Un nuovo centro per l’arte performativa rivolto alle sperimentazioni d’avanguardia e aperto al dialogo e alla ricerca, con un focus sull’arte visiva, scenica e sonora. Aprirà a Bergamo, in via Nazario Sauro 3/a, Performatorio, spazio nato da un’idea di Fiorenzo Terenghi e Stefano Scandella, che hanno dato vita al progetto insieme a Laura Nozza attraverso la costituzione dell’Associazione P-Aps, organizzazione no-profit che ne curerà il programma di eventi, affiliata alla rete nazionale AICS – Associazione Italiana Cultura e Sport.
«Vogliamo esplorare le tematiche del presente attraverso i registri dell’arte performativa, indagando la connessione tra corpo e linguaggio», spiegano i promotori di Performatorio, mettendo in evidenza come il nuovo centro voglia proporsi come nuovo punto di incontro e scambio per artisti, operatori, produttori e pubblico, «Portando nuova energia in città e allo stesso tempo colmando un vuoto presente nel territorio locale e regionale».
Situato nei pressi della GAMeC e dall’Accademia Carrara, la sede di Performatorio è stata ricavata in un piccolo edificio di Bergamo, in passato adibito a lavatoio. Dunque, il progetto è partito dal recupero di un luogo inutilizzato, per restituire «Una nuova storia a un piccolo frammento della città, facendo cultura». Lo spazio è stato concesso dal Comune di Bergamo all’Associazione P-Aps.
«In un mondo voyeuristico, fatto di icone da guardare e immagini virtuali, Performatorio porta l’attenzione al corpo come linguaggio, all’azione, alla relazione tra performer e pubblico, all’esperienza che ogni volta è unica e irripetibile», continuano, sottolineando due termini chiave del momento storico attuale, quali «Azione e relazione», considerati come «Un binomio necessario» da mettere in dialogo con l’arte, «Un importante termometro sociale, capace di illuminare, di creare valore e dibattito».
Primo appuntamento in programma per giovedì, 25 gennaio, alle ore 18:30. Ad accogliere gli intervenuti, la Torpedine, «La nostra safe-zone in cui accorciare le distanze; un incontro che prenderà forma in divenire». Tra gli ospiti, l’artista Matteo Rubbi con un intervento e le sonorità di Ballardian Dream Machine, aka Edoardo Serena, «Il “Turco meccanico” che programma sogni di cemento, una macedonia di visioni ballardiane masticata, digerita, e costantemente rimescolata nel ventre del tempo».
Si prosegue il 3 febbraio con Jacopo Benassi, che presenterà una «Performance di musica analfabeta, produttrice di cacofonia, sgradevole all’orecchio». «L’idea alla base di questo progetto è quella di lavorare su una “non musica” fatta di rumori senza controllo creata con un flicorno o trombone sul quale sono stati applicati un effetto voci e una fotocamera», spiega l’artista, fotografo e musicista, classe 1970. «Spostando lo strumento verso le casse amplificate, semplicemente soffiando, si genereranno dei suoni che potrò modificare attraverso l’effetto; il flicorno sarà amplificato attraverso dei jack wireless in modo da evitare l’utilizzo di cavi e permettermi così di muovermi liberamente in un uno spazio pre-determinato, scattando foto durante la performance e coinvolgendo il pubblico – parte fondamentale dell’azione».
Gli appuntamenti continueranno per tutto l’anno, fittamente scanditi: il 24 febbraio con Violaine Lochu (Fr); il 29 marzo con Ryosuke Kiyasu (Jp); il 20 aprile con Ateliersi (It); il 18 maggio con Hyenaz (De); il 07 giugno con Jacopo Miliani (It), con la partecipazione del sociologo Enrico Petrilli.
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