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La performance itinerante di Bios Vincent arriva in Sicilia e non si ferma
Arti performative
Presentata la prima volta a Milano, il 16 ottobre 2020, la performance itinerante “Will You Still Love Me Tomorrow?” dell’artista Bios Vincent avrà luogo anche a Palermo, presso Palazzo Belmonte Riso, il 25 novembre 2021, in occasione della Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne.Protagonista della performance è l’artista stesso nelle vesti di Pinocchio, suo alter-ego dal 2009.
Nella sua ricerca, Bios adotta il linguaggio dell’arte e, in special modo, quello della performance, per intessere un fertile dialogo con il suo pubblico. I suoi interventi trattano urgenti tematiche di tipo sociale; in passato si è occupato di ecologia e violenza sui minori, oggi ci propone una potente riflessione sulla violenza di genere. “Will You Still Love Me Tomorrow?”, un intervento di tipo partecipativo, nasce infatti con lo scopo di costruire, assieme alla cittadinanza che vi prende parte attivamente, un dialogo e una successiva riflessione sull’urgente tematica della violenza.
A partire dal 2020 l’artista accoglie sul sito iamyou.it tutti i messaggi che gli utenti inviano e condividono circa il grande tema dell’amore. Tali parole, riflessioni e pensieri, sono trascritti dall’artista su alcune frecce incastonate all’interno di 1000 e più cuori di cemento, i veri protagonisti della performance.
Durante l’intervento performativo si osserva Bios Vincent mettere in piedi un’installazione composta dalle sculture di cemento che, prima ammassate in un mucchio informe, vengono man mano collocate in una sistemata distesa di parole e pensieri. Alla confusione dell’ammasso di cuori corrisponde il disordine e lo scompiglio generato della violenza, di qualsiasi tipologia essa sia, e la consequenziale necessità di dispiegare e affrontare il problema. Componendo in maniera ordinata questo mare di pensieri e desideri positivi e costruttivi, l’azione concorre a lasciare uno spiraglio di speranza e fiducia rispetto all’eliminazione delle violenze. La distesa finale vuole infatti riflettere sulla necessità di professare un amore vero, sincero e positivo a discapito di un sentimento aggressivo.
“Will You Still Love Me Tomorrow?” è infine concepita come progetto itinerante, lo scopo dell’artista è di affrontare la tematica su larga scala, ma anche di radicare il discorso della violenza di genere e dell’amore pericoloso sui territori nei quali interviene con il suo lavoro. Presentato la prima volta in Piazza XXV Aprile il 16 ottobre 2020, con il patrocinio del Comune di Milano, la performance sarà replicata anche in altre tappe italiane, e non solo, grazie alla promozione dell’associazione culturale Verticallinea.
L’artista ha inoltre recentemente attivato una collaborazione con l’Istituto Professionale di Stato per l’Enogastronomia e l’Ospitalità Alberghiera “Ignazio e Vincenzio Florio” di Erice, sua città natale. Nel mese di maggio ha infatti proposto un laboratorio con le studentesse e gli studenti della scuola, i quali hanno potuto scrivere i loro messaggi d’amore, e sull’amore, direttamente sulle frecce dei nuovi cuori di cemento, usati per le prossime performance.
“Will You Still Love Me Tomorrow?” è dunque molto più di una performance itinerante: è un grande progetto comunitario che mira a coinvolgere più persone possibili per affrontare una grave tematica del nostro presente. Il prossimo appuntamento sarà il 25 novembre presso Palazzo Belmonte Riso, a Palermo, dove, a termine della performance, la distesa di cuori rimarrà installata e fruibile fino al 31 dicembre 2021. Abbiamo raggiunto l’artista per farci dire di più
Come nasce “Will You Still Love Me Tomorrow”?
«Da un po’ riflettevo sulla possibilità di attivare un progetto che trattasse il problema della violenza di genere, poi ci siamo ritrovati a vivere un periodo di costrizione a causa del Covid-19, per il quale tutta la vita è stata interrotta, e ho avvertito la necessità di individuare una via d’uscita. Mi è parso di poter cogliere questa scappatoia in un concetto semplice, ma al contempo antico e sacro, quale la forza dell’Amore, che, per quanto banale, può aiutarci a superare anche le più grandi difficoltà.
