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“Visite” è la tua vita qui e ora, “Visite” lo è già stata. È già successo, succederà, sono io, ero io, era lui, saremo noi. Una vecchia radio, una colonna sonora incredibile, il Teatro dei Gordi che in realtà sono sei bei giovani scarni, neanche una parola e le maschere. Movimento puro, tutto in una stanza da letto che diventa presente, passato, futuro. E ridi e muori dal ridere e piangi dal ridere e dai, non è certo il caso di ridere.
E invece sì. L’ironia è secca, precisa, dirompente, divertita, lo spettacolo non perde un colpo, il ritmo è semplicemente perfetto, la conversazione completamente superflua. Si può davvero fare a meno delle parole e non chiamarlo performance. Questo è teatro allo stato puro, Grotowski redivivo, evviva evviva!
I corpi parlano, le gonne svolazzano, le dentiere traballano. Li conosci, l’hai già fatto, quante volte ti è successo, ero lì, ero io. Coincidenze, ricordi, anniversari, semplicemente vita. Meglio della vita perché editata e ritmata in una serie impeccabile di quadri, quattro uomini, due donne e le maschere. Che sembrano Baselitz umani, grandi volti di uomini e donne vecchi, enormi rughe di cartapesta, occhi grandi, capelli pochi, il tabù svelato: vivremo vecchi.
Ed è proprio una vecchia ad aprire lo spettacolo. Che i quadri che vediamo intersecarsi alla perfezione siano i suoi ricordi? Le sue gambe poi le ritroviamo attaccate al corpo giovane di una bella ragazza mora.
E invece sì. L’ironia è secca, precisa, dirompente, divertita, lo spettacolo non perde un colpo, il ritmo è semplicemente perfetto, la conversazione completamente superflua. Si può davvero fare a meno delle parole e non chiamarlo performance. Questo è teatro allo stato puro, Grotowski redivivo, evviva evviva!
I corpi parlano, le gonne svolazzano, le dentiere traballano. Li conosci, l’hai già fatto, quante volte ti è successo, ero lì, ero io. Coincidenze, ricordi, anniversari, semplicemente vita. Meglio della vita perché editata e ritmata in una serie impeccabile di quadri, quattro uomini, due donne e le maschere. Che sembrano Baselitz umani, grandi volti di uomini e donne vecchi, enormi rughe di cartapesta, occhi grandi, capelli pochi, il tabù svelato: vivremo vecchi.
Ed è proprio una vecchia ad aprire lo spettacolo. Che i quadri che vediamo intersecarsi alla perfezione siano i suoi ricordi? Le sue gambe poi le ritroviamo attaccate al corpo giovane di una bella ragazza mora.
E poi di nuovo quei vecchi tornano, ballano, giocano, alcuni scompaiono, altri resistono e tornano addirittura bambini, si rubano le caramelle. Siamo noi? Sono noi? Ci rispondono con Lavorare stanca di Pavese: una piazza vuota, una donna da cercare, un focolare da animare. Sarà il caso di farlo? Con tutto quel che succede. Vita spicciola, morte spicciola, nel mezzo di nuovo noi. Correte a vederlo!
Marcella Vanzo
Teatro dei Gordi, Visite, Teatro Franco Parenti, Milano, fino al 9 dicembre
Foto di Laila Pozzo