exibart.artworld: il giro del mondo dell’arte in sei notizie

di - 5 Gennaio 2020
Anno nuovo, stessa rubrica. Torna exibart.artworld, con uno sguardo ai primi accadimenti nel mondo dell’arte del 2020. Tra mostre a San Pietroburgo e disegni fatti con l’iPad, ecco tutto quello che è successo negli ultimi giorni.
  • Nel 2020 a Oslo aprirà il nuovo Munch Museum, interamente dedicato all’artista scandinavo. A dare un grande contributo al nuovo spazio espositivo, l’artista inglese Tracey Emin. Da sempre innamorata di Munch e della sua poetica, Emin ha quindi progettato una colossale statua in bronzo, alta 9 metri, pesante 15 tonnellate in tutto, raffigurante una donna in ginocchio, ricurva su un bambino invisibile. «La madre di Munch morì quando lui era molto piccolo», ha spiegato Emin al Guardian, «così ho deciso di creare per lui una madre». Ma al Munchmuseet vedremo anche Lawrence Abu Hamdan che, nel 2019, ha fatto incetta di premi, dal Turner Prize al Future Fields Commission in Time-Based Media di Fondazione Sandretto, fino appunto all’Edvard Munch Art Award.

    Tracey Emin con la maquette della grande scultura ora in preparazione dedicata a Edvard Munch (Photograph: Facundo Arrizabalaga/EPA-EFE – Courtesy: The Guardian)

  • L’anno è iniziato da pochi giorni e c’è già chi lo definisce l’evento letterario del 2020. Il Los Angeles Times riporta che sono state aperte le lettere che T.S. Eliot ha scritto alla sua amica, e probabilmente musa e amante, Emily Hale. I biografi riportano che Eliot chiese a Hale di bruciare le lettere, ma così non è stato. Lei ha invece consegnato le buste alla Princeton University Library, chiedendo però di aprirle soltanto cinquant’anni dopo la sua morte e quella di Eliot. Finalmente adesso potranno essere lette e studiate per approfondire meglio il loro rapporto misterioso e chiarire alcuni importanti dettagli della vita del grande scrittore.

    Alcune delle lettere dello scambio epistolare tra T.S. Eliot ed Emily Hale (Shelley Szwast/Princeton University Library)

  • L’artista britannico di origini nigeriane Yinka Shonibare ha in programma di creare due residenze d’artista in Nigeria con la sua fondazione Guest Artists Space (GAS). A The Art Newspaper, l’artista ha spiegato la difficoltà di reperire spazi creativi e opportunità in Africa. Per questo è essenziale il ruolo degli artisti stessi, che devono assumersi la responsabilità di generare le occasioni di incontro e scambio tra locale e internazionale.

    L’artista Yinka Shonibare (Sophie Laslett—eyevine/Redux)

  • Al Manege Central Exhibition Hall di San Pietroburgo c’è una mostra che avvicina due artisti, Alexander Deineka e Alexander Samokhvalov, per una rilettura originale del periodo del Realismo Socialista. Non si è trattato, infatti, di un periodo unicamente votato a un’arte di propaganda politica, come siamo abituati a pensarlo. C’è invece un universo di allegorie e simbolismi ancora inesplorato che merita attenzione. Il curatore della mostra, Semyon Mikhailovsky , ha raccontato al New York Times le sue opere preferite, per scongiurare i pregiudizi.

    Aleksander Deineka, Meeting of Women (Courtesy: Chelyabinsk State Museum of Fine Arts)

  • Si intitola My Window il nuovo libro dei disegni che David Hockney ha realizzato con il suo iPad e il suo iPhone. Si tratta di una raccolta di lavori che l’artista ha realizzato dal 2009 a 2012 con i suoi device, guardando fuori dalla finestra della sua stanza a Bridlington, nell’East Yorkshire. Taschen ne ha selezionati alcuni nel libro in uscita questo mese. Artnet propone una ricca selezione di immagini realizzate da Hockney. «Gli iPad sono strumenti ingegnosi, hanno un sacco di vantaggi: sono retro-illuminati. Così posso disegnare anche al buio, non devo neanche alzarmi dal letto!», ha dichiarato l’artista.

    David Hockney, “Untitled, 582”, 2010, iPad Drawing, © David Hockney

  • In occasione di una grande mostra dedicata a Edward Hopper al Virginia Museum of Fine Arts di Richmond, alcuni designer hanno ricostruito in 3D una delle stanze del Western Motel dipinto dall’artista nel 1957. E non è tutto: per 150 dollari è possibile anche passarci la notte. Susan Stamberg ha messo il pigiama al museo e ha raccontato la stravagante esperienza in un podcast e in un articolo.

    A sinistra l’opera Western Motel, realizzata da Edward Hopper nel 1957. A destra, invece, una foto della ricostruzione della camera d’albero realizzata da alcuni designer per il Virginia Museum of Fine Arts. Impossibile non inserire una cosa del genere all’interno della selezione di notizie dal mondo dell’arte di exibart.artworld (Yale University Art Gallery / Travis Fullerton, Virginia Museum of Fine Arts).

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