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Firenze ancora una volta spaccata in due: da una parte, i sostenitori del drappo, dall’altra, i fautori del nudo naturale. Ha fatto discutere e sicuramente continuerà a farlo, infatti, il gesto voluto dal sindaco Dario Nardella che, per esprimere la sua vicinanza – e quella della cittadinanza che rappresenta – al popolo ucraino, ha fatto coprire la scultura del David in Piazza della Signoria con un drappo nero, al quale sono state poi appese varie coccarde con i colori della bandiera ucraina. L’atto un po’ performativo e un po’ teatralizzante non è piaciuto a varie persone, tra cui il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt, e Antonio Paolucci, ex soprintendente del Polo museale di Firenze, ex ministro dei Beni culturali tra il 1995 e il 1996, ed ex direttore dei Musei Vaticani, dal 2007 al 2017.
«Abbiamo coperto con questi tessuti realizzati da alcuni artigiani fiorentini il David come gesto di dolore e di lutto per tutti i caduti di questa guerra: i civili ucraini, i militari ucraini ma anche i giovani militari ucraini che sono stati mandati a morire sul fronte da Putin, per un motivo che neanche loro conoscevano. Il David è il simbolo della lotta contro la tirannia», ha spiegato Nardella alla Nazione. Non è peraltro la prima volta che sul David di Piazza della Signoria si riflettono gli eventi della cronaca: dopo gli attentati terroristici in Francia del novembre 2015, sul braccio della statua fu messo un laccio nero di lutto.
Realizzata dallo scultore Luigi Arrighetti nel 1910 su apposito bando, l’opera drappata è la copia di quella di Michelangelo, attualmente conservata alla Galleria dell’Accademia e che il grande artista, allora un giovane di meno di 30 anni, realizzò tra il 1501 e il 1504. In effetti, inizialmente, la statua, commissionata dall’Arte della Lana e dall’Opera del Duomo di Firenze, era stata pensata per il cortile dell’Opera, oggi cortile del Museo dell’Opera del Duomo. Poi si accorsero che si trattava di un capolavoro, quindi si pensò a una collocazione più ambiziosa, trovandola, non senza un’accesa discussione tra le più grandi menti dell’epoca, in piazza dei Priori, oggi Piazza della Signoria, di fronte a Palazzo Vecchio, assurgendo quindi a simbolo del potere della Repubblica fiorentina. Nel 1872, considerando le precarie condizioni di conservazione, si decise di rimuoverla dalla sua sede e spostarla nella Galleria dell’Accademia, dove si trova oggi.
Copia o originale, il senso non cambia: «Utilizzare le opere d’arte in questo modo mi sembra sbagliato», ha dichiarato Paolucci. Ha rincarato poi la dose Schmidt: «Le statue nei musei e sulle piazze delle nostre città hanno un forte valore non solo artistico ma educativo, poetico, identitario, di incoraggiamento individuale e collettivo. Vestirli o tatuarli con proiezioni di loghi commerciali o di messaggi politici falsa il loro senso e nolente o volente li banalizza, spesso ridicolizzandoli», ha commentato il direttore degli Uffizi, che ha ricordato anche il caso delle statue censurate a Roma.
Ricordiamo rapidamente: nel gennaio 2016, durante una visita a Roma del presidente iraniano Hassan Rouhani, “qualcuno” pensò di coprire con una massiccia pannellatura le sculture all’interno dei Musei Capitolini che, per la loro nudità, avrebbero potuto turbare lo sguardo del presidente. La cosa fece scalpore, in fondo le statue fanno parte della storia e della cultura italiana e le responsabilità furono scaricate da un ministero all’altro. Bei tempi. «Così com’era un errore coprire le statue dei Musei Capitolini per la visita del presidente iraniano nel 2016, per presunti motivi di pudicizia, così lo è anche adesso, per le dichiarate ragioni di lutto», ha concluso Schmidt. Che poi, a Firenze, il tema dell’arte pubblica è sempre piuttosto caldo, dalle sculture di Urs Fischer, nel 2017, al più recente caso della grande action figure di Aloy, eroina del videogioco Horizon Zero Dawn, esposta temporaneamente sempre nel centro storico della città, che pure ha fatto molto discutere.
E sempre in tema di nudità, all’Expo Dubai del 2021, fu mostrata una riproduzione ancora del David ma sezionata: la testa e il collo esposti in una struttura ottagonale al primo piano, mentre tutta la parte inferiore – proprio “tutta” – visibile solo al livello inferiore, riservato ai visitatori selezionati.