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Cosa succede all’arte pubblica, se viene lasciata a se stessa? Nulla di buono. E così, qualche giorno fa, a Spoleto, è stata imbrattata un’opera di Sol LeWitt, un muro di pietre installato nei pressi della struttura geodetica di Richard Buckminster Fuller ma da tempo abbandonata dall’amministrazione. Al punto che, già in altre occasioni, era stata ricoperta dalla vegetazione spontanea. A dare notizia del danneggiamento, è stato Marco Tonelli, direttore di Palazzo Collicola – Galleria d’Arte Moderna Carandente: «Una brutta immagine per una città che ha fatto delle sue opere di arte contemporanea all’aperto (in città ce ne sono di Calder, Consagra, Pepper, Chadwick, Arnaldo Pomodoro, Franchina), un vero e proprio segno distintivo. Immagine non bella comunque in qualsiasi parte del mondo venga scattata». LeWitt frequentò assiduamente l’Italia ed espose per la Modern Art Agency di Lucio Amelio, a Napoli, per la Galleria Marilena Bonomo di Bari, poi da Gian Enzo Sperone, a Torino, da Ginevra Grigolo, a Bologna, e da Massimo Minini, a Brescia. Ma per Spoleto nutriva una particolare affezione e già negli anni Settanta ebbe modo di lavorare continuativamente nelle immediate vicinanze della città, dove poi acquistò anche casa.
La proposta: spostare l’opera imbrattata di LeWitt nel cortile di Palazzo Collicola
E infatti, nei progetti di Palazzo Collicola figura anche il tentativo di recupero e valorizzazione dell’opera imbrattata di LeWitt, per ricordare questo importante episodio della storia dell’arte, non solo di Spoleto. In accordo con Carol Lewitt, vedova dell’artista statunitense, c’è l’idea di riposizionare il muro nel cortile interno del Palazzo, dove tra l’altro si trova anche uno degli iconici wall drawing dello stesso Lewitt. Nello stesso cortile, poi, saranno allestite anche altre opere pubbliche, con sculture, tra gli altri, di Isamu Noguchi, Richard Serra e Loris Cecchini.
Ma, per il momento, sarà necessario provvedere al più presto al ripristino del muro di LeWitt, cancellando le scritte dell’anonimo writer che, consapevole o meno dell’entità del “supporto”, si è reso protagonista di un gesto vandalico del quale, però, non è l’unico colpevole. Vero infatti che la legge non ammette ignoranza ma bisogna anche essere messi nelle condizioni adatte per la conoscenza.
«La cultura demagogica del graffitismo dilagante»
In ogni caso, per Tonelli, le colpe sono da ricercare anche in un certo atteggiamento nei confronti della Street Art e del Writing, due linguaggi che, ormai, non appartengono più solo alla controcultura e che, invece, sono spesso adoperati in funzione di pubblica utilità. Non sempre con ottimi risultati.
«La cultura demagogica del graffitismo dilagante, ovunque e dovunque, spesso avallata da istituzioni pubbliche e curatori compiacenti, troppe volte in modo poco ortodosso e inopportuno, ha colpito ancora una volta Spoleto e uno dei suoi “monumenti” moderni, perché tale possono considerarsi le opere esposte negli spazi pubblici, tanto più se di artisti di fama internazionale come Lewitt, che hanno eletto la città a sua seconda patria elettiva e spirituale e che qui hanno compreso l’essenza spirituale e contemplativa della pittura parietale di antica memoria italiana», ci ha spiegato Tonelli.