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Don Chisciotte: a Palazzo Reale di Napoli, una rilettura contemporanea
Arti performative
Le mirabolanti avventure dell’hidalgo Alonso Quixano conquistano una cornice storica ed emblematica della città di Napoli: il Palazzo Reale. Il salone d’Ercole diviene uno sfondo cavalleresco per la performance art “Don Chi? Tra mulini a vento e castelli in aria” ideata dall’artista Mauro Maurizio Palumbo, in scena con Salvatore Camerlingo, Maria Lucarelli, Ilaria Tucci, Sabrina Santoro, Nadia De Crescenzo, Kevin Catone. L’evento, tenutosi nella serata di sabato 29 ottobre, si inserisce all’interno della mostra in corso “Don Chisciotte tra Napoli, Caserta e il Quirinale: i cartoni e gli arazzi”, prorogata fino al 10 gennaio 2023.
Le gesta dell’indomito cavaliere senza macchia e senza paura, nato dalla penna di Miguel de Cervantes, vengono rivisitate in una connessione interartistica tra danza, narrazione e canto. L’esibizione prende il via con un ingresso mistico legato al numero sette (non a caso l’equivalente dei protagonisti) considerato sin dall’antichità il simbolo della perfezione e della mediazione tra umano e divino. Lo spettacolo si svolge tra guizzi deliranti, intervallati da brevi interazioni con il pubblico. I mulini a vento non assumono la forma di giganti contro cui combattere, bensì di girandole mosse a schegge impazzite, in una visione allucinata che fa perdere la concezione della realtà. Trotterellando come il Ronzinante, i performer ci invitano a scoprire chi tra loro è il vero Don Chisciotte contemporaneo, in un movimento tellurico di corpi vibranti.
La performance si fa carico di temi sociali rilevanti. quali la salvaguardia dell’ambiente, la diversità di genere, il multiculturalismo, l’inclusione e la caducità della vita, la speranza di una società scevra da qualsiasi pregiudizio. In analogia con Don Chisciotte che decide di guerreggiare le ingiustizie, le prepotenze e i soprusi, mettendo in luce la propria individualità fuori dagli schemi cristallizzati, in cui emerge l’istinto, la follia e l’ignoto.
Don Chisciotte è il portavoce della bellezza dell’immaginazione, oltrepassando il confine tra il possibile e l’impossibile, pregno di farsa e ironia. Un modo per adattarsi alla tragedia esistenziale dell’umanità nel disfacimento culturale in cui l’arte rappresenta un rinnovamento senza filtri. La performance si avvale del potere comunicativo e universale del linguaggio artistico, svolge un’opera liberatrice in avanscoperta, indossando l’armatura del cambiamento sociale.