Today is ok, la nuova edizione di FISCo torna a Bologna, dal 19 al 29 aprile, per presentare le realtà più rappresentative della scena performativa internazionale. E lo fa dichiarando apertamente l’ironia di una latenza che testimonia come la forza pressante del quotidiano e del reale, con tutto il corrispettivo di banalità dissacrante, sia penetrata e gareggi ormai nella creazione scenica.
Se l’idea del Festival, sin dalle prime edizioni, è quella di fare un monitoraggio delle emergenze del panorama contemporaneo con una modulazione che cambia di anno in anno, l’indagine sui temi dei linguaggi contemporanei a partire dalla scena si propone di fatto come una riflessione sull’immagine a cui si dà un sottotitolo di orientamento. A questo proposito Silvia Fanti, curatrice del Festival, afferma: “Ci sono state delle edizioni che hanno avuto dei momenti di chiarezza su delle emergenze stilistiche. Penso, per esempio all’edizione di Corpo Sottile che in qualche modo lavorava su delle similitudini rispetto al concetto di corpo, o anche alla scorsa edizione, Figura N°, dove c’erano dei dati abbastanza chiari rispetto a un panorama caratterizzato da un riemergere della figuralità nei modi di affrontare la scena. Questa edizione, invece, pur mantenendo una coerenza rispetto al registrare dei fenomeni, segnala una latenza. Siamo in un periodo di passaggio rispetto a dei dati o a degli approcci artistici che in qualche modo sono stati digeriti ed elaborati sia dal pubblico che dagli artisti stessi. Anche il concettuale –che copre un’area che a me interessa molto– in qualche modo si stava classicizzando e aveva un approccio di nuovo teleologico in cui comunque tutto era sotto controllo rispetto alla formalizzazione di una proposta. Per non parlare, poi, di certi elementi che sono stati introdotti relativamente da poco e per i quali si parla già di seconda o terza generazione e quindi anche di filoni e di scuole…”.
La nuova edizione, pensata per la cornice rivitalizzata dell’ex-Conservatoria, l’immenso archivio per i registri immobiliari progettato dall’architetto Kenzo Tange per la prima volta riconvertito a sede di eventi culturali, prende avvio con Elle court dans la poussière, la rose de Balzac, spettacolo creato dall’artista francese Yves-Noël Genod, al quale fa seguito il norvegese Brynjar Bandlien che presenta O, uno spettacolo incentrato sulla provvisorietà dello spazio e delle azioni.
In collaborazione con la rassegna L’altra Danza, il 27 aprile FISCo si sposta al teatro Comunale di Modena dove andrà in scena Nvsblla nuova creazione della coreografa Eszter Salamon. A chiudere il cartellone, il 28 e il 29 aprile Romeo Castellucci e la Socìetas Raffaello Sanzio presenteranno Hey girl!, un’indagine sul mondo adolescenziale che, polarizzando lo sguardo sullo sfaldarsi dei punti di riferimento, crea un intervallo spaziale in cui adolescente e adulto si trovano a condividere lo stesso mixer di scuoiamento e ricomposizione del reale.
“Tutti gli oggetti che presentiamo”, sostiene la Fanti, “ non hanno un dato in comune dal punto di vista stilistico: non c’è nessuna omogeneità né rifrazioni in termini estetici. C’è, forse, in comune un modo di porsi rispetto alla creazione. Penso a Brynjar Bandlien, presente a FISCo con ‘O’: un quartetto composto tutto da giovani nati tutti più o meno negli anni ’70. Nel loro lavoro, noto che mescolano con grande tranquillità degli elementi che normalmente non si sarebbero trovati assieme, affrontando le cose con un atteggiamento che è appunto quello del ‘Today is ok…’ in cui non c’è un preconcetto o una ricerca di coerenza, ma piuttosto una convivenza, un’accettazione del fluire e del cambiamento dovuto alle occasioni e a una non-stabilità.”
Nelle serate degli spettacoli si dà spazio anche alle opere video, con Donnachie & Simionato/Sinistri, Jan Kopp/*Melk Prod-Marco Berrettini, John Baldessari e Camilla Candida Donzella. Ma FISCo dà vita anche a un progetto speciale realizzato in collaborazione con Siemens Arts Program. Si tratta di Wanted, ideato dal gruppo fiorentino Kinkaleri che dal 23 al 26 aprile, coadiuvati da ospiti sempre diversi, “vivranno” gli spazi underground della Galleria Accursio di Piazza Maggiore ridefinendone quotidianamente limiti e possibilità tramite un flusso di eventi performativi, distensioni e distorsioni abitative, condivisioni sonore, stati contemplativi, riflessioni e interviste. “Si tratta di un lavoro sull’impossibile”, commenta la curatrice, “ed è interessante, per me, tenere insieme questi due aspetti, del finito e dell’infinito, del possibile e dell’impossibile o, per tornare al progetto dei Kinkaleri, Wanted, della meraviglia e dell’apocalisse. Quello di Kinkaleri è un esperimento. Non è uno spettacolo, non è una performance, non è un’installazione. Sono una serie di accadimenti in una durata che possono avere una grana più o meno intensa. Su ogni appuntamento c’è un ospite esterno che farà ciò che gli viene richiesto. In questo caso è molto importante la questione dell’ordine-esecuzione legata a una certa idea di bellezza che è insita nell’eseguire, nel fare qualcosa fino in fondo obbedendo a una richiesta esterna.
In questo modo la grana è legata alla qualità dell’esecuzione o all’individualità di chi compie quel gesto. Sicuramente, ragionando su queste categorie, cambia anche la modalità del rapporto perché non si tratta più né dello spettacolo con la “S” maiuscola, né dell’anti-spettacolo di Jérôme Bel… Siamo nel campo delle individualità libere capaci di contraddirsi. Per questo ci sono tante diversità.”
link correlati
www.kinkaleri.it
www.raffaellosanzio.org
www.eszter-salamon.com
www.teatrocomunalemodena.it
adele cacciagrano
arteatro è una rubrica a cura di piersandra di matteo
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