“
Chi meglio di Jan Fabre può rappresentare l’opera d’arte
totale che il Romaeuropa Festival da venticinque anni si propone di incarnare?”
. Così l’assessore alle politiche
culturali e alla comunicazione del Comune di Roma, Umberto Croppi. L’artista
belga, già presente al Festival nel 1987, torna in Italia e arriva a Roma dopo
il successo della sua personale a Venezia.
All’interno del festival ha un ruolo di primo piano perché
la sua presenza passa come un filo rosso all’interno del calendario. Tra gli
eventi conclusi segnaliamo (se ne potrebbero citare molti altri) la rilettura
del
Flauto Magico di Mozart da parte di Mario Tronco attraverso la collaborazione con l’Orchestra
di Piazza
Vittorio, il concerto
Not For Piano di Francesco Tristano Schlimé:
laptop per la musica elettronica e
pianoforte a coda hanno riempito l’intimità degli spazi al Palladium. Anche lo
spettacolo di
William Kentridge e la Handspring Puppett Company,
Woyzeck on the
Highweld all’Eliseo e la danza di
Saburo Teshigawara all’Auditorium.
Il sodalizio tra Romaeuropa e le arti figurative si è
ulteriormente stretto in quest’edizione, anche attraverso la collaborazione
con due importanti sedi museali: il Museo Bilotti a Villa Borghese e la
Galleria d’arte moderna. Alla Gnam,
Peter Welz ha presentato una videoperformance
di
William Forstythe che, ispirandosi a un ritratto incompiuto, omaggia
Francis Bacon, altro artista a cui Roma sta
volgendo l’attenzione con la mostra
Bacon/Caravaggio alla Galleria Borghese.
Jan Fabre presenta invece al museo Bilotti
Le temps emprunté, che Achille Bonito Oliva,
curatore della mostra, ha definito “
azione contro l’inarrestabilità del
tempo”. Si tratta
di un percorso espositivo in cui si toccano le tappe salienti degli spettacoli
teatrali di Fabre riletti attraverso gli scatti di fotografi come
Robert
Mapplethorpe,
Helmut
Newton o
Carl
De Keyzer.
Ma Jan Fabre, unico artista del festival a esporre in più
sedi e con diversi media espressivi, è anche atteso al Teatro Olimpico per
Orgy
of Tolerance con
la sua compagnia
Troubleyn. Si cimenta inoltre in una collettiva con
Alberto
Garutti e
Hidetoshi
Nagasawa a RadioArteMobile
e al Magazzino d’Arte Moderna con la mostra
Metamorfosi dell’artista, un omaggio a Jacques Mesrine.
Insomma, complice la città, Fabre trionfa sulla scena romana.
Come in tutti i festival che si sviluppano in più sedi,
anche Romaeuropa crea un atto performativo ulteriore, fatto dal correre di
spettatori alla ricerca dei biglietti, degli indirizzi o degli appuntamenti
imperdibili. Interessati a nuovi nomi? Solo un consiglio: se non avete visto le
compagnie che si sono esibite al Circolo degli Artisti, all’interno della
sezione
Cantieri,
cercate nuove date. Ne vale la pena.