-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Jim Dine
Nato nel 1935 a Cincinnati, nello stato dell’Ohio, Jim Dine si trasferisce a New York alla fine degli anni Cinquanta. Nell’arco del 1960, nei luoghi ormai mitici della Judson Church e della Rueben Gallery, realizza i suoi memorabili happening che lo rivelano, insieme ad altri pochi artisti sodali, una delle presenze più incisive e radicali della giovane arte americana. Subito dopo, come dichiara lo stesso artista in un ricordo inedito raccolto per la mostra romana, “ho voltato le spalle a quel mondo delle performance, volevo impegnarmi nel mio lavoro di pittore e di scultore”.
Ai primi anni Sessanta risalgono le opere con gli indumenti e con gli utensili da lavoro, vere e proprie icone della cultura visiva contemporanea: martelli, seghe, vanghe, asce, ma anche tavolozze, pennelli, spatole da pittore e scalpelli da scultore, così come accappatoi, cravatte, scarpe, bretelle. Un inventario circoscritto di cose che costituiscono il suo personale lessico ricco di valenze autobiografiche.
Molti importanti critici – da Lawrence Alloway ad Alan R. Solomon, da David Shapiro a Marco Livingstone, a Germano Celant – si sono cimentati nell’interpretare queste presenze assegnando loro, come lo stesso artista suggerisce, la funzione di “autoritratti”.
La sua è una biografia artistica costellata da importati riconoscimenti e da forti legami con l’Europa. Nel 1964 è stato tra gli artisti invitati nella celeberrima mostra del Padiglione americano alla Biennale di Venezia, che sancì nel mondo l’affermazione della Pop Art. Nel 1970 il Whitney Museum di New York ha ordinato la sua prima mostra retrospettiva. A questa sono seguite numerose altre mostre monografiche nei musei di tutto il mondo, come quella ospitata nel 1999 al Solomon R. Guggenheim Museum di New York e, in anni più recenti, quelle organizzate alla National Gallery of Art di Washington (2004), all’Albertina di Vienna (2016) e al Centre Georges Pompidou di Parigi (2018).
Dine vive attualmente tra Parigi e lo stato di Washington.