-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Movimenti di un corpo che resiste: il project space Rouge presenta Wire
Arti performative
Su un terrazzo di Matera si è svolto il progetto “Wire”, un atto di resistenza creativa realizzato da Rouge, project space con base a Milano ma che riunisce artisti provenienti da diversi Paesi. Reso disponibile in streaming su YouTube dal 25 aprile, il progetto intende rispondere alla pressione tecnologica alla quale è stato sottoposto il mondo dell’arte, in seguito alle chiusure di musei e gallerie dovute all’emergenza Covid-19.
“Wire” si è compiuto attraverso una serie di azioni realizzate da Alessandro di Lorenzo, il cui corpo ha creato una connessione tra le opere di Joshua Mercan Rodriguez, Blandine Rotival, Isabella Furness, George Richardson e Andrea Noviello dando a queste una condizione di esistenza. Un corpo che è divenuto materiale duttile, in grado di creare la presenza del tocco degli artisti assenti, ma presenti attraverso le loro sculture. Un dialogo aperto, un incontro tra elementi organici in grado di far emergere sensazioni quasi primordiali.
La mostra cerca di «Ricongiungere la rottura che separa i corpi, l’isolamento che forza ad una lontananza. La speranza che anche la distanza può essere generativa e che nelle mani del singolo possano essere contenute anche quelle dell’altro», ci hanno raccontato gli organizzatori.
La tecnologia che non sostituisce il corpo
Nell’involucro tecnocratizzato in cui siamo avvolti, è necessario ricordare la necessità del corpo e la sua relazione con la tecnologia. Resistenza alla tecnologia ma non rifiuto. «Ci siamo sforzati di capire quale sia il sistema più intrigante e non limitarci a creare contenuti». L’uso della webcam è stato considerato come un supporto visivo, medium vivo e organico e subordinato all’artista.
Le dichiarazioni di intenti di “Wire” espresse da Rouge desiderano essere universali perché è necessario riconoscere la necessità del contatto, virtualmente irreplicabile. «Sono incapace di solleticare me stesso. La sensazione di essere solleticato è la sensazione di essere toccato dalla mano dell’altro. Il solletico è la sorpresa, l’insorgere di una distanza o trascendenza, l’assenza dell’altro come forma paradossale della sua presenza (assente)».