È domenica mattina e sono all’ultimo piano di un hotel alla Bovisa. Fuori c’è Milano, tutta Milano. La guardo dall’alto, la riconosco e mi perdo. Questa è la mia città, nel bene e nel male cresce ed occupa sempre più cielo. Ad accogliermi c’è Andy Field, uno scrittore inglese che per due settimane ha lavorato coi bambini di una scuola elementare qui vicino.
Mi consegna una piccola cassa stereo e mi indica un punto sul balcone. A destra il bosco verticale, Gae Aulenti e anche il modesto fungo all’imbocco della via in cui vivo. A sinistra i vetri colorati del Virgin Active di via Imbonati. Guardo e ascolto la voce di Jamal, 39 anni detti da un bambino che sarà architetto, che vuole costruire case e palazzi per chi ne ha bisogno, che vuole parchi e più verde con gli animali liberi e persone più rilassate. E un supermercato per i poveri dove è tutto gratis.
Noto una ciminiera sulla destra coperta di mosaici fioriti, una bella scoperta, da sotto non l’avevo mai vista.
E accanto a me all’improvviso c’è Jamal in carne e ossa, un bel bambino nero, si presenta, ha 9 anni è nato a Milano. Ha un cannocchiale in mano e guarda lontano fino a che l’audio termina. Poi me lo passa il cannocchiale. Si vede l’orizzonte dice, mentre io vedo palazzi grandi che mi si stagliano incontro. Preferisco la sua versione.
Chiacchieriamo. Vuole sapere come mi chiamo e quanti anni ho, cosa ho fatto per la città, come mi sento quando la giro, cosa mi piace e cosa no. Mi fa vedere dove abita e mi chiede di mostrargli dove abito io. Non so da dove venga, è nato qui e mi dice che ci sono persone cattive in giro. Temo sia vittima di razzismo ma mi dice che i cattivi non li ha mai incontrati. Un sospiro di sollievo.
L’audio riprende e la voce di Jamal mi racconta che ora ha 69 anni e sta assistendo a una catastrofe, un tornado elettrico, morti e sangue dappertutto. Comincio a preoccuparmi. Quando è il mio turno gli chiedo della catastrofe e mi dice che l’hanno preparata in classe tutti insieme, ne hanno strutturate due come visione del futuro, Andy mi dice che parlavano dei cambiamenti climatici e i bambini hanno deciso per quello. Alegher.
Jamal mi spiega che è nato a Milano ma i suoi genitori sono di Cuba. E che da grande oltre all’architetto vuol fare anche l’artista perché gli piace disegnare. Quante buone notizie.
Milano oggi è sotto un cielo da day after effettivamente. Giallino, biancastro, qualche sporadica goccia di pioggia. Jamal mi sorride da dentro a un piumino giallo. Mi chiede se ho fatto qualcosa per la città e se volessi andare in comune a parlare della città con qualcuno. Gli parlo di un video che ho girato in città e di una piccola scuola d’arte che sto per aprire.
L’ultimo audio parte e Jamal sparisce. Nell’audio ci sono le voci di tutti i bambini che mi parlano della città quando avranno 99 anni: macchine che volano, grandi parchi e case che sorridono. E poi essere abbastanza vecchi da non poter fare più niente e soprattutto non DOVER fare più niente. Ai 99 ci potremmo rilassare insomma. Da questa piccola frazione di futuro, da questo sprazzo dolce di realtà aumentata vi auguro lunga vita e buona domenica.
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