È un linguaggio che coinvolge il corpo a 360 gradi, nel vero senso della parola. Perché il gesto della performance mette al centro non solo il corpo e le sue potenzialità ma anche ciò che è più nascosto e silenzioso, l’inconscio, la volontà, le aspettative. Se volete saperne e anche farne di più, non vi rimane che fare un salto dalle parti di Momentary Now, scuola di performance annuale, a cura di Marcella Vanzo e in collaborazione con Zona K, associazione fondata nel 2011, a Milano, e dedicata allo scambio tra diverse discipline artistiche e culturali.
La presentazione dei corsi si svolgerà il 19 settembre, alle 19, nella sede di Zona K, in via Spalato 11. Azioni ma anche riflessioni tra arte visiva, cinema, poesia, teatro, antropologia, psicologia, sociologia, con incursioni dirette nella stagione teatrale di Zona K. A fine anno, poi, gli studeni presenteranno un progetto personale a un gruppo scelto di curatori, Matteo Bergamini, Paola Clerico e Gabi Scardi, che seguiranno il corso durante l’anno.
In occasione della presentazione della scuola di performance, abbiamo incontrato Marcella Vanzo, artista nata nel 1973 a Milano e, da sempre, impegnata in un’indagine sulle diverse possibili definizioni dell’essere umano, dalla forma più corporea e immediata, alla sua essenza storica e mitica. «Marcella Vanzo indaga uno spazio rimosso, quello del conflitto, della memoria patria, servendosi di un video e di fotomontaggi che lavorano per spostamento e sottrazione, realizzando un’opera sintetica, non retorica, radicale», scrivevamo nella recensione della sua recente mostra alla Fondazione Berengo di Venezia.
“The Momentary Now”: come è nata l’idea di questo corso, e che obiettivi ti sei data nelle vesti di insegnante verso chi si iscriverà?
«L’idea è nata dopo aver tenuto una serie workshop: non bastavano. Gli studenti in genere mi chiedono se insegno altri corsi e io ho spesso l’impressione di comprimere molto materiale in poco tempo. Un corso annuale ci dà la possibilità di esplorare a tutto tondo il mondo della performance, che è davvero molto sfaccettato e di lavorare sul progetto personale di ogni studente».
Come artista hai spesso organizzato le tue performance come una sceneggiatrice, facendo poi recitare sia persone che nella vita hanno un ruolo preciso, che attori professionisti. Con l’esperienza di “Corpo a Corpo”, prima a Milano e poi a Roma, hai performato in prima persona. “The Momentary Now” nasce a seguito anche di questa esperienza?
«The Momentary Now, il titolo un programma, nasce cronologicamente dopo entrambe le esperienze, sì. Hai colto un nodo cruciale nello sviluppo del mio lavoro. La regia, l’interpretazione e ora la condivisione. Insegnare per me è una nuova esigenza e una nuova sfida. Mi interessa molto moltiplicare e portare avanti un’esperienza di lavoro che negli anni cresce e si modifica».
A proposito, l’iscrizione è libera: potranno partecipare giovani e meno giovani, chi ha già presente che cosa è una performance e chi invece per la prima volta si avvicina a questa disciplina. È la dimostrazione che il corpo (anche dell’arte) parla un linguaggio universale?
«Non c’è limite di età né di disciplina, sebbene una certa frequentazione dell’arte, di qualsiasi tipo, dall’interno o dall’esterno, sia necessaria. La domanda d’iscrizione prevede anche la presentazione di un portfolio per gli artisti e di progetti personali per chiunque venga da mondi attigui: danza, teatro, moda, musica, design, architettura. O un’indicazione di titoli di opere ritenute rilevanti per chi, come per esempio uno studente di lettere, non si è ancora avvicinato propriamente all’arte. Che è universale e sempre disponibile, basta pensare alla facciata di una chiesa o a un graffito, per esempio».
Come si svolgeranno le lezioni?
«Sono 20 lezioni settimanali di tre ore ciascuna, il mercoledì sera, da fine ottobre a maggio. Il mio è un laboratorio teorico pratico, quindi il fare sarà condito di teoria. Il corpo, la voce, lo spazio, il mondo onirico e quello reale. Lo sviluppo del processo creativo. I lavori degli artisti, storici e non. La possibilità, unica nel suo genere, di partecipare alle performance presentate da ZONA K come performer. Quindi di mettersi alla prova immediatamente, di capire come si fa, sotto diversi aspetti. Si lavorerà da subito sul limite tra essere e performare».
E, sul finale, verrà realizzata una performance?
«The Momentary Now è un corso per chi vuole occuparsi professionalmente di arte. Come artista, come curatore, come storico, come gallerista e per chi vuole integrare il discorso corpo nella propria disciplina, l’architettura per esempio, la moda o il design. È seguito da tre curatori professionisti: Matteo Bergamini, Gabi Scardi e Paola Clerico. Altri artisti e curatori interverranno durante l’anno. E a fine anno ogni studente presenterà agli addetti ai lavori una performance, frutto di un progetto personale sviluppato durante il corso. Che per questo è a numero chiuso, per poter seguire con cura tutti i partecipanti».
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