Nelle precedenti fasi del mio lavoro ho realizzato opere e azioni dal forte impatto, sempre di denuncia della violenza, come “Camerardente”, “MaDonne” o “Amami”. In questo frangente ho invece sentito il bisogno di sprigionare una forza positiva, che fosse al contempo potente e delicata. Ho così realizzato i cuori e li ho affidati ai pensieri e ai messaggi del popolo della rete che si è mostrato subito generoso ed entusiasta. Così nasce “Will You Still Love Me Tomorrow?”, messaggio dopo messaggio, sulla piattaforma www.iamyou.it si è generato un universo poetico fatto di ogni tipo di suggestione sull’amore, e io riporto questi pensieri sui miei cuori».
Perché hai deciso di utilizzare la forma del cuore per trattare tale tematica?
«Il cuore è il motore del corpo umano, ogni sua pulsazione alimenta la vita, una forza che si consuma e si rigenera con il flusso e riflusso dei sentimenti umani. I miei cuori sono fatti di pietra ma ogni pezzo è unico, esattamente come ogni essere umano e come la sua concezione del mondo e dell’Amore. Ogni cuore è colpito da un messaggio d’amore scagliato da un mondo lontano di cui esso si fa portavoce, le parole che lo attraversano lo rianimano».
Parlami del perché hai deciso di dare vita a questo progetto usando le parole degli altri, che continui a ricevere tramite la piattaforma che hai creato.
«Rispetto ai miei interventi precedenti, qui ho voluto ideare un progetto sull’importanza della comunicazione. Ho deciso di presentare un luogo in cui dare spazio al bisogno umano di esprimersi: è attraverso la parola e il dialogo che si armonizzano i contrasti e si concretizzano gli aneliti. Il tema del messaggio inizialmente verteva sul rapporto d’amore tra due persone, poi ha iniziato a diversificarsi, coinvolgendo anche animali, natura, idee. Il progetto sta perciò prendendo tante direzioni inaspettate, dal respiro universale».
Perché nel titolo del tuo lavoro hai deciso di fare riferimento alla canzone del gruppo musicale Shirelles del 1960?
«La domanda espressa dal titolo della canzone, “Mi amerai ancora domani?”, esprime un’esigenza, ma anche un’incertezza che può farci smarrire, attraverso la quale, a prescindere dalla risposta, possiamo giungere a un senso maturo di condivisione».
È interessante come per parlare di un’urgenza simile tu abbia adottato un’espressione estetica di tipo partecipativo, è importante coinvolgere attivamente il pubblico in queste riflessioni, non trovi?
«Sono pienamente d’accordo, infatti per me l’artista è come un elefante che, avvertito il pericolo, allarma tutti gli altri animali perché si salvino; il suo senso di comunità lo motiva a vegliare sul proprio branco, ma anche sulle altre specie animali con cui condivide l’habitat. Similmente, in quanto artista, sento di dover allarmare il mio branco nell’avvertire un pericolo, suggerendo un cambio di rotta. Non so se il mio contributo possa mai essere sufficiente, io faccio la mia parte evidenziando l’orrore generato dalla violenza di cui l’essere umano stesso è complice.
L’arte da sola probabilmente non sarà sufficiente a risolvere la questione, ma può svolgere un importante ruolo di sensibilizzazione e coinvolgimento. Per questo ho deciso di adottare il medium della performance, per coinvolgere il mio pubblico in una liturgia in grado di restituire, attraverso tutti i sensi e le emozioni, l’importanza di un gesto. La comunicazione emozionale può unire gli animi sensibili e dare loro la forza di denunciare e superare ciò che non è accettabile, che non lo è mai stato, e mai lo sarà.
Per tale motivo oggi prediligo i lavori di tipo partecipativo, i quali mi consentono di costruire, attraverso il linguaggio artistico, un vero dialogo con la gente e tra la gente».