Categorie: Attualità

«Alla Galleria dell’Accademia non si viene più solo per il David di Michelangelo»: la direttrice Hollberg tira le fila del suo mandato

di - 7 Giugno 2024

Qualità e bellezza è il nome che Cecilie Hollberg, direttrice uscente della Galleria dell’Accademia di Firenze, ha dato alla conferenza stampa in cui ha tirato le fila del proprio operato. Hollberg, nel suo lungo mandato alla guida del museo – otto anni dal 2016 al 2024 – si dice soddisfatta per il raggiungimento di tutti i punti dell’agenda stilati all’inizio del suo percorso da direttrice della Galleria. «Siamo riusciti a cambiare la percezione del luogo, un luogo in equilibrio nel quale ogni opera riceve la dedizione e l’attenzione che merita. Ho mantenuto tutto quello che avevo annunciato insieme allo staff.»

Il museo si è trasformato ed è «arrivato nel XXI secolo», afferma la direttrice. Molti sono i cambiamenti che sono stati attuati: scelte di manutenzione e rinnovamento necessarie a livello strutturale, la tutela legale delle opere e della loro riproduzione da parte di terzi e la costruzione di un variegato palinsesto di contenuti digitali – dai podcast alle visite in realtà virtuale, arrivando alla digitalizzazione completa del patrimonio della Galleria. A questo si affiancano le determinanti scelte allestitive che hanno avuto come obiettivo la valorizzazione della grande collezione permanente che racconta la storia di Firenze ripercorrendone quasi 700 anni, dal XIII al XIX secolo.

«Sono felice che siamo riusciti a digitalizzare tutte le collezioni, a finanziare una borsa di studio per avere un’ulteriore pubblicazione del comparto scientifico delle opere del Quattrocento. Abbiamo fatto un lavoro immenso pubblicando il primo repertorio di tutta la pittura di questo museo, oltre a fare bellissime mostre, tutte con autori nuovi, mai sentiti prima. Un vero lavoro di ricerca come un museo di questo calibro deve presentare e nel quale si deve impegnare».

Galleria dei prigioni
Dipartimento strumenti musicali

Galleria dell’Accademia di Firenze: i risultati ottenuti

A partire dall’aumento dei visitatori del 42% in otto anni, contando i periodi di crisi e chiusura dovuti alla pandemia da Covid-19, all’incremento dell’affluenza di giovani under 25, la direzione di Cecilie Hollberg ha portato nuova luce alla collezione permanente del museo, complice un riassetto dell’allestimento e una serie di operazioni di restauro e manutenzione delle opere che ha impegnato lo staff. Dagli impianti di areazione e climatizzazione, al rifacimento della facciata e del nuovo e vasto ingresso, all’interno della Galleria si respira un’aria rinnovata.

I lavori di manutenzione e restauro non hanno interessato solo le opere, ma anche apparati di estrema delicatezza, quali il lucernario che illumina l’opera più famosa della collezione, se non dell’intera città: il David di Michelangelo. Quest’ultimo è stato oggetto di particolari attenzioni, tra cui una pulitura regolamentata dalle polveri per non intaccare la lucentezza del marmo. Hollberg, inoltre, ha tenuto a sottolineare: «Siamo riusciti a valorizzare ogni singola opera in modo che le persone — lo ha dimostrato un questionario fatto compilare nel settembre 2023 — non mettono più la crocetta solamente sul David, ma vengono qui per visitare l’intero museo. Questo ci appaga, pensando ai grandi cantieri e i lavori che abbiamo portato a termine, perché abbiamo raggiunto lo scopo di distribuire i flussi di visitatori in tutto il museo e non vederli più nella parte di “ingresso-David-uscita”. Ora li vediamo ovunque, anche al primo piano, negli strumenti musicali e nella gipsoteca».

La nuova illuminazione a LED e la sapiente scelta dei colori che ha riguardato le sale espositive ha dato nuova vita alle opere. I mastodontici Prigioni non-finiti di Michelangelo nell’omonima Galleria dei Prigioni, così come le opere pittoriche custodite nella Sala del Colosso insieme al Ratto delle Sabine del Giambologna sono stati valorizzati grazie a un sapiente e studiato uso della luce che punta a far emergere forme e colori, così come la scelta cromatica del fondo parete: verdacci giotteschi, “blu Accademia” e “azzurri Gipsoteca” cambiano radicalmente la percezione del luogo.

Gipsoteca

La Gipsoteca, contenente una delle più grandi collezioni di modelli in gesso delle sculture di Lorenzo Bartolini, è stata arricchita di nuove opere grazie alla muratura di due finestre che hanno consentito il posizionamento di mensole per ospitare e saldare in sicurezza numerosi busti. Hollberg parla di percorsi diventati «musei nel museo», come la Sala degli Strumenti musicali con un delicato patrimonio artigianale e artistico proveniente dal vicino Conservatorio Cherubini. Anche gli strumenti sono stati magistralmente sottoposti a un’opera di restauro e manutenzione.

Tutto sembra prodotto non solo per adattare il museo agli standard di eccellenza europei, ma anche per definirne l’identità moderna e all’avanguardia. Secondo quanto operato dalla direttrice, la Galleria dell’Accademia è finalmente un museo aggiornato e rinnovato, e questo, spiega, «nonostante varie difficoltà, tra cui la perdita di autonomia nel 2019» anno della scadenza del suo primo mandato. Questo avvenimento, però, non ha fermato i cantieri che erano già iniziati e non ha rallentato in modo irrecuperabile quelli in partenza. La Galleria vanta, inoltre, una crescita delle sue collezioni con 17 nuove acquisizioni e un programma in continuo aggiornamento di incontri e mostre che ha puntato al piacere della fruizione per tutte le età e possibilità, grazie a percorsi mirati e approfondimenti, attenti ai valori di accessibilità, inclusività e tolleranza. Questi, insieme alla qualità e alla bellezza che vengono offerti dalle opere esposte in secoli di storia dell’arte, sono il lascito di Hollberg alla città di Firenze e ai suoi abitanti.

Primo piano
Sale duecento e trecento

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