La libertà, come la scienza, risiede nel dubbio. È questa la massima lezione dispensata dal professor Mario Carrara ai suoi studenti, nel pieno del regime fascista. Un affermato medico legale, con grande rispetto per la scienza e l’insegnamento, in un tempo abituato a censire gli uomini e le anime con la fredda geometria appresa da Lombroso: le misure della fronte, del cranio, delle ossa. Con l’università che già insegna, in sostanza, a catalogare i segni e i sospetti sulle razze, dove il sapere diventa conformismo, le carriere si fanno con la tessera del partito cucita in tasca, e gli studenti indossano le camicie nere anche a lezione. È lo scenario portato sul palcoscenico da Claudio Fava, nel suo spettacolo teatrale “Il Giuramento”, in tour nella Penisola.
Il giuramento, foto di Antonio Parrinello
Una pièce ispirata da una storia vera, che ha caratterizzato la Storia italiana con la S maiuscola. È il 1931 e il regime fascista impone a i professori universitari un giuramento di fedeltà al Duce. Così fecero in 1238. Solo in dodici si rifiutarono, nonostante l’automatica condanna che prevedeva il taglio di quelle teste che non osavano piegarsi alla volontà del Duce. Eroi per caso, in un’Italia civile a cui era rimasta solo quell’estrema decenza: il coraggio di dire di no. Fava racconta la storia di uno di loro, liberamente ispirata alla figura di Mario Carrara: che ripudia il fascismo da un punto di vista forse più estetico che ideologico. Lo trova semplicemente ridicolo. Nelle sue espressioni patetiche, caratterizzate da quelle camicie nere inamidate e il pugnaletto ai fianchi dei ragazzi, o dalle orazioni patriottiche di certi suoi colleghi, il modo in cui a lezione hanno tutti smarrito il gusto del dubbio. In un’Italietta conformista intrisa di finto perbenismo, che guarda alla carriera, dove tutti sanno cosa sta accadendo ma pochi scelgono di stare dalla parte giusta. E quando il rettore gli comunica data e prescrizioni del giuramento – fedeltà al re e al duce – Carrara capisce di non poterlo fare. Non per eroismo né per ideologia. Del resto, come gli ricorda un amico e collega, dichiaratamente socialista, “questo Paese non merita eroi”. E lui, di fatto, non lo è. Né vuole esserlo.
Prendendo inesorabilmente atto delle menzogne della propria vita: nella delusione di fronte ai suoi studenti ai quali ha donato il proprio sapere senza mai far loro una domanda di troppo. E quando le domande arrivano, insieme ai dubbi, è forse troppo tardi. Con il professore che dopo anni di servizio anche nel carcere, come medico legale, diventa lui stesso un detenuto, nella scena finale. Intanto, sullo sfondo, gli altri professori pronunciano il loro giuramento al duce. Ligi, mansueti, rassegnati. Mentre alla storia resteranno solo i nomi dei dodici che seppero dire di no a Mussolini. E dei quali è bene ricordarsi oggi.
Alessio Crisantemi
Il Giuramento
di Claudio Fava
regia Ninni Bruschetta
musiche originali Cettina Donato
scene e costumi Riccardo Cappello
luci Salvo Orlando
con:
David Coco
Stefania Ugomari Di Blas
Antonio Alveario
Simone Luglio
Liborio Natali
Pietro Casano
Federico Fiorenza
Luca Iacono
Alessandro Romano
produzione Teatro Stabile di Catania