La performance Donne per il Rojava, presentata il 26 ottobre all’inaugurazione del festival Herbstsalon di Berlino, è stata elaborata da Hito Steyerl a fronte della minaccia della Turchia di invadere l’area che, oltre a essere l’unica regione relativamente stabile della Siria, è anche considerata dal popolo curdo come una delle quattro parti del Kurdistan. L’artista chiede pubblicamente alla Germania di non utilizzare i suoi lavori come parte della “diplomazia culturale estera” del Paese finché lo stesso non deciderà di cambiare la sua posizione nei confronti di questa circostanza critica.
Le prime grida di guerra si sono sollevate a seguito del ritiro da parte di Trump delle truppe americane a sostegno dei curdi, gesto che ha lasciato alla Turchia ampio terreno per agire. L’obiettivo dichiarato dal presidente Erdoğan è quello di creare una zona cuscinetto per proteggere i confini della nazione dalle aree di conflitto.
Nonostante la recente decisione del ministro degli Esteri Heiko Maas di fermare la vendita delle armi ai turchi, la Germania non ha preso una posizione chiara. Insieme all’Unione Europea, ristagna infatti in un’impasse politica che permette alla Turchia di utilizzare i suoi migranti come merce di scambio. Erdoğan ha infatti minacciato di favorire, in caso di sanzioni da parte dell’UE, un’immigrazione verso l’Europa senza controllo.
Hito Steyerl, attraverso la sua performance, ha comunque aspramente criticato la posizione della Germania nei confronti della vendita delle armi alla Turchia, per un totale di €243 milioni solo nel 2018, e della gestione dell’immigrazione.
L’artista ha portato sul palco del Gorki un’opera di 12 minuti, accompagnata dalla produttrice teatrale Anina Jendreyko, dalla politologa Bilgin Ayata e dalla regista e musicista curda Heja Netirk. In un intreccio fra lingua curda, inglese e tedesca, le quattro donne hanno saputo raccontare con poesia, intensità e franchezza la difficile situazione che sta vivendo il Rojava.
Come gesto di solidarietà per il popolo curdo, Steyerl ha quindi chiesto allo Stato tedesco di interrompere l’esposizione pubblica dei suoi lavori come parte della sua diplomazia culturale estera. «Sono stanca che il mio lavoro venga sfruttato per distogliere l’attenzione dal tacito accordo dello stato tedesco nei confronti dello sfollamento, della pulizia etnica, della guerra e per conferirgli un’aura di tolleranza e inclusione», ha sostenuto l’artista durante la performance.
L’azione di Hito Steyerl si inserisce in un più ampio panorama di lotta culturale: a partire da ottobre più di trecento fra intellettuali, accademici e artisti hanno sottoscritto una petizione per boicottare le istituzioni accademiche e culturali finanziate dalla Turchia. Tale iniziativa rappresenta un forte segnale da parte della comunità, che rivendica il suo diritto di agency quando non si sente rappresentata dall’azione politica.
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