27 giugno 2024

In Salento, una performance artistica per non dimenticare il dialetto griko

di

A Castrignano de’ Greci, nel Salento, un’azione performativa dell’artista Muna Mussie per accendere l’attenzione sulla scomparsa della lingua grika e farci riflettere sulle sue conseguenze

Muna Mussie, Oblio Pianto del Muro, Progetto Prender-si cura, Mattatoio 2022. Credit Pietro Bertora © 2022 Azienda Speciale Palaexpo
Muna Mussie, Oblio Pianto del Muro, Progetto Prender-si cura, Mattatoio 2022. Credit Pietro Bertora © 2022 Azienda Speciale Palaexpo

Con Oblio/Channo, l’artista Muna Mussie, chiude il primo anno di residenze senior del progetto Ogni casa è un Villaggio. Con la curatela di Claudio Zecchi, l’opera Oblio/Channo allarga le maglie del centro del contemporaneo Kora, a Castrignano de’ Greci nel Salento, con l’azione performativa di venerdì, 28 giugno, a partire dalle 10, in cui Mussie darà vita a una nuova tappa di questo viaggio. Oblio è iniziato nel 2021 a Torino ed è incentrato su una riflessione sul concetto dei vuoti e dei rimossi della memoria storica collettiva e personale. La parola scelta dall’artista per l’azione performativa che si terrà sotto il porticato dell’ex scuola Don Gnocchi è “Channo” che significa “io perdo”, una parola dai molteplici riferimenti potenziali, come quello legato al contesto locale e alla perdita della lingua grika, il dialetto greco-italiota parlato nella regione della Grecia salentina, in provincia di Lecce.

Oblio/Channo è un anti-monumento temporaneo risultato di una performance collettiva che si svolge nell’arco della giornata. L’azione è accompagnata da un suono realizzato del sound designer Massimo Carozzi che, per l’occasione, ha sviluppato una partitura attraversata dalle registrazioni vocali di parole lette in griko da Francesco Avantaggiato, su uno sfondo sonoro creato a partire dall’elaborazione dei tradizionali Canti di Passione quali linguaggi espressivi che rimandano ai secoli passati, ai rituali dell’area grika.

Ritratto Muna, ph. Monia Ben Hamouda
Ritratto Muna, ph. Monia Ben Hamouda

Ed è così che la performance e il suono disegnano, insieme, un atto che trova la sua sintesi nel rituale meditativo del ricamo, come dice l’artista, nata in Eritrea nel 1978. Un rituale lento e lontano dall’efficientismo del presente, la trasformazione di un gesto intimo in un gesto collettivo di coesione ed empatia. Un gesto di riattivazione e riemersione della storia e della memoria collettiva. Un’azione performativa in linea con quella che è la visione di Kora, guidato da Paolo Mele, che si conferma un luogo di produzione e ricerca multidisciplinare sul contemporaneo tra i più importanti del sud d’Italia.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui