Altre novità per la 46ma edizione 2023 Arte Fiera, la quarta diretta da Simone Menegoi, che si terrà dal 2 al 5 febbraio a Bologna: nell’ambito della prima collaborazione con Fondazione Furla, sarà presentato un inedito programma interamente dedicato alla performance. Istituita nel 2008 in seno allo storico marchio bolognese di pelletteria, per Fondazione Furla il sodalizio con Arte Fiera rappresenta un’occasione importante per partecipare attivamente alla vita culturale della città felsinea. Peraltro, la Fondazione ha già attivato, dal 2017, il programma Furla Series, incentrato sulla produzione di mostre e eventi dedicati ad alcuni tra i più significativi artisti nazionali e internazionali, realizzati in collaborazione istituzioni d’arte italiane di alto profilo. Nairy Baghramian e Andrea Bowers sono state le protagoniste delle ultime due mostre, realizzate con GAM – Galleria d’Arte Moderna di Milano.
Per la prima edizione del programma di performance con Arte Fiera, curato da Bruna Roccasalva, direttrice artistica della Fondazione, è stato invitato il collettivo Public Movement, che presenterà un intervento mai visto in Italia. Fondato nel 2006 in Israele da Omer Krieger e Dana Yahalomi e condotto, a partire dal 2011, dalla sola Yahalomi, il gruppo Public Movement porta avanti una ricerca che unisce l’ambito performativo a un approccio di stampo politico e sociale. Per Public Movement, la performance è una forma di intervento diretto all’interno della società, un dispositivo con cui attivare situazioni che stimolano lo sviluppo di un pensiero critico. Attivo in musei, biennali e festival di tutto il mondo, Public Movement si è esibito presso istituzioni internazionali come il Guggenheim Museum e il New Museum di New York, la Biennale Internazionale di Göteborg, il Tel Aviv Museum of Art, la Biennale di Berlino, l’Asian Art Biennial di Taiwan, il Pinchuk Art Center di Kiev, l’Impulse Festival di Düsseldorf, il Baltic Circle Festival di Helsinki, Performa a New York.
In occasione dell’edizione 2023 di Arte Fiera, il gruppo presenterà a Bologna Rescue, un progetto che, cercando una prossimità, una continuità con il pubblico, mette in dialogo la finzione e la realtà, tra installazione, performance e coreografia. Presentata per la prima volta al Tel Aviv Museum of Art nel 2015, Rescue è una «Danza politica» che vede cinque componenti del gruppo eseguire una coreografia di movimenti che hanno studiato e imparato attraverso l’addestramento con addetti alle operazioni di soccorso in Israele e in Europa. Lo scenario in cui si svolge l’azione è un imponente cumulo di macerie di cemento, evocazione di un crollo di cui non conosciamo la causa.
Il riferimento non è solo alla rilettura della cronaca recente – dalla guerra in Ucraina all’assalto in Brasile, passando per le catastrofi naturali, ultima delle quali, in Italia, l’alluvione che ha colpito l’isola di Ischia – ma anche all’elaborazione di un trauma storico. È il caso della strage di Bologna del 1980, evento che Dana Yahalomi conosceva e che ha orientato la sua scelta, condotta in dialogo con la curatrice, di riproporre proprio a Bologna un’operazione come Rescue.
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