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Troppa passione per l’arte contemporanea, oppure una idiosincrasia per le Avanguardie, insomma, amore o odio, chi può dirlo? Lo stabilirà la corte che ascolterà Shakeel Massey, giovane di 20 anni che sabato, 28 dicembre 2019, ha vandalizzato un’opera di Pablo Picasso, esposta alla Tate Modern di Londra. Si tratta del Busto di donna del 1944, opera del valore di 23,5 milioni di euro e appartenente a un collezionista privato, in prestito al museo dal 2011. A riportare la notizia è stata la BBC, che però non ha potuto fornire altre informazioni sul movente del gesto a dir poco sconsiderato.
Massey è stato immediatamente incriminato e resterà in custodia cautelare fino alla prima udienza, fissata per il 30 gennaio, ma ha già annunciato che respingerà tutte le accuse. Un portavoce della Tate Modern, che non si è scomposta più di tanto e che è rimasta aperta quasi come se niente fosse, ha dichiarato che «L’opera d’arte è nelle mani di un team di esperti restauratori, che stanno valutando il da farsi». Ma ulteriori dettagli sulle condizioni del quadro di Picasso, che dovrebbe aver subito una lacerazione del supporto, non sono stati rivelati. L’uomo, residente nell’area nord di Londra, rimarrà in custodia cautelare fino al giorno dell’udienza preliminare.
Picasso a Parigi e il Busto di donna alla Tate Modern
Il Busto di donna vandalizzato alla Tate Modern è un ritratto di Dora Maar, artista e compagna di Picasso. Fu realizzato nel 1944, a Parigi, durante gli ultimi mesi dell’occupazione nazista. Il Maestro del Cubismo era tornato nella Capitale francese da alcuni mesi, dopo un breve soggiorno a Royan, cittadina situata nel dipartimento della Charente Marittima.
Afflitto dalla sciatica, il grande artista fu invece lasciato in pace dai nazisti, nonostante fosse stato identificato come il più “degenerato degli artisti”, primo tra tutti quelli duramente osteggiati dal regime ed esposti in una delle mostre più memorabili del Novecento, “Entartete Kunst”, curata da Adolf Ziegler e dal partito nazista e inaugurata a Monaco di Baviera il 19 luglio 1937, con 650 opere d’arte confiscate dai musei tedeschi, di 112 artisti come Georg Grosz, Ernst Ludwig Kirchner, Paul Klee, Franz Marc, Emil Nolde, Otto Dix, Piet Mondrian, Marc Chagall e Wassily Kandinsky, oltre appunto a Picasso. La mostra fu un successo: in quattro mesi fu visitata da più di 2 milioni di persone. D’altra parte, «Un artista è un politico attento agli eventi strazianti, ardenti o dolci del mondo. La pittura non è fatta per decorare appartamenti. È uno strumento di guerra offensivo e difensivo contro il nemico», scriveva Picasso nel 1945.
Il dipinto «mostra la tipica fisionomia che Picasso attribuiva a Dora Maar», si legge nella scheda dell’opera stilata dalla Tate Modern. La donna, che fu il soggetto di molte opere di Picasso, è vestita con un cappello e un abito verde e poggia su una seda nera. Il volto e il busto sono decostruiti e poi assemblati con il procedimento tipicamente cubista della scomposizione in piani, con la bocca e il naso visti da due prospettive opposte, a dare un nuovo equilibrio alla composizione.