Torna il finesettimana e con lui exibart.artworld, la rubrica che ha un talento eccezionale nel saltare di palo in frasca, per proporvi il meglio delle notizie dal mondo dell’arte. Vi sfidiamo a trovare un’altra pagina che parla contemporaneamente (tra le cose) di Pokémon, Wikipedia e Simone de Beauvoir!
Judith Coffin stava facendo delle ricerche su Il secondo sesso di Simone de Beauvoir, quando ha trovato oltre ventimila lettere indirizzate all’autrice da parte di suoi lettori e lettrici. Leggendo, Coffin ha scoperto che molte persone scrivevano all’autrice per chiederle consigli sulla vita privata, sul sesso, confessandole anche riflessioni personali su argomenti tabù, come la transessualità e l’aborto. È incredibile la cura con cui de Beauvoir ha custodito questo carteggio, nonché l’intimità delle conversazioni sostenute. La ricerca di Coffin è diventata un libro, Sex, Love, and Letters: Writing Simone de Beauvoir, in uscita a settembre. Intanto il Guardian ci dà qualche assaggio.
Ricordate la challenge del Getty Museum diventata virale sui social? Molte persone hanno reintepretato i grandi capolavori della storia dell’arte da casa propria, sfruttando tutto quello che avevano a disposizione per ricreare scenari e abiti di altri tempi. Il Getty ha ricevuto oltre 100mila adesioni, e ha scelto le sue reinterpetazioni preferite per un libro di prossima uscita. L’intero ricavato andrà ad Artist Relief, un’associazione che offre sostegno ad artisti e artiste in difficoltà. Tutte le informazioni qui.
Il 26 agosto Central Park svelerà la prima scultura dedicata a figure femminili realmente esistite. Si chiama Women’s Rights Pioneers Monument, di Meredith Bergmann e intende celebrare i cento anni dalla conquista del diritto di voto per le donne. Il New York Timestitola, molto sapientemente: «Il fatto che nessuno avesse notato l’assenza delle donne tra le opere di Central Park, cosa ci dice rispetto all’invisibilità delle donne?». Volete assistere allo svelamento della statua? Potrete guardare la diretta qui. C’è già il countdown.
A proposito della rappresentazione delle donne, Art+Feminism è un’organizzazione che affronta il divario di genere online. Wikipedia è uno dei siti più visitati, eppure la sua visione del mondo dell’arte è estremamente parziale, con poche pagine dedicate a donne, persone non binarie o transessuali. Per questo l’associazione ha organizzato incontri in cui le persone si incontrano per arricchire le pagine di Wikipedia, o per crearne di nuove. Oltre 80mila pagine sono state modificate o create in queste occasioni, dando maggiore visibilità online a chi non ne ha finora goduto. L’11 agosto il National Museum of Women Artist ospiterà uno di questi appuntamenti, seppure stavolta sarà possibile partecipare da remoto, viste le normative di sicurezza. Quest’anno l’iniziativa si concentrerà sulle artiste di origine africana le cui opere sono incluse nella collezione del NMWA.
Si chiama MosAIc ed è l’algoritmo di intelligenza artificiale sviluppato al MIT in grado di individuare somiglianze tra opere realizzate in tempi e luoghi molto diversi della storia dell’arte. L’algoritmo è in grado di identificare connessioni visuali che potranno essere uno strumento prezioso per storici e storiche dell’arte nel trovare percorsi ancora non battuti, o per supportare le loro tesi. Basta interrogare il sistema, che in un batter d’occhio troverà connessioni tra abiti e strumenti musicali, gioielli e dipinti… Per maggiori dettagli, vi consigliamo la lettura dell’articolo di Artnet.
Per la prima volta, Pokémon collabora con un artista contemporaneo, Daniel Arsham. Dalla collaborazione è nata Relics of Kanto Through Time, la mostra inaugurata qualche giorno fa al Parco Museum di Tokyo. L’artista realizza una serie di reperti archeologici a tema Pokémon, come se questi animali fantastici appartenessero a un’antica civiltà riscoperta. Sculture in ghisa, reperti consumati dal tempo, persino un Pikachu cristallizzato.. i fan andranno in visibilio. Per visitare la mostra non è necessario arrivare fino a Tokyo, se vi risulta fuori mano. Il Parco Museum ha reso possibile visitare l’esibizione anche online, qui.