Assistere a un lavoro di Jan Fabre può cambiare la percezione che si ha del teatro e della performance. Spettacoli dallo stile iconico in cui il corpo ha un ruolo centrale, con la sua fisicità, quasi violenta, e con la sua spiritualità, capace di trasformare un gesto in rito. Il linguaggio di Fabre sintetizza, facendoli propri, gli insegnamenti dei grandi maestri del teatro del Novecento, dagli impulsi di Grotowski, alla biomeccanica di Meyerhold, dal corpo senza organi di Artaud, alle maschere di Lecoq e Decroux, arrivando all’uso dello spazio vuoto di Brook. Il prendere, fare proprio e reinterpretare, è il grande metodo di Jan Fabre, uno dei maestri della scena contemporanea attuale.
Il libro “Dall’azione alla recitazione. Linee guida di Jan Fabre per il performer del XXI secolo” – arrivato in Italia grazie alla collana Drama di Franco Angeli, diretta da Fabrizio Gifuni e coordinata da Matteo Franco – racconta con spessore, scientificità e ricchezza di dettagli il metodo del regista belga. Il volume pensato con Luk Van den Dries, professore in studi teatrali all’Università di Anversa, e in stretta collaborazione con tre dei performer di Troubleyn, la compagnia di Fabre, Annabelle Chambon, Cèdric Charron, Ivana Jozic, si presenta sia come un manuale per coloro che si vogliono avvicinare alla performance sia come un manifesto della poetica di Fabre, maturata e perfezionata in decenni di attività.
Diviso in cinque sezioni, la prima è dedicata ai 12 “principi performativi”, ovvero l’approccio metodologico di Fabre o una grammatica di base: dalla respirazione – che trae ispirazione alla pratica dello yoga pranayama) alla “Angelfeet”, fino alla “durata e ripetizione” e “abbandonare il controllo”. La seconda parte del volume è quella più corposa, dedicata ai 38 esercizi di perfezionamento del performer, ovvero il “training fisico, mentale e vocale del performer – training che passa attraverso la trasfigurazione del corpo, l’interazione tra l’essere umano e il mondo animale, tra la ragione e l’istinto, tra il caos e la disciplina”. Le schede, dall’esercizio più facile “Respirazione addominale” a quello più complesso “Risata/Ceffone”, offrono approfondimenti storici e riferimenti agli spettacoli, stuzzicando la memoria degli spettatori.
Ogni esercizio nasce infatti dalla pratica diretta sul campo e dalla lunga esperienza del regista e dei suoi performer, tanto che alcuni esercizi sono omaggi agli stessi collaboratori di Fabre, come “Eros/Thanatos” dedicato ad Annabelle Chambon, o “Estasi” dedicato a Els Deceukelier. La terza sezione si concentra sulle improvvisazioni, la quarta ai modelli coreografici e performativi. La quinta infine ai tutorial per i formatori, dei veri e propri percorsi di avvicinamento delle nuove generazioni di performer.
Ciò che spicca, nelle oltre 300 pagine del libro, è come per Fabre sia centrale il concetto di consilience, il continuo passaggio dalla conoscenza di un dominio scientifico a un altro. Negli esercizi, oltre ai maestri del teatro, riecheggiano gli insegnamenti di Lorenz sul potere dell’imitazione, gli studi sui neuroni specchio di Rizzolatti, e il rapporto uomo-animale, così caro all’omonimo Jean-Henri Fabre, entomologo. Il corpo e la sua consapevolezza fisica diventano la materia della recitazione: il corpo si fa campo di battaglia e ricezione di memorie, da cui attingere e dare vita a nuove scene, nuove vite. Il “guerriero della bellezza”, come Fabre chiama i propri performer, fa del mantra “dall’azione alla recitazione” la propria filosofia. Da queste interconnessioni si entra nella psicologia del regista, mettendone a fuoco le sfumature e la potenza che poi prendono vita in scena.
Un libro di interessante lettura non solo per chi si accinge al mondo della performance attraverso la pratica di uno dei maestri degli ultimi decenni, ma anche per gli studiosi e appassionati del lavoro performativo tout court. E grazie a questa ricerca metodologica e interdisciplinare di Fabre il volume acquisisce un ruolo chiave per i performer di domani, diventando un anello di congiunzione tra l’ieri e l’oggi.
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