17 agosto 2024

Short Theatre 2024: a Roma, 11 giorni all’insegna delle Performing Arts

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11 giorni e 50 progetti di 40 compagnie provenienti da ogni parte del mondo, in 13 luoghi iconici di Roma: il programma di Short Theatre 2024, il festival che racconta la vitalità delle performing arts

El Conde de Torrefiel, Ultraficción n. 1, foto di Inés Bacher

Short Theatre torna a Roma dal 5 al 15 settembre 2024 per la sua diciannovesima edizione, per raccontare la vitalità della creazione contemporanea, specialmente nel settore delle performing arts. Diretto per l’ultimo anno da Piersandra Di Matteo, in questa tappa finale del suo percorso il Festival si presenta come un vibrante mosaico internazionale, con 50 progetti e 40 compagnie provenienti da ogni angolo del mondo, dall’Italia al Rwanda, dagli Stati Uniti al Messico.

Con il tema Viscous Porosity, il festival invita a esplorare le connessioni fluide tra umano, natura e società attraverso un programma diffuso tra 13 location iconiche della città, come La Pelanda – Mattatoio di Roma, il Cimitero Monumentale Verano e il Teatro di Documenti. Gucci, per il terzo anno consecutivo, supporta l’evento come Main Sponsor, sottolineando il suo impegno verso l’arte e la cultura.

Dana Michel, Mike © Françoise Robert

Il festival si distingue per la sua multidisciplinarietà, con performance che spaziano dalla danza alla musica, dal teatro alla sperimentazione sonora. L’edizione 2024 celebra anche la storica compagnia El Conde de Torrefiel con il focus PRISMA 2024, offrendo un’esperienza immersiva che abbraccia teatro, letteratura e arti visive.

Tra i protagonisti, ritroviamo Rimini Protokoll con due lavori che sfidano le convenzioni teatrali, e una serie di debutti nazionali di artiste come Dana Michel e Katerina Andreou. Un altro punto forte è la “stanza sonora” allestita a La Pelanda, dove il suono diventa protagonista di un dialogo continuo tra corpo e ambiente.

Short Theatre 2024 non è solo performance, ma anche un laboratorio di idee, un luogo di incontro per pensatori critici e artisti emergenti. Tra workshop, masterclass e conversazioni, il festival si pone come un crocevia di saperi e pratiche che disegna una mappa dell’arte contemporanea, intrecciando passato e presente, tradizione e innovazione.

Stina Fors, A Mouthful of Tongues, foto di Franzi Kreis

Per il programma completo, potete dare un’occhiata qui.

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