L’ouverture non poteva essere forse più suggestiva. Da cieli lontani ha preso infatti corpo nell’antica cornice del Castello di Arco, vicino a Riva del Garda: tra le cui imponenti rovine hanno danzato -sospesi in aria- numerosi ballerini-acrobati, che si sono esibiti sullo sfondo delle antiche mura, avvolti da giochi di luce e musica klezmer. Sull’onda della sospensione anche Fenêtres, lavoro del poliedrico danzatore-circense Mathurin Bolze, lanciatosi con spiazzante grazia in spericolati salti ed acrobazie aeree capaci di rovesciare il punto di vista dell’osservatore.
Dopo quest’inizio in leggerezza il festival ha cambiato decisamente tono e -trasferitosi negli spazi metafisici e per schiene robuste della centrale idroelettrica- ha indotto lo spettatore al confronto con i drammi del presente, pur se sublimati dalla fiction teatrale. Paesaggio con fratello rotto del Teatro Valdoca è uno spettacolo provocatorio e visionario, fatto di immobili quanto intense immagini corporee, che tratteggia una tragedia umana contemporanea, piena di lutti e di dolore, la cui unica alternativa è un ritorno all’animalità e alla natura. Anche Roberto Castello ha tentato di fotografare l’oggi attraverso una riflessione collettiva sul rapporto tra spettacolo e spettatore, invitando quest’ultimo a lasciare una traccia tangibile della sua partecipazione alla costruzione stessa dell’evento. Ricche di implicazioni letterarie le installazioni video di Fanny & Alexander, tappe di un più articolato progetto ispirato all’opera tormentata di Vladimir Nabokov. Sullo stesso tono i Motus, i quali, sulle tracce di Pasolini, ripercorrono un viaggio alla ricerca del lato oscuro delle città, disseminato dal trash della globalizzazione e della speculazione edilizia.
Di un’imbarazzante attualità Madre e Assassina del Teatrino Clandestino. Attraverso sovrabbondanze video lo spettacolo riflette l’insondabilità della psiche e dell’azione umana. Scratch Neukölln di Constanza Macras è una riflessione sulla discriminazione e sul desiderio d’evasione sperimentato quotidianamente dagli stessi protagonisti, tutti provenienti dal multietnico quartiere berlinese. Di evasione -in chiave più prosaica e domestica- si occupa anche Virgilio Sieni, mentre la Compagnia Abbondanza Bertoni e la Societas Raffaello Sanzio si rifugiano nel mito, inteso come atavica e visionaria possibilità di sintesi delle passioni umane.
Un’ampia retrospettiva è stata dedicata quest’anno a Pippo del Bono, figura un po’ ai margini della scena teatrale italiana ma al centro, con i suoi lavori disperati quanto coraggiosi, del teatro della vita. Nei giorni del festival l’artista ha girato un film, ambientato proprio negli spazi della centrale; un evento che testimonia la suggestione del luogo e che sottolinea al contempo l’ampio spazio di progettualità e di libertà dato agli artisti ospitati dal festival.
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