In questo quadro inquietante, qualche
isola felice. Lontano dai blasoni fin troppo gloumour dei festival estivi, Kinkaleri debutta con Ascesa & Caduta nel salone centrale degli affreschi
del Castello Malaspina di Fosdinovo, nel progetto Castello in
Movimento ideato da Pietro Torrigiani Malaspina e
Maddalena Fossombroni, in collaborazione con il Festival Lunatica 2010. Ancora una volta
Kinkaleri si fa carico dell’anacronismo dell’essere in scena e, al contempo, di
una precisa condizione epocale ed esistenziale. E lo fa non voltando le spalle
al repertorio, rischiando un
faccia a faccia con il teatro più rappresentativo del secolo scorso, per
sovvertirlo dall’interno, attraverso una
componente caustica e politica che non disdegna una nozione alta di
intrattenimento, di gioco teatrale portato alle estreme conseguenze.
Ascesa & Caduta è
una sfida alla messa in scena, ai suoi linguaggi codificati che, qui, si
presentano disorganizzati, lillipuzianamente miniaturizzati come per portare al
collasso o amplificare la portata di discorso che non è più solo teatrale.
Nella medesima direzione muove l’altro
debutto estivo di Kinkaleri, che porta a conclusione al FAR
festival des arts vivants di Nyon, con I AM THAT
AM I, il progetto nato nel 2009 con lo studio IO
MENTO e la
conferenza-spettacolo TU DICI?. Nato intorno
all’immaginario de Le Serve di Jean Genet, il testo viene
fagocitato da una ventriloqua, e così dis-detto dalla fonte che lo emette, trasformandolo misteriosamente
in un accadimento fuori controllo.
Ma torniamo al lavoro presentato al Castello Malaspina. In
Ascesa & Caduta Kinkaleri
mette letteralmente sul tavolo Aufstieg und Fall der Stadt Mahagonny, uno dei capolavori del teatro
musicale del Novecento, opera politico-satirica composta da Kurt Weill su
libretto di Bertolt Brecht. Portato in scena nel ’30, bandito dal nazismo già
nel ‘33 (ma anche i socialisti marxisti storsero il naso), Aufstieg und Fall
è la storia
dellla città utopica, Mahagonny, che promette ricchezza e divertimento, ma che
presto si svela luogo di corruzione, sfruttamento, illegalità, dove le ragazze
devono prostituirsi per sopravvivere e gli uomini vagano alla costante ricerca
di denaro per il gioco e il whisky.
Opera impressionante, a rileggerla
oggi, che vale come un zeitoper contemporaneo capace di mettere in scena un male noto, non grandioso e non tragico, che regna con una
fredda, spaventosa vitalità. Ma ciò che interessa Kinkaleri non è
solo la straordinarietà di quest’opera profetica, capace di descrivere la
società dei consumi attraverso caratteri paradossali e distorti trascinando gli
individui all’autodistruzione, o la rappresentazione di un’esistenza sociale degradata, astuta e ottusa, ma
la struttura drammatica che mischia i linguaggi, cultura alta e bassa, musica e
parole in un impasto violento e aggressivo, eppure fresco e godibile.
Per Kinkaleri Ascesa & caduta è un assolo d’attore. Marco
Mazzoni è dietro
un lungo tavolo multitask di legno chiaro, invaso da un esercito di anonimi
pupazzetti di plastica, sagome ritagliate da qualche fashion-magazine,
giocattoli a molla, “mano” a carica che camminano, figure note del fantasy americano. Il testo di Brecht
compare sotto forma di copione, cartacea ri-presentazione d’una precedente messinscena.
Mazzoni legge e getta a terra le pagine, scansiona con dei cartelli (fogli
stampati), brechtianamente appunto, atto per atto, “luoghi”, “ruoli” e
“battute”. Mentre doppia e muove i personaggi, legge, recita e canta in
italiano brani ispirati a Weill. Attraverso l’uso della voce traspone
perfettamente l’aggressiva incisività di una drammaturgia musicale che accosta
linguaggio colto a generi mutuati dalla
musica di consumo. Ballabili, canzonette patetiche, marce cedono il passo alla mitica Alabama Song, nota per le versioni dei Doors
e di Bowie, fan di Brecht, mentre in alcuni passaggi trapela l’eco di forme neobarocche o dei
codici della musica sacra di Bach e Händel.
Mahagonny, il nome della città-rete per “pescicani”, dall’indefinita collocazione spazio-temporale,
un po’ Dogville, un po’ Manderlay, risalta e si distingue in modo accentuato,
ripetuta come un grido di esultanza per il paradiso dei vizi, lontana dal duro
lavoro dell’Alaska e dalle proibizioni.
Il performer – munito solo di radiomicrofono – variando tecniche vocali e modalità espressive
traccia un disegno cromatico che passa dalla recitazione naturale al cantato
privo di accompagnamento, a segmenti lirici, sul filo di un registro
caricaturale; o ancora contrappuntando la partitura
testuale – come già nell’originale – con sequenze rag-time, jazz, con le
quali viene sapientemente stilizzata e quasi raggelata la crudezza
cronachistica delle vicende della criminale Begbick-Ritagliata e dei suoi subdoli complici Fatty-Jabba
the Hutt e Moses-ET, dei
minatori d’Alaska Jim-, Jack-, Bill-Taxi driver model e di Joe-Pee Wee Herman,
di Jenny-Maria di Lourdes e delle ragazze Posh e Troll. Se l’intera storia si svolge in
un’ambientazione allucinata, i personaggi-pupazzetti, iperconnotati e, a un tempo, privi di specchi
dimostrano, ancora di più, il loro status di figure incapaci di consapevolezza.
Con Ascesa & caduta Kinkaleri
conduce una ricerca che non cede alle lusinghe; anche quando sembra addolcire
la rappresentazione, in realtà tesse, in un equilibrio sottilissimo
e costantemente in bilico tra caricatura e puppetshow, un affresco multiforme,
sfumato e allo steso tempo ricco di un’energia gestuale che è vera e propria
coreografia in cui sono implicate una prepotente fisicità e un’inedita
vocalità. Tanto più il testo drammatico
respinge ogni enfasi, ogni giudizio esplicito o commozione o attesa, tanto più
la scena risulta ricca di invenzioni, raffinate, millimetricamente concertate
in un onemanshow in cui performer e storia narrata diventano un unico corpo
spettacolare, l’unico in grado – assicurano i Kinkaleri – di “mostrare
Brecht senza la sensazione di consumare surgelati!”.
Kinkaleri
in un libro
piersandra di matteo
*articolo
pubblicato su Exibart.onpaper n. 68. Te l’eri perso? Abbonati!
Info: www.lunaticafestival.it
[exibart]
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