13 aprile 2010

arteatro_festival Uovo 2010

 
Ottava edizione per l’indisciplinato festival di arti performative. Che offre viaggi nel tempo, abbattimento della quarta parete, fantocci di legno e metallo che prendono vita. E vortici asemantici di venti e avventure notturne con risvolti “polizieschi”...

di

I cinque spettatori sono posizionati su una crocetta
bianca segnata a terra. Appena si alza il sipario a un palmo dal naso, appaiono
due occhi verdi che scrutano in profondità: è rasa al suolo la quarta parete, così
come la distanza tra pubblico e performer. Poi: musica soft, un tavolo, un
bicchiere di vino, alcune foto del performer in costume adamitico e infine una
seduta di gruppo psicanalitica che mette a nudo tutte le debolezze del
pubblico, vero protagonista della performance. Gli Ontroerend Goed, con lo spettacolo Internal, spiazzano gli spettatori,
suscitando reazioni a volte estreme (in Inghilterra ci sono stati grida,
schiaffi e fuga dal teatro).
L’ampio atrio dell’austera Triennale è la location per
l’incontro fittizio dei venti che spirano nei mari dell’Antartide, Cinquanta
urlanti quaranti ruggenti sessanta stridenti
dei Dewey Dell: tre figure primitive nere con maschera bianca,
sospinte da un vorticoso ed epico turbinio musicale, accennano movimenti ritmici
provocando uno spaesamento spazio-temporale.
La macchina del tempo dei Pathosformel prende spunto dagli studi
dell’abate Andrea De Jorio del 1832 sulle connessioni intrinseche tra i gesti
delle vittime di Pompei e quelli dei suoi concittadini napoletani. I tre
perfomer de La prima periferia, in uno scarto onirico disorientante, sospingono
scheletri svuotati dei tessuti con un pathos raffinato che ha cura della misura
estatica. Si prendono cura di questi resti umani, mettendo a nudo il movimento
nella sua essenzialità primordiale.
Pathosformel - La prima periferia
Altri viaggi nel tempo propongono i due affabulatori del
movimento: Giuseppe Chico e Barbara Matijevic. In I’m 1984, Matijevic racconta nella sua
conferenza che, da bambina, ignara delle implicazioni orwelliane di tale data,
adorava ingenuamente Pac Man e scarpette da punta. Solo durante le olimpiadi
invernali di Sarajevo intuisce che il suo futuro sarà quello di
coreo-disegnatrice: la sua abilità nel far danzare i gessetti sul blocco di
grafite è pari alla capacità immaginifica di creare interconnessioni tra
simboli e segni (Disney, Microsoft, Bowie, Dylan) di un gigantesco puzzle
storico-emotivo, per trasformare “la materia in idea immateriale”. Stessa modalità, medium
diverso: il conferenziere sonoro, Giuseppe Chico della stessa compagnia, in Tracks disegna nell’aria un pentagramma
fatto di jingle tratti
da videogame, cartoni animati e telefilm. Per tracciare una panoramica
dell’anno 1989 non bastano i richiami alla caduta del muro di Berlino, ma anche
le fanta-tecnologie del telefilm Supercar, i mattoncini colorati di Tetris e il beep beep di Willy il Coyote.
Con la telecamera a spalla i Gob Squad, pluripremiato collettivo anglo-tedesco,
dopo aver sintonizzato gli orologi si avventurano in 4 punti diversi della
città di Milano con uno sfasamento spazio-temporale di appena 2 ore rispetto
all’inizio dello spettacolo in teatro. Così, mentre il pubblico attende nel
foyer del Teatro CRT, lo spettacolo si sta consumando altrove: i quattro
performer per le strade di Milano propongono le mirabili azioni del supereroe
“Will”, tra una ballata a suon di rap o di Singing in the rain, indossano maschere di conigli
stile Alice in Wonderland, molto meno surreali di quelle dei giovani milanesi impegnati
nell’happy hour. Tutto questo però il pubblico lo vedrà solo in video, quando
gli eroi saranno rientrati a teatro, proiettando in tempo reale il “girato” su
4 schermi galleggianti sul proscenio e creando live la colonna sonora.
Gob Squad - Super Night Shot - photo David Baltzer
Inquietante la scena (reale!) in cui la polizia in
servizio nei pressi delle Colonne di San Lorenzo, nota location della movida
cittadina e dell’azione performativa, interrompe la performance del malcapitato
supereroe Simon “Will” chiedendo autorizzazioni, permessi, licenze ecc.,
costringendo gli artisti a operare un taglio al “continuous shooting”. Tempestivo e provvidenziale,
l’arrivo del supereroe “Small Angels” (Umberto Angelini), direttore artistico
del festival, che ammansisce le truppe poliziesche e consente agli artisti di
terminare il loro Super Night Shot tornando in teatro e a noi spettatori di accomodarci in
poltrona per gustarci uno spettacolo che… si è appena concluso.
Ma tutto è assolutamente nella norma per un festival
milanese indisciplinato come Uovo!

costantino pirolo
spettacoli visti dal 18 al 21 marzo 2010

la rubrica arteatro è diretta da piersandra di matteo


dal 18 al 21 marzo 2010
Uovo 2010 – Performing Arts Festival
Sedi varie – Milano
Info: www.uovoproject.it

[exibart]


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