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Kendell Geers
Nato a Johannesburg all’apice dell’apartheid in una famiglia di Boeri della classe operaia, Kendell Geers è cresciuto nella consapevolezza che la sua educazione morale, spirituale e culturale si basava su bugie razziste. Scappato di casa a quindici anni, ha compiuto su sé stesso un’operazione artistica decidendo di spostare la sua data di nascita al maggio 1968.
Geers partecipa ai movimenti contro l’apartheid e fugge dal regime militare che lo aveva condannato a sei anni di detenzione, raggiungendo Londra nel 1988 come rifugiato politico. Nel 1989 si trasferisce a New York, dove trova impiego come assistente a tempo pieno di Richard Prince. Dopo il rilascio di Nelson Mandela, Geers torna in Sudafrica nel 1990 per aiutare a costruire la nuova democrazia.
Come artista, curatore, musicista, designer e scrittore, Geers lavora senza accettare compromessi. Nella convinzione che l’arte sia tanto politica quanto spirituale, la sua multiforme pratica è irriducibile a mode o cliché. L’energia grezza di un atteggiamento punk si fonde con la filosofia viscerale visionaria di poeti come Rimbaud, Blake e Burroughs in un misterioso cocktail di contrasti inaspettati.
Dai primi anni Novanta, Geers ha preso parte a diverse esposizioni, tra cui: The Street. Where the world is made e Road to Justice, al MAXXI (Roma, 2018 e 2017); Documenta (2017 e 2002); La Biennale di Venezia (2017 e 2007); Shanghai Biennale (2016); Punk. Its Traces in Contemporary Art al MACBA (Barcellona, 2016); Contemporary Art from the Centre Pompidou a Haus der Kunst (Monaco, 2016); INSERT 2014 all’ Indira Gandhi National Centre for the Arts (Delhi, 2014); The Luminous Interval al Guggenheim Museum (Bilbao, 2011); e la Bienal de São Paulo (2010).