Pubblicato da Campanotto Editore nel 2023, il secondo libro dell’artista e performer milanese LIUBA riferisce dell’esperienza della sua maternità, concentrandosi sulla performance del 2019 che ha tenuto a sorpresa durante l’inaugurazione della Biennale di Venezia intitolata, come il libro, This is the Best Artwork, questa è l’opera migliore. Un’opera compiuta, suo figlio, desiderato al punto da scegliere di affrontare una gravidanza da sola oltre i suoi cinquant’anni.
LIUBA dal 1992 lavora con la performance, la videoarte, la fotografia e progetti interattivi e partecipativi site-specific, ambientati in diversi paesi e contesti, nei centri cittadini come in musei, festival e gallerie, andando a toccare temi caldi e talvolta scabrosi per la società occidentale, come tra gli altri il valore e la mercificazione dell’arte, la concezione della slow culture di contro all’accelerazione delle metropoli, il senso della ritualità nelle quattro principali confessioni religiose del mondo o l’inclusione dei rifugiati. Fino a questo lavoro, di cui si tratta, del 2019 che riguarda la tematica universale della nascita e del miracolo della vita.
Del 1999 la sua prima azione performativa non annunciata, e già vent’anni fa nel 2003 sceglieva di fare ingresso a sorpresa alla Biennale veneziana; da lì una lunga serie di altre performance in fiere e mostre da Art Basel al The Armory Show, e in luoghi intoccabili come Piazza San Pietro in Vaticano dove ha performato per ore in diretta streaming. Il suo pubblico è infatti sia quello occasionale sia quello mirato, degli operatori e fruitori dell’arte contemporanea.
Dopo anni di vita a Bologna, New York e Berlino, LIUBA è tornata a Milano dove poi è nato Sole, come racconta nel nuovo libro riportando pagine del suo diario lungo l’attesa. Il volume è però multilivello, presenta sia la scrittura privata della donna in procinto di diventare mamma – la sua scelta coraggiosa di farlo al singolare e in età avanzata – e insieme la scrittura fotografica delle fasi progettuali da artista, in vista dell’atto performativo che la vedeva incinta e statuaria, come opera tra le opere, negli ambienti della Biennale durante il via vai in pompa magna di uno dei più importanti eventi dell’arte internazionale.
Gli scatti fotografici, i video esclusivi e il racconto autobiografico, contenuti nella pubblicazione, sono le tracce di quella evenienza irripetibile del maggio ‘19: poter esibire il suo pancione nudo al quinto mese di gravidanza, fuoriuscito dolcemente, sporto teso e roseo verso l’esterno, da un lungo abito-scultura bianco cucito su di lei. Utilizzando gli strumenti che le sono propri, la postura e l’espressione intenzionali, la fermezza e il silenzio di un corpo performante muto ma eloquente, l’artista esibiva anche, dipinta a mano sull’ampio orlo circolare del suo vestito buco, la frase del titolo scritta a chiare lettere, This is the Best Artwork, un messaggio presto consegnato ai passanti in visita alla grande mostra. Un gesto che poteva incontrare resistenze, giudizi, freni, credendolo un gesto autoreferenziale – e questa potrebbe anche essere la prima sensazione da lettori – sfatato dalla volontà manifesta di condividere una consapevolezza, l’opera d’arte migliore è la vita che cresce. Qui è il fulcro, inquadrato anche visivamente dal suo vestito geniale.
Il titolo come messaggio, accadeva lo stesso nel primo libro LIUBA PERFORMANCE OBJECTS (Quinlan Editore, 2017) che raccoglie una ventina di ritratti fotografici degli oggetti usati per compiere alcune delle performance più emblematiche. Con i suoi “blitz”, come li definisce nel testo per questa nuova pubblicazione Luca Panaro, LIUBA “coglie sempre tutti di sorpresa”. E tanto più vi è riuscita nella delicata azione di quando era in maternità, andando incontro “allo sguardo stupito del visitatore, al commento più o meno appropriato, all’intervento della polizia, alla reazione incredula di chi non sapeva come interpretare la sua presenza. È una scultura? È una persona? È una pancia finta? È autorizzata? Lo abbiamo pensato tutti pur conoscendo la performer”, afferma Panaro.
Il libro restituisce per parole e immagini questa pienezza, un sentire dall’interno e i punti di vista dall’esterno, la sfida dell’artista con se stessa e con la società, sottoponendosi nella sua condizione agli inconvenienti di una performance a sorpresa. Una doppia opera pregna di senso.
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