Cosa vuol dire lavorare con i sentimenti? Quando ce ne prendiamo cura? Cosa spaventa le istituzioni? Partendo proprio da questi temi, a Milano, l’Associazione Mercurio e Fabbrica Bini hanno dato luogo, il 13 dicembre, a Don’t fight the feelings, una serata speciale per esplorare i temi della fragilità emotiva, della formazione e dell’inclusione, attraverso l’opera performativa di Martina Rota.
Don’t fight the feelings, curata da spazioSERRA e nata da un invito di Cloe Piccoli, diviene l’occasione per mostrare al pubblico l’impegno sociale dell’Associazione Mercurio, impegnata dal 2014 a portare un pensiero critico e inclusivo nelle scuole, proponendo, attraverso diversi laboratori artistici, attività creative e relazionali come “la palestra delle emozioni”. Quest’ultima è un progetto realizzato per portare nelle scuole secondarie di primo grado dei percorsi didattici dedicati all’espressione artistica, corporea e performativa, che hanno l’obiettivo di contrastare il disagio psico-emotivo e sostenere i giovanissimi nel loro percorso identitario e di conoscenza espressiva.
Oggi più che mai il tema dei sentimenti, dell’educazione di quest’ultimi, è fondamentale. Vediamo le istituzioni bloccate, impassibili, terrorizzate dall’affrontare questi temi. Mai come prima i sentimenti spaventano, le fragilità sono viste come minacce politiche verso quell’antico mito dell’austerità. Non c’è permesso di essere fragili, non c’è permesso di piangere. Rimaniamo intrappolati dentro binomi emotivi che discriminano ciò che è giusto provare da ciò che non lo è. Accettiamo solo emozioni “felici” o, al massimo, quelle spettacolari, quelle da film drama, quelle che solo le canzoni possono esprimere, quelle relegate all’altro, un altro utopico ovviamente, un altro distante da noi. Forse si ha il terrore della prossimità di certe emozioni, della loro esternazione.
Don’t fight the feelings è un’opera performativa che tratta le emozioni, che racconta, palesando, una ricerca sperimentale e individuale che è dentro ognuno di noi. Il lavoro di Martina Rota nasce dalla quotidianità, dalla volontà di condividere una ciclicità, una processualità emotiva che si propaga da una semplice domanda: “come mi sento?”.
Don’t fight the feelings è il terzo capitolo di un ciclo di lavori performativi. Cominciato con I can still taste you, presentato nel 2020 all’Archivio ViaFarini, e seguito da Don’t fuck with my hunger, presentato a spazioSERRA nel 2021, Don’t fight the feelings è un’opera performativa site-specific, all’interno di Fabbrica Bini, che porta con sé una metapalestra composta da cinque pertiche che si mimetizzano con l’ambiente circostante, modificandolo e orientandolo.
Il lavoro, ideato da Martina Rota, prende vita con la partecipazione di dieci giovani performer, studenti del Liceo Coreutico Tito Livio di Milano, i quali si fondono e si mischiano in una danza emotiva volta a riscoprire la fiducia. Diviene un’opera che richiama all’ascolto, una pratica coreografica ed immaginifica nata dall’idea di abitare uno spazio altro, uno spazio emotivo, e di riscoprire nuove regole di prossimità.
È una performance contemporanea che guarda il suo tempo, che si relaziona con le generazioni, con il sentire e con il provare. Diviene un lavoro di composizione istantanea sul presente, un “cruising” emotivo, un gioco di sguardi attivi proiettati verso il pubblico. Il lavoro si completa con un centinaio di ghiaccioli, metafora ludica e accattivante, che entrano come oggetti scenici in un loop costruttivo e distruttivo. Essi raccontano un tempo che scorre, una potenzialità fluida e polimorfa che ci insegna a lasciarci andare, a stare nel presente e a rimanere in ascolto.
Quanto tempo dedichiamo ad ascoltare? Con quanta forza combattiamo e silenziamo i nostri sentimenti? Don’t fight the feelings ci ricorda questo, perché è un gioco di sguardi, perché è un vivere nel tempo, perché poi si cade, perché poi si corre, perché poi si salta, perché poi si mangia, poi si gioca, poi si accumula, si scopre, si prova, si misura, si distrugge, si piange e si respira. Cumuli di corpi risuonano, cantano e vibrano come un corpo unico. Don’t fight the feelings, non combattere i sentimenti, è un invito, è una presa di posizione verso una società fagocitante che non sa più ascoltare.
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