C’è una forte crisi nel teatro di ricerca italiano, lo si sente dire da tempo. Si tratta di una crisi economica, in primo luogo, in quanto si parla di un teatro finanziato totalmente dalle sovvenzioni statali che, in tempi non facili come i nostri, sono solo destinate a diminuire. Si tratta comunque di una crisi endemica. Il teatro, e soprattutto quello di ricerca, non ha mai trovato una sua stabilità economica e normativa, e negli ultimi anni la situazione sembra essersi aggravata ulteriormente. Esperienze come Lavori in Pelle, ma anche altri piccoli festival meno affermati, sono una risorsa importante, mai adeguatamente riconosciuta. I tagli al FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo) della primavera scorsa, e più in generale al settore cultura, sia statali che locali, hanno contribuito a rendere ancora più difficoltosa la realizzazione di queste importanti vetrine. Diversi festival in tutta Italia hanno avuto difficoltà a poter concretizzare un’adeguata programmazione, e alcuni hanno chiuso i battenti proprio per la mancanza di fondi.
E non si parla solo di festival minori, ma anche di importanti istituzioni come Armunia di Castiglioncello o il citato Lavori in Pelle di Alfonsine, entrambi con una esperienza decennale alle spalle. Non a caso Massimo Paganelli, direttore artistico di Armunia, dedica il festival agli assenti, a quelle compagnie che avrebbero dovuto esserci e non sono presenti, tutte vittime di un PIL che non vuole saperne di crescere. Lavori in Pelle, che da anni è luogo privilegiato per la ricerca di nuovi talenti di
Ma la situazione limite, in cui hanno sempre vissuto i piccoli festival, sembra aver raggiunto importanti istituzioni come, ad esempio, il festival Santarcangelo dei Teatri, che quest’anno ha ridotto i giorni di spettacolo da dieci a sei, pur mantenendo un cartellone che si potrebbe definire di alto profilo. Si tratta di una situazione difficile, dove compagnie importanti, che hanno comunque fatto la storia del teatro recente, come Kinkaleri, abbiano date in Cina e non in Italia. È una situazione di necessaria resistenza al mercato, in attesa, speriamo, di una possibile rinascita (o del definitivo tracollo?). E la prima fila di questa resistenza, è occupata da quelle compagnie di giovani che stanno tentando di intraprendere la via della professionalità in questi anni. Chiamati anche per coprire i buchi di cartellone nei festival d’Italia (mal pagati con la scusa della fantomatica vetrina!), si sono poi rivelati tra i progetti più interessanti e innovativi in grado di competere con i grandi nomi, come ad esempio la danzatrice Francesca Proia, il cui spettacolo “Il non fare” è stato uno dei lavori più curiosi del festival di Santarcangelo.
Sempre nella danza, meritano attenzione i lavori dei gruppi Le-gami e Nanou, vincitori ex-equo di Anticorpi 2006, progetto che seleziona e finanzia nuovi talenti di danza contemporanea, la performer Sonia Brunelli, che si fa notare per il rigore e l’intensità della sua ricerca, e il danzatore siciliano Vincenzo Carta, che da anni lavora in Belgio e quest’anno sembra essersi finalmente affermato anche in Italia. Sul fronte teatrale incuriosiscono i ragazzi del Teatro Sotterraneo, collettivo di Firenze segnalato dal premio Scenario lo scorso anno, Orthographe, gruppo invitato da Romeo Castellucci per la sua Biennale di Teatro 2005, con lo spettacolo Orthographe de la physionomie en mouvement e Daniele Timpano con il suo Dux in Scatola.
Certo, le difficoltà economiche e di giro esistono anche per i gruppi emergenti, anzi si aggravano soprattutto dopo i debutti, compromettendo la crescita professionale o le possibilità di sopravvivenza, come sta accadendo al progetto Cosmesi o al duo artistico Cortesi/Barzagli, entrambi presenti lo scorso anno a Santarcangelo ma che non hanno ancora avuto la circuitazione e l’attenzione necessaria.
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www.armunia.it
www.santarcangelofestival.com
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jacopo lanteri
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