangolare del coreografo mette a fuoco tre donne/clown a seno nudo, diverse tra loro solo per il colore della parrucca (blu, arancio e verde) che, a differenza delle ammiccanti protagoniste della foto dell’artista statunitense
Cindy Sherman (a cui lo spettacolo s’ispira e da cui prende il titolo),
si muovono, inespressive e neutre, su un piano-sequenza alterato e alienato, in un susseguirsi di scambi e reiterazioni ritmiche, definendo traiettorie spazio-temporali liquide.
Nava usa la composizione coreografica come l’obiettivo della macchina fotografica: zooma sul clown blu mentre danza sul fondo con gli altri due fermi in primo piano o, viceversa, allarga l’inquadratura sui due clown in proscenio che si muovono al
ralenti con il terzo fermo sul fondo. La sequenza di passi semplice, ma ripetuta in un lento accelerando, crea un effetto ipnotico rasserenante e, allo stesso tempo, inquietante, fino al momento di rottura: il clown blu, dopo aver tentato invano un’interazione con gli altri due, rompe la verticalità e assume una “drammatica” posizione carponi.
Su linee drammaturgiche diametralmente opposte si muove la creazione
Tre temperamenti, prodotta dal festival, che accosta le trame scombinate e divertenti dello scrittore-performer-traduttore
Luca Scarlini ai disorientamenti coreografici di
Luisa Cortesi, danzatrice performer, e alle vorticositĂ musicali di Giacinto Scelsi, affidate al violoncello di
Francesco Dillon.
Un
divertissement appagante nella fruizione unitaria delle tre performance: la sequenza morbida di salti e cadute di Cortesi anticipa le spirali musicali di Scelsi, che cedono il passo al momento clou della serata, la performance macchiettistica (
absit iniuria verbis) di Scarlini. Lo scrittore si avventura in un racconto grottesco sulla storia dei Re Magi, legando le fantasie orientali favolistiche alle audacità musicali di Scelsi che, in tempi non sospetti, aveva contaminato le sonorità occidentali con risonanze mistiche dell’Oriente. Resta sospesa la riuscita finale della premessa contaminativa.
La ripresa delle immagini coreografiche innestate sulle note di
Capriccio Italiano di Cajkovskij, a loro volta ispirate a un episodio della vita personale del compositore russo, si avvitano in un intreccio casuale di linguaggi, che risponde unicamente alla regola principe del favoleggiare, del ludico gioco della reinvenzione continua del racconto. Che spesso non ha andamento logico, ma un vagare in risonanza con labirintiche suggestioni.